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Olivia Rodrigo: La recensione di “GUTS”

Olivia Rodrigo – GUTS

8 Settembre 2023

℗ Geffen 

A due anni dall’uscita del suo disco di debutto, l’attrice/cantante californiana, torna con il suo secondo album in studio. 

In GUTS, ci si ritrova immersi dentro un’atmosfera liceale, con ragazze ribelli che si muovono a ritmo inni “teenage rock” tra i corridoi del loro liceo. Eppure, nonostante gli stili che sembrano perfetti per essere utilizzati come colonna sonora di un film di seconda categoria per adolescenti, questo disco ha molto di più. Olivia trova lo spazio su una tela non facile da gestire, per dipingere l’immagine emotivamente forte di una ragazza alle prese con la sua vita da adolescente, con l’ansia sociale, l’essere diversa dalle “belle ragazze”. E forse il problema più grande, dover crescere. 

Olivia guts

Lo stile concettuale del disco non è cambiato, rispetto a SOUR, eppure la cantante sembra essere cresciuta molto dal punto di vista artistico, apparendo più matura. 

Per tutte è 12 le tracce, Olivia è tornata a collaborare con Dan Niro, che aveva già lavorato alla stesura di tutti i testi di SOUR. Lo troviamo anche alla produzione del disco, insieme a Ian Kirkpatrick (Dua Lipa, Selena Gomez, Charlie XCX), Rayan Linvill, Alexander 23 e la stessa Rodrigo. 

L’album comincia con “All-american bitch”, una simil ballad guidata da un arpeggio di chitarra acustica. La ballata dura meno di un minuto, perché la canzone si trasforma in una cascata di suoni graffianti e metallici dallo stile pop-punk, che permette a Olivia di vomitare tutta la rabbia che ha dentro: “Non mi arrabbio quando sono incazzata / Sono l’eterna ottimista / Urlo dentro”. Nella traccia seguente, prende molto spunto da i riff più pesanti del disco precedente, per creare un’atmosfera pop-punk da stadio. 

A differenza dei ritmi parecchio movimentati di SOUR (salvo pochi casi), in questo disco, Rodrigo si prende dei momenti in cui far uscire tutto il suo dolore fra le dolci note di piano, come nel caso di “Vampire” o “logical” o tra morbidi arpeggi di chitarra e armonie vocali, come per “Lacy”. 

In “making the bad” e “Get him back!” emerge quella particolare ispirazione, mai nascosta, agli stili di scrittura della Taylor Swift di RED. La cantante attinge al suo disco precedente, non solo per i pezzi chick-rock, ma anche per le tracce più introspettive, come nel caso di “the grudge”, che nasconde molto del suo primo singolo “Driver License”.

Il disco si chiude con “pretty isn’t pretty”, un power pop, anche qui in stile taylor swift, che fa da colonna sonora perfetta per un ballo del liceo, e “Tenage Dream” una ballata strappa lacrime sulla crescita: Dicono tutti che migliora / Più cresci più migliora /Si, dicono tutti che migliora / Soffio le candeline, buon compleanno a me.

Nonostante questa pagina cerchi di non creare attriti, vorrei chiudere questa recensione con due domande a tutti i detrattori di questo disco. Di cosa dovrebbe parlare una ragazza di 20 anni, se non di questo? E di cosa parlavano i vostri artisti di punta alla sua età?

Voto: 7.9/10

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Big Ideas: La recensione del terzo disco di Remi Wolf

  • Remi Wolf – Big Ideas
  • 12 luglio 2024
  • ℗ Island Records

La ventisettenne californiana Remi Wolf è tornata giusto in tempo per rinfrescare e colorare questa estate 2024: Big Ideas, infatti, è il nome del suo terzo album, un progetto estremamente significativo ed interessante.

La traccia di apertura è Cinderella, un brano allegro, caratterizzato da una linea estremamente Funky, sia nei suoni che nella voce. Il quesito posto dal testo del brano è ciò che lo rende davvero interessante: deve esserci per forza qualcosa di sbagliato nel modo in cui siamo fatti? Il fil rouge del brano, infatti, è la descrizione della camaleonticità dell’essere umano: si può essere ciò che si vuole, a patto di essere felici. Il paragone con Cenerentola è piuttosto ironico – Remi Wolf intende rompere con convinzione e credibilità gli schemi sociali pre-impostati che, in un modo o nell’altro, logorano la vita di tutti.

