black country, new road

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Black Country, New Road: La recensione di “Ants From Up There”

È con una triste notizia che si apre l’uscita del sophomore di uno dei gruppi più ricercati nella nuova ondata britannica: il frontman Isaac Wood lascia il gruppo, a fronte della necessità di staccare dal mondo a cui i Black Country, New Road sono approdati con forza e irruenza. Il folto gruppo di Cambridge scrive e registra il suo secondo album nel corso del biennio pandemico, dopo un importante avvio ottenuto con l’ottimo For the First Time, affiancando per suoni e modalità a quella serie di gruppi che si muovono tra post-punk e talk singing, con sprazzi di post-rock ed elementi sperimentali quali Black Midi (di cui sono anche amici), Squid e Shame.

Ants From Up There

Uscito il 4 febbraio 2022, anche questo per Ninja Tune come anche il fortunato esordio, Ants From Up There mostra dietro la copertina disegnata dall’artista Simon Monk un totale di 10 tracce, che occupano quasi un’ora di ascolto. L’ascolto continuato della produzione degli Arcade Fire sotto pandemia, in particolare della bassista Tyler Hyde, sembra aver messo una buona mano su quelli che sono gli arrangiamenti del disco, ma non mancano altri tipi di artisti tra le influenze, come ad esempio Frank Ocean.

Concentra su di sé il concept dell’album l’aereo Concorde, ossia un jet supersonico anglofrancese ormai non più in funzione, rappresentato anche in cover da Monk, e che dà nome a un brano della tracklist e un senso a quel titolo immaginifico; un incidente di linea rese celebre in negativo l’aereo in questione, che ora partecipa alla metafora di un album scuro, ricco ma accompagnato dagli spettri di una mente pervasa.

Rispetto alla prima opera del gruppo, l’overture è Intro di soli 54 secondi, ma che ben si presta al mood del disco, viste le sue linee ipnotiche ma dirompenti. Punto forte della scrittura dei testi è il citazionismo assai variegato, ad esempio verso il famoso tabletop game Warhammer 40.000 (“Chaos Space Marine”) o verso altri artisti (Billie Eilish in Good Will Hunting o Charlie XCX, seppur più velato, in Basketball Shoes) o addirittura personaggi storici (il re Henry VIII in Snow Globes).

Il songwriting è alquanto profondo, scava nelle incertezze che lo stesso cantante stava affrontando durante la scrittura dei brani ed è più prolisso, ai limiti di un flusso psicologico; le emozioni sono nette ed emerse in superficie, giovanili ma più mature, che anche gli arrangiamenti vogliono manifestare tramite suoni ampi, a volte assai cupi (ad esempio l’arpeggio presente in Bread Song, quasi tendente all’emo come anche Good Will Hunting).

In Haldern, un wall of sound incontra come in un ballo gli altri strumenti, come il riff incalzante della violinista, il sax e il pianoforte. La suite finale, anticipata dalla lenta e dolce Mark’s Theme che funge da sorta di lungo interludio, si compone di tre brani che occupano da soli quasi metà album: The Place Where He Inserted The Blade ha un refrain quasi cantabile, è dolce e impetuosa allo stesso tempo; il pathos cresce e comincia a diventare spasmodico, al limite della frenesia in Snow Globes, e torna a ondeggiare nella più ambientale Basketball Shoes. La catarsi passa attraverso una produzione più solenne, ricca come identità e annidata nelle tenebrosità dell’animo di Wood e dei suoi compagni, i quali coi propri strumenti sembrano voler dare un segno della personalità di ognuno di loro.

I Black Country, New Road sono solo all’inizio, e nonostante il trauma dell’abbandono del cantante e musicista lasciano un album pieno, soddisfacente, che avvalora i tratti dello stile del genere in cui è inserito e ispessisce la caratura del progetto. Il concept e la strutturazione del disco sono pensati e omogenei, già più maturi del loro ottimo primo album. Si vedrà come andrà da qui in avanti dopo lo shock dell’uscita del cantante dal gruppo, ma la band inglese ha dato già valide dimostrazioni e idee precise.

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Black Country, New Road: La recensione di “Live at Bush Hall”

Il 2022 ha rappresentato un vero anno di svolta per la band inglese. A cominciare
dall’abbandono di Isaac Wood a causa di problemi di salute mentale, avvenuto
proprio a ridosso dell’uscita del secondo disco in studio “Ants From Up There”. Il
successo che si è portato dietro questo lavoro, elogiato ad unanimità dalla critica,
non ha distratto il resto della band, messa di fronte alla Scelta: andare avanti o
chiuderla qui? The show must go on!

  • Tyler Hyde (bass guitar, backing vocals, lead vocals)
  • Lewis Evans (saxophone, flute, lead vocals)
  • Georgia Ellery (violin, backing vocals)
  • May Kershaw (keyboards, piano, backing vocals, accordion, lead vocals)
  • Charlie Wayne (drums, backing vocals)
  • Luke Mark (guitar, backing vocals)
  • Isaac Wood (lead vocals and guitar) – uscito dalla band nel febbraio 2022

La prima volta che vidi un live dei BCNR percepì una enorme energia provenire da
questi ragazzi. Guardate i loro occhi. Soffermatevi sui loro sguardi. Le loro anime
danzano al ritmo dei loro strumenti. In ultimo, ma non certamente per importanza,
vi è una grande amicizia che li lega fra loro. Ed è stata proprio quest’ultima a salvare
i BCNR dal loro scioglimento, perché alla fine questo sono, un gruppo di amici che
vogliono semplicemente fare musica. The show must go on!

