durmast

4 result(s) found.

Durmast: La recensione di “VIXI” 

  • Durmast – VIXI
  • 29 marzo 2024
  • ℗ Big Lakes

Avevamo puntato gli occhi sull’ex batterista dei Jasmine gli Sbalzi e Home By Three, dopo l’uscita del singolo di presentazione del progetto, uscito lo scorso anno. “VIXI” è il primo EP che l’artista pubblica da “Alone”, disco del 2021. Nel mezzo ci sono stati progetti non di scarsa importanza, tra collaborazioni, remix e partecipazioni all’interno delle colonne sonore di Mappe Criminali, programma di Sky. 

VIXI

Quello del producer di Senigallia, è uno stile sonoro che ha dimostrato, soprattutto negli ultimi quattro anni, di avere ampio spazio di crescita, nonostante sia estremamente radicato in palette che si credevano oramai superate. Eppure, nelle strumentali Darkwave di questo disco, le sfaccettature dai tratti anni ’80 e ’90, portano avanti una convivenza perfetta tra con l’Ambient, i Breakbeat e la musica trance. È, forse, proprio questa intricata rete di stili a rappresentare il filo conduttore che lega le cinque tracce di “Vixi”, creando una trasposizione in musica dell’ambiente che ha, se vogliamo, contribuito (e in un modo o nell’altro contribuirà) alla creazione di questo progetto. Il titolo del disco, prodotto da Donati (Durmast) e mixato da Nicola Fantozzi, incarna perfettamente i tempi che corrono, da una realtà troppo frenetica a un futuro incerto, ma senza mai abbandonare le speranze. 

Ad aprire il disco c’è uno dei tre singoli di anticipazione, ultimo in ordine d’uscita. I suoni acidi di “Daydream” nascondono uno scheletro anni ’90, che gioca tra Trance e Garage. Le tracce più interessanti sono proprio quelle che ancora non avevamo sentito. Pur non apparendo scollate rispetto al resto del progetto, “Nut” e “Wind – Time”, sembrano arrivare da mondi completamente diversi. I ritmi rallentati vagano verso poli opposti. In atmosfere oscure nel caso di Nut, e verso orizzonti sfocati, dai tratti quasi nostalgici in Wind-Time, dove synths e vocoder si mescolano insieme. 

Esperimento riuscito.

/ 5
Grazie per aver votato!

Durmast: La recensione di “Requiem”

  • Durmast – Requiem
  • 31 Ottobre 2023
  • ℗ Pirates / Big Lakes Records / ADA Music Italy

Dopo il singolo “Tragedy”, uscito lo scorso settembre, il produttore Durmast, all’anagrafe Davide Donati torna con un nuovo singolo. “Requiem” è un altro tassello nella svolta artistica dell’ex batterista degli Home By Three e Jasmine gli Sbalzi. Con “Tragedy”, il produttore trovato un punto di incontro tra due epoche musicali diverse, mescolando i suoni anni ’80 ad un’elettronica più moderna.

In “Requiem” porta canti gregoriani sui tappeti di suoni elettronici Synthwave. La traccia si apre con un sintetizzatore ridondante, mentre i cori, a bagno nel riverbero, creano atmosfere infinite. Requiem, attinge molto di più ad un’elettronica vintage, con un arrangiamento piuttosto semplice e lineare, che crea uno “stop and go” emotivo tra le varie sezioni della traccia. 

/ 5
Grazie per aver votato!

Durmast: La recensione di “Tragedy”

  • Durmast – Tragedy
  • 22 settembre 2023
  • ℗ Pirates / ADA Music Italy (Warner Music)

Davide Donati, in arte Durmast, non è di certo nuovo all’ambiente musicale. La militanza come batterista in band punk/rock come “Home By Three” e “Jasmine gli Sbalzi” lo ha portato ad un esordio solista, nel 2018, con un progetto dalle connotazioni elettroniche. Negli anni seguenti, dopo l’uscita del suo disco di debutto, seguono ulteriori pubblicazioni, in particolare un EP, due singoli e un secondo album, nel 2021, dal titolo “Alone”.

Durmast-tragedy-photo

In “Tragedy”, Durmast, fa incontrare il vecchio e il giovane, la synthwave e l’elettronica contemporanea, generando atmosfere oscure, dai suoni acidi mescolati a brakbeat dub e campionamenti vocali. A dare gli accenti a questa traccia sono i synth dance anni 80. Tra gli elementi che completano “Tragedy” spuntano anche pattern eurodance anni ’90, a chiudere un mix di sonorità spesso difficili da combinare, ma che in questo caso funzionano piuttosto bene. 

Voto: 6.9/10

Ascolta Tragedy qui.

Segui Durmast qui.

/ 5
Grazie per aver votato!

Paix & Funk: Recensione dell’EP di debutto di Braoboy

Al secolo Emanuele Tosoni, l’autore/produttore si approccia alla musica per la prima volta a undici anni, da li in poi la musica diventa una costante nella sua crescita. Liceo musicale e poi conservatorio, viaggiano in parallelo con una grande passione per gli anni 70/80 e 90, che sono i veri protagonisti di Paix & Funk. A dirla tutta, questo non è realmente il primo progetto di Braoboy, almeno non in termini assoluti. Il musicista si butta nel settore musicale per la prima volta nel 2019, quando inizia a suonare come turnista in tutta Europa con diversi artisti e gruppi (Chiamamifaro, Elasi, Darn…). Nel 2020 inizia a esplorare l’attivtià da producer. Nel 2021 pubblica, sotto il nome di “Furamingo” il suo primo vero EP, un progetto lo-fi, e diversi remix Disco-Funk. Nello stesso anno inizia a pensare a quello che diventerà Paix & Funk.

Sotto l’ala dell’etichetta indipendente Nufabric Records (Anna Carol, Stramare, Vergine…), Braoboy ha potuto sperimentare e lavorare quanto più possibile il suono distintivo di questo EP, nonostante complicazioni iniziali date da un modo diverso della concezione del fare musica. Se pur le influenze sonore ricordino situazioni felici e giocose (non è forse questo il cuore del Funky?), Paix & Funk esplora, in realta, dinamiche molto più complesse. Lungo poco più di un quarto d’ora, Braoboy si avventura in tematiche sociali, incomunicabilità e rapporti di dipendenza affettiva, trovando spazio anche per viaggi introspettivi.

Paix & Funk

Il disco si apre con massicci pattern percussivi e sintetizzatori stratificati in Villapizzone. La traccia trasuda atmosfere vintage. Non solo dal punto di vista dei suoni, ma anche dal paesaggio descritto nel testo, che pur facendo solo da sfondo, aiuta a comprendere meglio da cosa l’artista è stato influenzato durante la stesura di questo progetto. Masaniello crea un contrasto netto fra sonorità futuristiche, electro pop e solitudine, mentre su Mayday la sezione ritmica rallenta, la voce si perde nel riverbero e quello che si crea è un tappeto perfetto per un testo che analizza le dipendenze affettive. I deboli arpeggi di Rhodes guidano una delle tracce costruite meglio in questo EP. 

Mi prendo in giro usa calde linee melodiche di Synth mentre strizza l’occhio alla scena indie italiana attuale. Sulla traccia di chiusura Cosa Cerco da Te, il cantautore si sposta verso ambienti sonori sporchi e sintetizzatori acidi, alle prese con quella che sembra essere una relazione travagliata. 


Potrebbe interessarti: Durmast

/ 5
Grazie per aver votato!