Soup è un vero e proprio invito a non andare via, una preghiera a rimanere in un determinato luogo insieme. Il sound è molto più pop e la voce di Remi si mostra in tutta la sua potenza. La zuppa è proprio, in questo caso, un elemento di unione (anche se bizzarro) fra la persona che fa l’invito e la persona intenta ad andare via: “If you gave me your keys, I’ll go and pick up the soup”, canta su una scia di sonorità a metà fra Olivia Rodrigo e Dua Lipa.

Avete voglia di una traccia molto più rilassante e sensuale? Allora Motorcycle farà al caso vostro. È il brano più calmo del roster. Il testo, scandito dalla presenza degli orari, ripercorre una giornata caratterizzata dalla costante presenza di una motocicletta, elemento di nostalgia e quotidianità di questa coppia: il sound, molto vicino a quello degli Alabama Shakes, mescola Black Soul e White Rock’n’Roll. Rapide successioni ed immagini della vita a Miami si susseguono in Alone in Miami e la voce spezzata della Wolf accompagna la triste frase – “Alone in Miami, with you there”. Un testo che si concentra sulla resa nel momento in cui si perde la persona che più ci era affine in una città che non si riconosce più.

Big Ideas

Cherries & Cream è invece, un brano in cui si alternano domande poste al proprio amante: Ti stai pentendo? Come ti senti? Ma soprattutto, se lei è perfetta perché sei qui? È un altro brano che scardina gli stereotipi. “You’re critical, but you taste like cherries and cream, tangerine, avocado. / Yeah, i’m allergic but i like it a lot, so pitful”. Tutti versi che sottolineano quanto sbagliato sia abbandonarsi agli amanti ma quanto, delle volte, sia impossibile resistere.

Interessante come tutti i brani abbiano titoli brevi, proprio ad evidenziare il senso delle “big ideas” espresse però in un una maniera rapida e di rapida immaginazione. Pitful è il brano che meglio esprime il senso di inferiorità che si assume nel momento in cui ci si trova davanti alla persona per cui si provavano dei sentimenti. “Hit me like a truck, i’m so pitful”, sono così pietosa. Il brano ha una linea molto allegra e movimentata, quasi incalzante, che entra in contrasto con un testo pregno di insicurezza.

Frog Rock è sicuramente il brano più originale: forti versi di rane nell’intro accompagnano l’esplosione di tutti gli strumenti sporchi e la voce di Remi mentre intona una critica ad una persona che gioisce ora che lei non c’è più. La tua vita sembra così facile ora che non ci sono più / Non voglio che tu stia bene. Un forte assolo a metà brano dopo questa dichiarazione forte, quasi lapidaria, accompagna un falsetto struggente. In Just the Start la cantante dimostra quanto sia abile anche quando si riduce un brano ad una sola chitarra. La sua voce assume colori ancora diversi e sfumature più dolci in questo brano, in cui cerca di acquisire consapevolezza su suo essere un’artista in un mondo stereotipato e dominato dall’omologazione.

Quando pensi che sia la fine, in realtà è solo l’inizio: viva la reazione, ma soprattutto, viva la fatica per raggiungere i propri obbiettivi. In un mondo orientato esclusivamente ai numeri, alle voci e ai corpi perfetti, Remi Wolf irrompe con la sua personalità travolgente per darci una grande lezione: è necessario smettere di annullare i tratti personali degli artisti per scoraggiare la narcotizzazione più totale e l’omologazione. Le sue “grandi idee” ci piacciono, eccome.

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Billie Eilish: La recensione di “Hit Me Hard And Soft”

  • Billie Eilish – Hit Me Hard And Soft
  • 17 maggio 2024
  • ℗ Darkroom / Interscope Records

A tre anni di distanza da “Happier than Ever”, Billie Eilish e Finneas tornano con “HIT ME HARD AND SOFT”. Con questo album, i due fratelli volevano andare più a fondo, uscire dalla propria comfort zone. Questa scelta li ha portati a confrontarsi anche con momenti in cui non si sentivano allineati, a grandi liti, e ha sicuramente messo alla prova la loro relazione di artisti e fratelli, come raccontano in alcune interviste, tra cui quella per Apple Music con Zane Lowe. Tuttavia, questa esperienza ha decisamente permesso loro di cambiare l’approccio alla parte creativa della realizzazione di un album, portando un prodotto nuovo.