Febbraio 2022. I BCNR orfani di Isaac decidono coraggiosamente di lasciarsi alle
spalle tutto il repertorio cantato da Isaac (da ricordare che il primo album “For The
First Time” era stato nominato per il Mercury Prize 2021 e anche il già sopracitato
“Ants From Up There” avrebbe poi riscosso un buon successo nel corso del 2022) e
di rinchiudersi in studio per lavorare a del materiale totalmente originale,
cancellando i live in programma nei prossimi mesi. Il processo è stato folle e veloce,
la scrittura è stata affidata a chiunque membro della band avesse un’idea. Questo

ha portato ad avere un set con brani scollegati fra loro. Tuttavia, la qualità che ne è
uscita è talmente alta da mandare in secondo piano questo “difetto”, se così si può
definire.

In tutti i testi si respira la figura errante di Isaac. “Torna a ridere di nuovo delle tue
stesse canzoni” canta Tyler in “Laughing Song”, ma anche in “Across the Pond
Friend”, cui Lewis sogna di rivedere il “suo amico dall’altra parte dello stagno” e di
abbracciarlo ancora una volta. Gli esempi si sprecano. Il grido di amicizia di “Up
Song” riecheggia in tutta la Bush Hall: “Guarda cosa abbiamo fatto insieme, BC, NR
amici per sempre”. Il disco abbandona i suoni cupi e le distorsioni dell’esordio (per
questa ragione la chitarra emerge poco, tuttavia Luke fa un ottimo lavoro di
accompagnamento), rielaborando alcuni elementi del precedente “Ants From Up
There”. Si alternano momenti di pura energia a momenti lenti, come la bellezza
disarmante di “Turbines/Pigs”, circa nove minuti per una suite struggente in cui la
voce di May Kershaw tocca vette celestiali. Il racconto dal sapore Tolkieniano di
Robin ,“The Boy”, tra foreste, talpe e cervi solitari, alla ricerca di una cura per le sue
ali rotte. La qualità delle registrazioni è talmente alta che quasi non si percepisce che
la performance in realtà è dal vivo di fronte ad un pubblico. Le canzoni hanno
dinamica, un “roller-coaster” di suoni ed emozioni, che non stucca mai, arrangiato
sempre con garbo, stile ed originalità. La partenza di Isaac non ha scalfito la
macchina dei BCNR. Nella Bush Hall sono tutti sono a loro agio, liberi e creativi. Tyler
si trasforma in direttore d’orchestra, dettando il ritmo sincopato nella prima parte di
“I Won’t Always Love You”. Brano impreziosito anche dal suono arabeggiante del sax
di Lewis. Questo disco è la batteria di Charlie. L’uso importante dei piatti in
“Dancers” unito al suo controcanto rabbioso spazza via ogni cosa, un grido
liberatorio che satura la sala e lascia spazio al coro ancestrale di Georgia e May, che
ci traghetta verso “Up Song (Reprise)”. La conclusione riprende il tema del principio,
come a chiudere il cerchio. Una metafora di un grande abbraccio dei BCNR attorno
al loro amico… Isaac Wood.

VOTO: 9/10

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Speedy Wunderground: Come Dan Carey ha ridisegnato l’Underground britannico

Se hai ascoltato un progetto proveniente dalla scena alternative britannica degli ultimi anni, molto probabilmente tra i crediti è presente il nome di Dan Carey. L’insolito approccio creativo del produttore inglese, al timone della Speedy Wunderground, ha contribuito a creare il suono alternative che, dagli angusti scantinati di Brixton, è arrivato fino alle nomination per i più ambiti premi nell’industria discografica.

Prima della carriera da produttore, Carey costruisce la sua immagine durante il corso degli anni ’90, come chitarrista in una band. Da lì la sulla sua strada iniziano a crearsi una serie di relazioni che lo conducono fino ai giorni nostri. Un Dan poco più che ventenne viene preso sotto l’ala del produttore Nick Manassa, un volto noto nella scena londinese per esser stato uno dei pionieri nel Dub. Qui si affaccia alla musica elettronica e alla produzione. Nello studio di Manassa passa di tutto, dall’Hip-Hop alla techno. La salita alla ribalta dei produttori musicali verso la fine degli anni ’90, per mano di artisti come Moby, avvicina la Virgin Records a Dan Carey.

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Sebbene l’esperimento di Virgin non andò a buon fine, per Dan ebbe quasi solo risvolti positivi, perché questo è il momento in cui il produttore conosce due elementi chiave nella sua storia, uno e Sia, con cui registrano il primo successo: “Breath Me”. Quello con Sia è un sodalizio che continua a generare ottimo materiale tutt’oggi. Ma la conoscenza più importante è quella che avviene tra Dan e Emiliana Torrini. Anche lei ad inizio carriera. Da questo incontro nascono tre dischi. Anche qui la svolta più importante arriva quando Parlophone propone ai due di scrivere un pezzo per Kylie Minogue. Il risultato? Si chiama “Slow”. Un enorme successo, primo in classifica in cinque paesi tra cui il Regno Unito e biglietto da visita per entrare nel mondo della gente che conta.

La traccia di Kylie Minogue è una benedizione per il produttore, ma qualcuno sostiene che Dan fosse destinato ad essere questo. Per capire meglio la situazione occorre fare un passo indietro a circa tre anni prima, in una notte del 2000. Dan e il Dj Rob Da Bank si trovano con un demo piuttosto promettente per le mani, manca solo qualcuno che possa prestare la voce. La scelta ricade su una figura piuttosto importante, soprattutto per Carey. Quella di Lee Scratch Perry.

Prenotata una sessione in uno studio della Svizzera, i tre si trovano a registrare la traccia. Arrivato in studio Carey trova Perry intento a lavorare su del materiale. Non gli rivolge parola finché non è fuori dalla sua bolla creativa. Finito di portare avanti il materiale a cui sta lavorando si volta da Carey con gentilezza, e i due iniziano a lavorare. Registrano diverse versioni del pezzo, fino a tarda notte, finché non arrivano al risultato cercato. Finite le registrazioni i due parlano e Perry da la sua benedizione a Dan. Nessuno sa effettivamente cosa si sono detti.

Insieme al successo di Slow però iniziano ad arrivare i primi problemi. A Carey non importano le hit, i colletti bianchi, stare in una stanza con dieci persone addette a impacchettare un singolo da classifica. Lui vuole fare i dischi. Su suggerimento della Torrini, chiude con le grandi etichette e prende un’altra strada. Torna alle origini, imbraccia la chitarra e instaura un rapporto lavorativo con Joe Lean & The Jing Jang Jong. Ancora una volta l’intuito di Carey colpisce nel segno. Il produttore porta il krautrock alla ribalta e nel mentre trova il tempo per produrre il terzo disco dei Franz Ferdinand. Un ennesimo successo.

 Tutti questi progetti forniscono al produttore i fondi necessari per iniziare il progetto del suo studio. Parallelamente Dan inizia a creare tutta una serie di linee guida che, ancora oggi, sono alla base del processo creativo nella Speedy Wunderground. La prima di queste riguarda il rapporto fra produttore e artista. Non sono gli artisti a sceglierlo, come di solito succede, ma è lui che sceglie gli artisti. Questo perché dietro alla produzione del materiale targato Dan Carey, c’è un’attenta analisi sull’artista. Un artista deve avere qualcosa da dire, deve dare qualcosa alla musica, e non meno importante, deve essere in linea con le logiche del suo produttore.

Sono vincoli ferrei, ma fino a quel momento hanno funzionato, e Dan è deciso a seguire questa strada. Così oltre a quella da produttore, inizia a costruirsi un’immagine da Scout. Va a vedere le piccole band esibirsi negli angusti locali di Brixton, come il “Windmill”. Ascolta gli artisti suonare, analizza i loro movimenti, ricerca delle connessioni nelle loro canzoni. E quando le trova allora sceglie di produrre i loro lavori.

Nel 2011, su richiesta di Rob Da Bank, Carey produce il disco di debutto dei “Sound of Rum”, e qui il suo percorso cambia, ancora una volta, radicalmente. Cambia perché la frontwoman di quel gruppo è Kae Tempest, che in futuro sarà l’artista principale della Speedy Wunderground, e tutt’oggi uno degli artisti di punta dell’etichetta. Ma prima di arrivare a questo punto ci vorrà del tempo. Nel mentre Dan continua a macinare produzioni su produzioni, Miles Kane, Willy Mason e i Chairlift, il gruppo di Caroline Polachek.

All’inizio del 2013 Dan torna a collaborare con Emiliana Torrini, producendo il suo nuovo singolo, “I Go Out”. Questa traccia siglerà l’inizio di una nuova era, non solo per il produttore, ma per tutto l’underground britannico. Questo è il momento in cui quella realtà, che Carey ha creato passo dopo passo, produzione dopo produzione, artista dopo artista, da quella notte del 2000, prende forma completa. Il 25 febbraio 2013, esce “I Go Out”, do Emiliana Torrini e Steve Mason, e nasce la “Speedy Wunderground”.

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Ad aiutare Dan Carey in questo cammino ci sono Alexis Smith e Pierre Hall, che si occupano delle questioni amministrative, mentre Dan può fare quello che sa fare meglio: i dischi. Una cosa nella Speedy Wunderground si nota da subito, questa non è come tutte le altre etichette nell’industria discografica. Gli inglesi direbbero: “run-to-the-record-shop-quick”.  L’idea di Dan Carey non è quella di lavorare a un pezzo e poi tenerlo conservato per mesi prima della sua uscita. Lui vuole che il disco venga lavorato e poi, una volta ultimato (anche qui seguendo delle regole ferree), immediatamente pubblicato.

I prodotti che la Speedy Wunderground pubblicherà, per la maggior parte singoli da 7’’ e 10’’, verranno non pubblicati il più in fretta possibile, ma dovranno essere lavorati anche con assoluta spontaneità, seguendo una serie di linee guida:

  • Dan Carey produrrà e lavorerà a tutte le uscite, nel suo studio nel Sud di Londra;
  • La registrazione dei progetti dovrà essere eseguita in solamente un giorno, questo implica un lavoro a 360° sul progetto. Il mix dovrà essere eseguito il giorno dopo le registrazioni;
  • Non si faranno pause pranzo durante le registrazioni;
  • Le sovraincisioni dovranno essere ridotte al minimo;
  • Le registrazioni verranno eseguite in presa diretta.
  • Ogni anno la Speedy Wunderground pubblicherà una compilation contenente tutti i progetti registrati in quell’arco di tempo.

Nonostante possano sembrare regole piuttosto rigide, questo è il metodo che Carey ha adottato per far si che il materiale della Speedy non rimanga mesi su uno scaffale o dentro un Hard Disk a prendere polvere. Questo approccio non ha contribuito solo a eliminare le perdite di tempo e evitare ripensamenti e inutili modifiche al progetto. In un’industria discografica che si forgia principalmente on-line, Carey rimane uno dei pochi ad adottare un approccio creativo d’altri tempi. Tutto il materiale, non viene registrato solo in presa diretta, ma in maniera completamente analogica e su nastro. Il materiale viene poi convertito in digitale per la post-produzione. Se nel materiale risultano errori grossi viene eliminato, e si comincia da capo. Questo modo di operare fa si che la band o l’artista si presenti alle registrazioni con già un’ampia padronanza del materiale da registrare.