Il punto centrale della ricerca dietro questo album è stato trovare se stessi. Finneas ha chiesto a Billie di “open up the door” per lui, cercare di farlo entrare per capire cosa stesse sentendo e di cosa avesse paura. Non è sempre facile comunicare queste sensazioni, specialmente se noi stessi non riusciamo bene a identificarle. Per facilitare questa indagine introspettiva hanno deciso di registrare in un piccolo studio a casa, “side by side”, facendosi guidare da un’ atmosfera più rilassata, cercando il più possibile di non percepire questo progetto come lavoro ma come “hanging out”, un’attività divertente tra fratelli.

Sentendosi spesso non in sintonia, l’esperienza di indagare nuovamente la propria identità si è rivelata molto complessa: Billie spiega che ha sempre avuto problemi con il processo creativo, ma che Finneas ha bisogno di comprendere a fondo le emozioni dell’artista con cui collabora per poter lavorare su qualsiasi progetto in modo efficace. Finneas ha quindi cambiato atteggiamento cercando di essere paziente e di lasciare a Billie più spazio così che lei potesse trovare il modo di esprimersi e questo compromesso ha evidentemente dato i suoi frutti.

Hanno creato un gioco chiamato “fart or fear” che utilizzano come parametro quando ascoltano della musica: una canzone rientra nella categoria fart quando, secondo loro, l’artista è sicuro di sé, sa di essere bravo e gli piace ciò che ha prodotto, mentre fear sta per il dubitare e rischiare. Entrambe le categorie possono essere sia negative che positive. Fanno l’esempio dell’album “WHEN WE ALL FALL ASLEEP, WHERE DO WE GO?” che rientra nella categoria fear per tutte le novità che hanno introdotto e di cui non erano del tutto sicuri, mentre “Happier than Ever” lo giudicano fart perché, mentre lo realizzavano, avevano la sensazione di sapere dove stessero andando e di aver raggiunto un livello artistico soddisfacente, nonostante qualche crisi d’identità.

Per quanto riguarda “HIT ME HARD AND SOFT”, il concept che lega tutte le canzoni presenti nell’album è il percorso di ricerca dell’identità di Billie, che ormai sa chi è, anche se c’è una parte di lei che è ancora incerta e guarda alla Billie del passato. Questo concetto viene riassunto nei versi “but the old me is still me and maybe the real me and I think she’s pretty” in “SKINNY”, la canzone che apre l’album.

Finneas e Billie raccontano di aver iniziato a lavorare su questo progetto prima ancora che qualcuno glielo imponesse, rendendo il lavoro meno pesante e dando modo alla creatività di uscire e svilupparsi spontaneamente. L’approccio creativo è stato diverso rispetto ai precedenti album: Finneas spiega che solitamente procedevano iniziando e finendo una canzone alla volta ma, in questa occasione, hanno lavorato su una canzone per un po’ e, quando sentivano di stare arrivando vicini a un livello di soddisfazione o saturazione creativa, si fermavano e iniziavano a lavorare su un’altra.

Il motivo principale era mantenere l’inventiva viva, con il criterio che se, tornando su una canzone dopo tre settimane, non avessero sentito le stesse emozioni, l’avrebbero bocciata e avrebbero ricominciato da capo, operando come sarti che tagliano e cuciono le parti più convincenti per eliminare quelle scartate. Questa necessità nasce dal metodo utilizzato per “Happier than Ever”, che era praticamente opposto: avevano la pressione data dalle tempistiche stringenti, i brani erano molti di più (16 canzoni) e in generale sentivano di essersi presi troppo “sul serio”. 

Hit Me Hard And Soft

“SKINNY” è la canzone che apre l’album e, in quanto tale, pone le basi per permetterci di capire quale sia il tema principale che connette tutte le canzoni: l’identità. Con questa canzone veniamo cullati, inizialmente dalla chitarra che accompagna la voce di Billie, molto dolce. Ci si può facilmente immaginare una conversazione tra la Billie del passato e quella del presente, con la delicatezza di chi si vuole bene ed è piena di domande, come “do you still cry?” in un percorso di accettazione che culmina nel verso “but the old me is still me and maybe the real me and I think she’s pretty”, il quale racchiude il senso dell’intero album. Gli archi accompagnano verso il finale della canzone con un piacevole e inaspettato cambiamento, dato dal beat che non è altro che l’introduzione della prossima canzone, “LUNCH”.