L’idea di Carey non è quella di una traccia perfetta, ma quella di una traccia in cui gli errori contribuiscono a dare la giusta impronta al progetto. Un’altra cosa che ha contribuito alla creazione del suono della Speedy Wunderground è l’utilizzo di una macchina particolare. Si chiama Swarmatron, un sintetizzatore analogico prodotto dalla Dewanatron. Ad oggi ne esistono solo 83 esemplari e Carey ne possiede tre. Lo inserisce all’interno di tutte le sue produzioni, riuscendo a incastrarlo perfettamente all’interno degli arrangiamenti.

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Torniamo alla fondazione dell’etichetta.

Nel primo periodo, nonostante l’ampio curriculum di Dan, per l’etichetta non fu così semplice, ma poi le cose iniziarono a cambiare. Un giorno del 2014 si presenta sul portone della Speedy un volto conosciuto. Kae Tempest. Dopo due dischi, i Sound of Rum si erano sciolti e la rapper era pronta a iniziare la sua carriera da solista. Da quell’anno Dan e la Speedy Wunderground iniziarono a sfornare una lista di progetti musicali destinati ai più ambiti premi dell’industria discografica. In Kae, il produttore ha trovato l’artista perfetto con cui collaborare. Il successo del primo disco porta i due ad un tour insieme. Suonano insieme in Inghilterra, Europa e negli Stati Uniti, in cui trovano, tra una cosa e l’altra, il tempo di collaborare con Rick Rubin, Jay Z, Frank Ocean e Beck.

Ad oggi la Speedy Wunderground ha pubblicato 5 compilation e più di 40 singoli e una serie di EP. Il metodo Dan Carey ha contribuito alla creazione di molte delle nuove scene musicali inglesi. Il produttore ha forgiato il suono di numerosi artisti, Fontaines D.C. (nominati ai Grammy nel 2020), Wet Leg (Nominati ai Grammy nel 2022), Black MIDI, Black Country, New Road, Slowthai, e potremmo andare avanti per ore.

Ma ciò che conta di più non sono gli artisti che ha prodotto, ma l’ambiente da cui essi arrivano. Dan Carey e la Speedy Wunderground hanno creato una generazione di artisti che lavora la musica in maniera grezza, come in pochi continuano a fare, una generazione di artisti che viene dalle prove negli angusti scantinati o piccoli conerti nei “Windmill” di turno. Dan Carey ha ridisegnato la scena Underground britannica, in una maniera (purtroppo, o per fortuna) non replicabile.

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I 50 Migliori Dischi del 2023

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I 50 Migliori Dischi del 2023

Lana Del Rey, Sufjan Stevens, Caroline Polachek, Wednesday, Mitski e tanti altri, che hanno contribuito creare un anno ricco di ottime uscite musicali.

Riscopri insieme a noi del team di Stereophonic Magazine, i dischi e gli artisti che hanno caratterizzato questo 2023. Dal pop elettronico di Caroline Polachek fino all’indie-folk di Sufjan Stevens, passando per il nuovo Shoegaze di gruppi come i Wednesday, abbiamo raggruppato i 50 migliori dischi, secondo noi, di quest’anno.

Continua a scorrere per non perdertene nemmeno uno!

1.

Wednesday - Rat Saw God

Indie Rock – 7 Aprile 2023

Dopo “I Was Trying to Describe You to Someone”, disco d’esordio del 2020, il quintetto del South Carolina ha spiccato il volo e non accenna a volersi fermare. Tra il 2021 e il 2022 i Wednesday hanno pubblicato un disco in studio, uno live e un disco di cover, e ora sono usciti con un nuovo progetto. “Rat Saw God” altro non è che uno spaccato di vita dell’ambiente da cui provengono, ma tra fanatismi religiosi e la grande ipocrisia dell’America moderna, trovano spazio anche i ricordi, belli o brutti che siano, raccontati senza veli Hartzman, frontwoman della band.

Sufjan Stevens Javelin

2.

Sufjan Stevens - Javelin

Indie Folk – 6 Ottobre 2023

Nonostante il suo ultimo disco solista risalga al 2020, negli ultimi tre anni il musicista di Detroit, ha lavorato a altri tre progetti, prima di annunciare “Javelin”. Nell’ultimo disco, il più atteso dai tempi di “Carrie & Lowell”, Stevens riscopre una forte vena cantautoriale contaminata da suoni sperimentali. 

3.

Caroline Polachek - Desire, I Want to Turn Into You

Art Pop – 14 Febbraio 2023

Dopo lo scioglimento dei ”Chairlift” e un interessante album di debutto, Caroline Polachek alza l’asticella per i prossimi lavori pop di quest’anno. Se “Pang” aveva superato le aspettative, “Desire, I Want To Turn Into You” le ha completamente polverizzate. La cantante americana si è spinta oltre i confini dell’avant-pop, mescolando a breakbeat e drum & bass, pattern di chitarra presi in prestito al flamenco, atmosfere vagamente medievali e persino le voci angeliche del “Trinity Croydon Choir”.

4.

Lana Del Rey - Did You Know that there's a Tunnel Under Ocean Blvd

Art Pop – 24 Marzo 2023

Il nono progetto in studio di Lana Del Rey, al secolo Elizabeth Woolridge Grant, è un album mastodontico che esplora la famiglia, l’amore è il senso di perdita aiutato da riferimenti biblici e atmosfere malinconiche. Come approccio cantautoriale, il disco non si allontana particolarmente dai lavori precedenti e ritornano tematiche che stanno molto a cuore alla cantautrice newyorkese, come la morte e più in generale, la perdita.

5.

Nation of Language - Strange Disciple

Synthpop – 15 Settembre 2023

6.

Mitski - The Land Is Inhospitable and so Are We

Indie Folk – 15 Settembre 2023

Nel suo settimo disco in studio, la cantautrice americana toglie alla sua arte qualsiasi forma di lucentezza e bagliore, per dar spazio a un’atmosfera intima e introspettiva. “The Land Is Inhospitable and So Are We” è un album che viene fuori dal momento più buio di Mitsuki, in cui aveva contemplato un ritiro e, come spesso accade, risulta essere il più riuscito, quello in cui ogni strumento, ogni parola e ogni vocalizzo sono nel posto giusto al momento giusto.

7.

Billy Woods & Kenny Segal - Maps

Abstract Hip-Hop – 5 Maggio 2023

8.

Arthur Russel - Picture of Bunny Rabbit

Ambient Pop – 23 Giugno 2023

9.

Boygenius - The Record

Indie Rock – 31 Marzo 2023

“Chi sarei senza di te, senza di loro?” è l’inizio perfetto per uno dei dischi che più aspettavamo fino ad ora. La prima volta dei Boygenius, trio formato da Lucy Dacus, Julien Baker e Phoebe Bridgers, è avvenuta nel 2018 con il loro EP omonimo. Dopo quell’episodio le tre artiste sono esplose singolarmente con le loro carriere soliste, pubblicando rispettivamente Historian, Little Oblivion e Punisher.

10.

Grian Chatten - Chaos for the Fly

Chamber Pop – 30 Giugno 2023

Il disco di debutto da solista del frontman dei Fontaines D.C. è il punto d’incontro tra il nuovo e il tradizionale. Il trio di dischi usciti tra il 2018 e il 2022 con la band aveva evidenziato parecchie cose di Chatten, ma nessuno di loro aveva mai messo in luce il suo lato più introspettivo come fa “Chaos for the Fly”. Il disco riesce a mescolare, con la supervisione dell’oramai immancabile Dan Carey, strumenti folk tradizionali, drum machine e sintetizzatori perfettamente

11.

Slowdive - everything is alive

Shoegaze – 1 Settembre 2023

Ritorna lo shoegaze, e lo fa nel migliore dei modi. “Everything is Alive”, quinto album della band, nasce sotto la tempesta in cui il quintetto di Reading si è ritrovato dopo il precedente disco. La morte della madre di Goswell e del padre di Scott, avvenuta nel 2020, i fantasmi della rottura con Creation Records, un pubblico non più abituato al loro stile e i vari progetti solisti si incanalano all’interno del flusso creativo di questo disco. 

12.

Sampha - Lahai

Neo-Soul – 20 Ottobre 2023

Era il 2017, l’ultima volta in cui Sampha regalava un disco al pubblico. “Process” era un progetto avvolto dal dolore, nato nel periodo successivo alla morte della madre dell’artista. Da lì più nulla, o meglio nulla di proprio. Negli anni successivi, Sisay ha collaborato con una vasta gamma di srtisti internazionali, da Alicia Keys, a Kendrick Lamar fino a Travis Scott. Ad oggi sembra aver sconfitto il dolore, con un disco più morbido, in cui le melodie prendono il sopravvento, colmo di speranza e luce. 

13.

Sigur Ròs - ATTA

Ambient – 16 Giugno 2023

Il gruppo islandese è riuscito a creare un’aura incredibile in tutti i progetti usciti da Ágætis byrjun in poi. Il progetto ha ridefinito il post-rock e la musica orchestrale, esplorando le atmosfere delle orchestrazioni, unite alla musica ambient, il tutto accompagnato dalle parole inventate e dalle sottili linee di voce di Jónsi Birgisson.

14.

Lonnie Holley - Oh Me Oh My

Soul – 10 Marzo 2023

“Oh Me Oh My” è il titolo del nuovo disco dell’artista visivo e musicista Lonnie Holley. Registrato tra il Topanga Canyon e il The Garage, il sesto disco di Holley è una visione a tinte Jazz con sperimentazioni avanguardiste Pop/Rock. Nelle atmosfere del disco troviamo elementi folkloristici africani mescolati alla storia che ha guidato gran parte della vita dell’artista.

15.

Model/Actriz - Dogsbody

Noise Rock – 24 Febbraio 2023

Il primo album in studio della band di Brooklyn è uno spettacolo macabro, tra banger, contaminazioni e testi criptici. Sebbene il genere predominante sia il punk, questo disco ha forti tendenze elettroniche, noise ed industrial. Dopo l’EP autoprodotto del 2017 la band ha deciso di affidare il ramo produttivo a qualcuno di più consono.

16.

Black Pumas - Chronicles of a Diamond

Psychedelic Soul – 27 Ottobre 2023

17.

Durand Jones - Wait Till I Get Over

Soul – 5 Maggio 2023

18.

Squid - O Monolith

Art Punk – 9 Giugno 2023

Il quintetto di Brighton si spinge ancora una volta oltre i confini di ciò che si può solo immaginare, dando prova di quanto ogni canzone, ogni progetto e ogni live siano parte di un’evoluzione che va avanti dal 2021, anno del loro primo disco. Nonostante la sua complessità, “Bright Green Field”, era riuscito ad entrare nelle orecchie del grande pubblico. 

19.

Young Fathers - Heavy Heavy

Neo Psychedelia – 3 Febbraio 2023

20.