Legata al finale di “SKINNY”, questa canzone si apre con un beat e un giro di basso molto accattivanti, a cui poi si aggiungono anche la batteria e la chitarra. “LUNCH” è un’accurata metafora di un’emozione che prende il sopravvento e il controllo. Scritta dopo una conversazione con un’amica che descrive il sentimento pressoché bestiale, il magnetismo e l’attrazione provate per una persona, quasi paralizzanti come descritto dal verso “she’s the headlights I’m the deer”. La frase chiave della canzone è “I can buy you so much stuff it’s craving not a crush”, che dipinge perfettamente come per questa persona si sia disposti a fare di tutto, mossi da una febbre istintuale.

Questa canzone è un tentativo di prendersi meno sul serio, spiega Billie, non essere sempre seri e vulnerabili come avevano fatto per “Happier than Ever”, ma cercare di abbracciare la propria parte più “cringe and playful”. Billie voleva che in generale le canzoni non fossero facilmente interpretabili, ma che ognuno potesse trovare la propria interpretazione senza ascoltarle e dire “ok so esattamente di cosa sta parlando”, sostenendo che oggi tutti sappiano tutto di qualsiasi cosa e che non c’è più spazio all’immaginazione e all’interpretazione personale perché ad ogni domanda c’è qualcuno pronto a fornire la risposta, che è una e unica.

In Chihiro basso e beat sono la struttura portante del brano, ma più “laid back” rispetto a “LUNCH”. Il ritornello “open up the door” nasce improvvisando e giocando con gli effetti vocali. È una richiesta estremamente semplice ma intrisa di una potenza emotiva notevole: si chiede il permesso di entrare nell’interiorità di qualcuno attraverso l’immagine quotidiana, familiare della porta. Tutti i vocals sono stati registrati con il feedback degli speaker perché a Billie piaceva di più la versione che sentiva dal proprio iPhone rispetto alla versione “pulita” sistemata da Finneas; in particolare è stato molto apprezzato il noise prodotto dal feedback, aggiungendo effetti come il delay. Con questa canzone Billie sperimenta il “performing while writing”, ossia il processo di creazione, anche del testo, avveniva spontaneamente mentre Billie improvvisava con il microfono in mano, aiutandola a superare le sue difficoltà nel comunicare.

Birds of a Feather presenta due anime: una che voleva commuovere e una che cercava di comunicare spensieratezza. Questo contrasto ben riuscito è dato dalla base piuttosto ritmata e ballabile, in contrapposizione con un testo pieno di emozione. In questa canzone, Billie sperimenta un nuovo modo di cantare. Finneas le mostra come registrare da sola e come accompagnarsi. Billie è molto meticolosa e critica sui suoi vocals e cerca sempre di prendere le singole parole meglio eseguite da diverse registrazioni. Riesce inoltre a raggiungere una nota altissima, che la rende davvero orgogliosa di aver preso quel rischio e di aver provato da sola, perché in presenza di Finneas avrebbe sempre avuto dell’imbarazzo, nonostante il loro rapporto.

“WILDFLOWER” esprime una sensazione complessa e devastante, riassunta dal verso “I know that you love me, you don’t need to remind me”. Ogni parola di questa canzone apre una ferita sempre più profonda. In amore, il punto è proprio far sapere all’altra persona quanto la si ama, e sentirsi dire una frase del genere esclude completamente, non lascia più spazio a repliche di alcun tipo. Con quella frase si comunica che non si ha bisogno di essere rassicurati sui sentimenti dell’altro, ma che il problema è la presenza di un sentimento che non può essere scacciato, un costante pensiero, uno stato di “overthinking”. Si costruisce un’immagine di amore a senso unico, in cui si è consapevoli: “Did I cross the line?” “I see her in the back of my mind.”

Non parla di tradimento, ma di un pensiero assillante. Questo stato è espresso anche dal crescendo della batteria e del secondo chorus, che va sempre più in alto per poi tacere improvvisamente per lasciare spazio al verso “Do you see her in the back of your mind? In my eyes.” È come se a questo punto il pensiero abbia preso il sopravvento e abbia contaminato anche l’altra persona, la canzone si conclude con la ripresa, come se non ci fosse davvero alcuna via d’uscita.