Anna B Savage - in|Flux

Art Pop – 17 Febbraio 2023

Il secondo album della cantautrice londinese si districa fra cupe strumentali stile Bjork, sospiri alla Billie Eilish e tematiche sulla rottura di una relazione, sulla disperazione e sul desiderio. Per quest’album, la cantante ha scelto Mike Lindsay per curare le produzioni. Le sperimentazioni includono l’utilizzo di strumenti come clarinetto, kalimba e sax. 

21.

Mandy, Indiana - I've Seen a Way

Post Industrial – 19 Maggio 2023

22.

Julie Byrne - The Greater Wings

Chamber Folk – 7 Luglio 2023

È una parabola fatta di perdita dolore e gioia, quella che lega insieme le 10 tracce di “The Greater Wings”, primo album della cantante americana da sei anni. Il disco, iniziato sul finire del 2020, si avventura, a differenza di lavori precedenti, in scenari sperimentali, a tratti più cupi.

23.

PJ Harvey - I Inside the Old Year Dying

Art Rock – 7 Luglio 2023

Dopo sette anni dall’ultimo progetto inedito, l’artista di Bridport torna con “I Inside the Old Year Dying”, decimo album in studio, che rimarca ancora una volta la capacità creativa e compositiva, non solo della Harvey, ma di tutte le menti dietro a questo disco.

24.

Olivia Rodrigo - GUTS

Pop Rock – 8 Settembre 2023

In GUTS, ci si ritrova immersi dentro un’atmosfera liceale, con ragazze ribelli che si muovono a ritmo inni “teenage rock” tra i corridoi del loro liceo. Eppure, nonostante gli stili che sembrano perfetti per essere utilizzati come colonna sonora di un film di seconda categoria per adolescenti, questo disco ha molto di più.

25.

Lankum - False Lankum

Avant Folk – 24 Marzo 2023

26.

Travis Scott - UTOPIA

Hip-Hop/Rap – 28 Luglio 2023

27.

Paramore - This Is Why

Post Punk – 10 Febbraio 2023

Negli ultimi sei anni i Paramore non sono rimasti sicuramente con le mani in mano. Sono diverse le Hits che portano la firma della frontman Hayley Williams, oltre al suo album solista uscito nel 2020, “Petals for Armor”, prima fra tutte Good for You di Olivia Rodrigo. Ma ora è il loro momento di brillare.

28.

Pip Blom - Bobbie

Synth Pop – 20 Ottobre 2023

I bravi artisti riescono ad esprimere la propria arte soprattutto cambiando nel tempo, rinunciando al
sentiero conosciuto per seguire tracciati istintivi e poi ritrovarsi. È quanto scaturisce dall’ultimo album dei Pip Blom, il gruppo olandese che torna con un sound tutto nuovo ma con metriche del (proprio) passato. Da vibes indie e analogiche si passa violentemente ad un suono digitale con velleità synth a cassa dritta.

29.

Pile - All Fiction

Indie Rock – 17 Febbraio 2023

Il nuovo album della band di Boston ci catapulta in una nova era fatta di atmosfere horror, suoni più ricchi e tracce più profonde. I “Pile” non sono certo gli ultimi arrivati sulla scena alternative contemporanea. In 16 anni e 10 album, abbiamo visto il trio americano spostarsi da un genere all’altro, da groove di batteria dalle tinte jazz a un album intero proiettato sul blues. La scelta dei Pile di saltare da un genere all’altro, non era campata per aria, ma aveva uno scopo ben preciso. Arrivare a quest’album.

30.

Jeff Rosenstock - HELLMODE

Indie Rock – 31 Agosto 2023

In un mondo che corre troppo veloce è bello vedere che ci sono delle cose che non cambiano mai. Questo è stato il primo pensiero quando, il giorno prima della sua uscita, HELLMODE, il nuovo disco di Jeff Rosenstock, veniva reso disponibile in maniera gratuita su Quote Unquote Records.

31.

Blondshell - BLONDSHELL

Indie Rock – 7 Aprile 2023

Sabrina Teitelbaum, in arte Blondshell, esce con il suo omonimo album di debutto. A differenza di alcuni lavori usciti diversi anni fa, in cui la cantante di Los Angeles aveva uno stile più pop, e sicuramente meno ricercato, in questa prima vera prova da solista, la Teitelbaum sembra riuscire a trovare il suo posto nella scena musicale. 

32.

Beirut - Hadsel

Chamber Pop – 10 Novembre 2023

L’isola di Hadsel, in Norvegia, raccoglie i fallimenti, la depressione e la rinascita di Zach Condon e del suo progetto “Beirut”. Il disco di Condon è a tutti gli effetti una dedica, a quel posto che ha salvato la sua carriera, e in un certo senso la vita.

33.

The Lemon Twigs - Everything Harmony

Folk Pop – 13 Aprile 2023

34.

ANOHNI & The Johnson - My Back Was a Bridge for You To Cross

Soul – 7 Luglio 2023

Il nuovo progetto in studio (primo degli ultimi 13 anni) con i The Johnson, si ispira profondamente a “What’s Going On” di Marvin Gaye, e trasla quel profondo stato di smarrimento del dopo guerra del Vietnam nel contesto sociale contemporaneo.

35.

JPEGMAFIA & Danny Brown - SCARING THE HOES

Experimental Hip-Hop – 27 Marzo 2023

36.

slowthai - UGLY

Post-Punk – 3 Marzo 2023

Gran parte delle sfaccettature della scena alternative britannica confluiscono nel nuovo LP dell’una volta rapper di Northampton. Nonostante dopo l’ascolto dei primi secondi della prima traccia si potrebbe pensare ad un album profondamente radicato dentro i confini dell’Hip-Hop, quello che si scopre lungo l’ascolto delle canzoni successive è che, “Ugly”, è ben altro.

37.

Everything But The Girl - Fuse

Downtempo – 21 Aprile 2023

Il duo inglese torna con un nuovo album, dopo una pausa durata ventuno anni. In Fuse, gli Everithing But the Girl. Come molti dei loro lavori degli anni ’90, questo disco è nato in un periodo parecchio difficile, quello della pandemia.

38.

The National - Laugh Track

Chamber Pop – 18 Settembre 2023

Il ritorno della band di Cincinnati, a distanza di solo 5 mesi dall’ultimo lavoro, suona più rumoroso e allo stesso tempo intimo, rispetto a ‘First Two Pages of Frankenstein’. Il disco nasce da un soundcheck a Vancouver, divenendo a tutti gli effetti il capitolo di chiusura del loro disco precedente. 

39.

Hotline TNT - Cartwheel

Shoegaze – 3 Novembre 2023

Il secondo disco dell’artista newyorkese si abbandona ad un vortice buoi di auto sabotaggi, frustrazione e cuori spezzati. L’aura di shoegaze dietro “Cartwheel”, uscito a due anni di distanza da “Nineteen in Love” è l’involucro perfetto per gli incubi di William Anderson, che ancora una volta si conferma uno dei più forti musicisti, nel descrivere situazioni di disagio. 

40.

Wilco - Cousin

Indie Rock – 29 Settembre 2023

Il sedicesimo disco in studio della band di Chicago è uno spaccato di vita in bilico tra la redenzione e l’abbandono al caos. Una lotta in cui, scegliere se farsi schiacciare dal peso del mondo o combattere. “Cousin” è un disco più “semplice” rispetto al materiale a cui eravamo stati abituati dalla band, ma non per questo è meno importante.

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Angelo de Augustine - Toil and Trouble

Folk – 30 Giugno 2023

Il progetto Angelo De Augustine, che ha solcato la linea di partenza nel 2014, oramai quasi dieci anni fa, con “Spirals of Silence” ha sempre avuto come filo conduttore un approccio artistico “Out of the Box”. No collaborazioni (salvo “A beginner’s mind”), No produttori, No autori. Solo l’artista la sua chitarra e una manciata di buone idee da trasformare in canzoni. 

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Sextile - Push

Dance-punk – 15 Settembre 2023

Tre tizi piuttosto strambi ci si parano davanti, capelli pittoreschi e abito in pelle, non di certo il miglior outfit per combattere la fitta calura losangelina. Eppure ciò sembra non scalfirli minimamente, anzi, questi paiono vivere di sudore, di palpebre socchiuse e secchiate di musica a bucare i timpani, di arti inferiori mirati a pestare il dancefloor, mentre i rimanenti disegnano astrazione.

I'm Green

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Mali Velasquez - I'm Green

Folk – 13 Ottobre 2023

Da Nashville, capitale del Tennessee ma soprattutto del country, la ventenne Mali Velasquez debutta col suo primo album I’m Green, ergendosi come nuova promessa della musica.
Assurdo come il progetto sia già così maturo, soprattutto se i risultati sono quelli ascoltati in queste tracce.

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Screaming Females - Desire Pathway

Alt-Rock – 17 Febbraio 2023

Gli Screaming Females sono tornati, e lo hanno fatto in un modo tutto loro. Solitamente, tutte le band indipendenti e con un bacino di utenza ridotto, dopo qualche tempo, a meno che non trovino un’etichetta solida, tendono a sciogliersi o a sparire dalle scene.

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Militarie Gun - Life Under the Gun

Alt-Rock – 23 Giugno 2023

Nell’ultimo periodo il mondo musicale si è trovato a dover affrontare un nuovo fenomeno in ascesa, quello dell’hardcore punk. Il genere è stato trascinato da gruppi come i “Turnstile”, che dopo la nomina ai Grammy, si sono spostati verso un’ambiente mainstream.

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Kali Uchis - Red Moon In Venus

Neo-Soul – 3 Marzo 2023

Il progetto Angelo De Augustine, che ha solcato la linea di partenza nel 2014, oramai quasi dieci anni fa, con “Spirals of Silence” ha sempre avuto come filo conduttore un approccio artistico “Out of the Box”. No collaborazioni (salvo “A beginner’s mind”), No produttori, No autori. Solo l’artista la sua chitarra e una manciata di buone idee da trasformare in canzoni. 

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Squirrel Flower - Tomorrow's Fire

Shoegaze – 13 Ottobre 2023

Profondamente radicato all’interno della musica rock, il nuovo progetto di Ella Williams (Squirrel Flower), si conferma il suo miglior lavoro. Negli anni, l’artista di Chicago, è riuscita a tirare fuori dal cilindro tracce mastodontiche, come “Roadkill” o “Iowa 146” e ancora “Red Shoulder”, spaziando dall’indie al folk, ai disagi dell’infanzia. “Tomorrow’s Fire” nasce da un viaggio.

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Mad Honey - Satellite Aphrodite

Shoegaze – 22 Settembre 2023

Lo Shoegaze fa parte del mondo della musica da oramai circa quarant’anni e, anche dopo tutto questo tempo, trova sempre nuovi punti per evolversi. I Mad Honey, quintetto di Oklahoma City, sono solo l’ennesima conferma dell’incredibile evoluzione di uno dei generi più rivoluzionari della musica moderna. 

the mercury tree - self similar

49.

The Mercury Tree - Self Similar

Alt-Rock – 7 Settembre 2023

Alieno è tutto ciò che risulta estraneo allo standard. Spesso può spaventare, risultare troppo distante da ciò al quale siamo abituati. Nella musica tale aggettivo viene spesso associato alla sperimentazione e all’innovazione, in alcuni casi portata anche all’estremo.

50.

100 Gecs - 10,000 Gecs

Hyperpop – 17 Marzo 2023

Shame: La recensione di “Food for Warms”

La scena post-punk revival britannica, da cui sono nate band come Fontaines DC, Black Country New Road, Squid (per citarne alcune), ha oramai superato quella fase underground-provinciale, arrivando a trasmettere le proprie onde oltre i confini di Londra. Questo ha condotto i gruppi ad esibirsi in ogni parte del globo, dagli USA al Giappone, dall’Australia all’Europa, passando anche per i principali (e non) festival internazionali. “The Wind of change” è soffiato nel “duemila-e-ventidue”. Album come “Skinty Fia” e “Ants From Up There” si sono distinti per la loro maturità, aumentando così la distanza con i rispettivi esordi, “Dogrel” e “For The First Time”. Con “Food for Worms” gli Shame tentano di cavalcare l’onda del cambiamento, con l’obiettivo di raggiungere l’agognata maturità. 

Anticipato da tre singoli e da un calendario di gigs che da inizio marzo toccherà Europa+America (44 concerti in tre mesi), “Food for Worms” è il terzo album in studio degli Shame. Amicizia, rinascita e la fiducia negli altri sono solo alcuni dei temi trattati dal quintetto inglese, che si pongono in netto contrasto con un titolo dal sapore cinico e nichilista. Contrasto accentuato dall’artwork di Marcel Dzama, artista canadese famoso per le sue rappresentazioni surreali e dai tratti  fiabeschi. La produzione dei brani è passata attraverso il processo delle registrazioni dal vivo. Una prima bozza dell’album era già stata stilata nel febbraio dello scorso anno, periodo in cui la band trascorse circa due settimane in studio per lavorare a del nuovo materiale. Su YouTube possiamo trovare interamente la prima performance degli Shame alle prese con “Everything” (la futura “Six-Pack”) oppure “Fingers of steel”, datata 18 febbraio 2022, nel tempio della scena post-punk revival: il Windmill.

“Let’s be real, most of the bands that you like…they suck!” recita Charlie Steen in uno dei tanti spot promozionali postati su Instragram. “But here at Shame Inc. / We are giving you the rare opportunity to see a band that you like play good music”. La satira e il non prendersi troppo sul serio sono sempre stati tratti distintivi degli Shame. Ne sono la conferma questo ed altri spot pubblicati sui social a ridosso dell’uscita di “Food for Worms”. “L’azienda di Charlie” si è messa ciecamente a disposizione di Mark Ellis (aka “Flood”), già produttore di artisti di calibro internazionale come PJ Harvey, Nick Cave, U2, Depeche Mode e molti altri, che ha portato, come già anticipato in precedenza, una ventata di novità. Le radici rimangono sempre quelle del post-punk a cavallo fra 70s e 80s, con oramai influenze consolidate: “Fall”, i “Pavement”, l’energia della “Bandiera Rosa” oppure il “Wall of sound” dei Sonic Youth.

In “Food for Worms” ci sono momenti di chitarre graffianti (“Alibis” e “The Fall of Paul”), ma anche attimi dove gli Shame si abbandonano a soluzioni più morbide, senza però mai rinunciare ad un drumming martellante, muscoloso. L’arrangiamento di “Fingers of steel” ci fa subito intendere che siamo di fronte ad un mutamento, a partire dalla ricerca vocale di Charlie. “Six-Pack” è una cavalcata garage rock che spazza via tutto, portando via con sé anche i nostri desideri più selvaggi (“Now you’ve got Pamela Anderson reading you a bedtime story”). Lo stile di “Yankees” l’hanno preso in prestito direttamente dai Fontaines DC. Buona performance di Grian Chatten-“ah non è lui?!”. “Well, this time you feel that you’ve been found / But when you look there’s no one around”. “Alibis” ripercorre i territori di “Songs of praise”. Energia pura, uno dei pezzi migliori del disco. Il cameo nascosto di Phoese Bridges nei cori di “Adderall” impreziosisce il brano, ma poco rimane. “Orchid”, una ballata acustica che diverge sul finale in un muro di suono alla Sonic Youth. “Burning my design” segue lo stesso schema della precedente, una vera lezione di dinamica. La voce sofferta di Charlie (“I sold my life for you”) lascia spazio ad un cambio di ritmo che ci porta ad un finale frenetico, saturo, compatto. “Cambi il taglio di capelli, i vestiti, il tuo accento-” enuncia “Different people”. Il ritmo frenetico rispecchia alla perfezione la “smania” del cambiamento, ma conclude: “You say you’re different but you’re still the same”. “The fall of Paul” si rivolge ai ragazzini di oggi, la cui tecnologia ha facilitato la vita. “All the kids and the rats / They seem to scurry and crawl / They’re sliding through the cracks / They’re bound to fall”. “All The People” abbassa il sipario, una canzone dal sapore di “you can’t always get what you want”. Un finale perfetto per questo album. “All the people that you’re gonna meet / Don’t you throw it all away / Because you can’t love yourself” è la dichiarazione di amicizia di un gruppo di ragazzi poco più che ventenni, a cui piace fare musica, o come dicono loro “buona musica”. Ed io sono d’accordo con loro.

Il vento del cambiamento ha toccato anche gli Shame. “Food for worms” ha sicuramente buone soluzioni, tuttavia risulta un album di transizione verso nuovi orizzonti. Ma come si dice in queste situazioni “chi ben comincia è a metà dell’opera”.

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