The Greatest è il brano che più di tutti mostra quanto Finneas e Billie siano cresciuti artisticamente. È il cuore dell’album e il brano che lo rende davvero completo. Billie e Finneas raccontano di essersi sentiti “risvegliati” da questa canzone, passando dal vivere al comprendere la vita. Volevano descrivere la sensazione brutale di essere feriti da una persona che si ama profondamente, il momento della delusione in cui ci si accorge che la persona amata non desidera seguire la stessa strada in quello che è un vero e proprio climax.

Viene raccontata la speranza riposta nel possibile cambiamento, con l’attesa di questa persona, per poi però comprendere che non sarà mai disposta a compiere gli stessi sacrifici. La pazienza e il compromesso “all my love and patience” non sono corrisposti “doing what’s right, without a reward” “just wanted passion from you, just wanted what I gave you” e si rivelano “unappreciated”. La parte più esasperante a livello sentimentale è capire che questa persona aveva davvero tutte le caratteristiche per essere quella perfetta, ma semplicemente non ne è capace “you said your heart was jaded, you couldn’t even break it” “you could have been the greatest”, condizione davvero solitaria e triste, ma anche di presa di coscienza delle proprie qualità “man, am I the greatest”.

“L’AMOUR DE MA VIE” rappresenta la condizione opposta di “THE GREATEST”. Il testo diventa sempre più tagliente, mostrando quasi un narcisismo oltraggioso. La persona in questione non ha paura di ammettere con serenità che si è presa gioco dell’altra, confessando che ha mentito: “I told you a lie when I said you were the love of my life”. Questa canzone voleva essere una canzone nella canzone, permettendo agli ascoltatori di cogliere collegamenti con le altre tracce. È stata scritta con libertà e leggerezza, con la volontà di tornare a quando la musica non era solo lavoro ma, prima di tutto, una passione, portata avanti con piacere e spensieratezza, tant’è che non presenta una struttura rigorosa ma ci sono variazioni, parti in cui si gioca con i beat e l’effettistica, rendendola sicuramente un brano particolare e che si distacca leggermente dagli altri. 

“THE DINER” è una canzone che riflette sull’essere umano, sulle nostre debolezze e ossessioni, la parte forse un po’ più oscura. Finneas e Billie la descrivono come imperfetta, ma hanno deciso di non cambiarla troppo rispetto a come era nata, proprio perché la versione più “grezza” risultava più soddisfacente di quella ripulita. Sono stati utilizzati dei beat lo-fi e molti effetti come il delay e il reverb sempre adottando la modalità del registrare con l’iPhone per poi riascoltare il prodotto finale dagli speaker.

Bittersuite ci accompagna verso la fine con una dualità musicale che inizia in modo etereo e cresce lentamente, solo per essere interrotta da una calma improvvisa che disorienta e risulta piuttosto estranea. Nonostante ciò, il testo continua a dipingere immagini oniriche, il sogno, la fantasia e a esplorare la doppia natura dell’amore. Inoltre, riprende i temi delle canzoni precedenti con versi come “l’amour de ma vie”, “love so bittersweet”, e “open up the door for me”. La conclusione sfuma nella voce e si conclude con un suono deciso che collega il finale al bridge di BLUE. Questo chiude il cerchio e conferisce un senso di completezza aprendo e chiudendo l’album.

Nonostante sia l’ultima traccia dell’album “BLUE” è la prima canzone che Finneas e Billie hanno scritto. Nasce da due brani già esistenti, “Born Blue”, originariamente destinata a “Happier than Ever” ma successivamente scartata, e “True Blue”, composta da Billie e Finneas quando avevano rispettivamente 14 e 18 anni. Nel 2022, “True Blue” è trapelata, causando inizialmente fastidio e irritazione in Billie poiché era una canzone incompleta e da tempo dimenticata. Tuttavia, riascoltandola, ne riconosce il potenziale. Con Finneas, decidono quindi di riscrivere il testo, senza successo, finché Billie non inizia a improvvisare canticchiando “Born Blue”.

È quindi riesumando e combinando questi due brani con l’aggiunta dello stesso motivo che ricorre nel bridge di “THE GREATEST” e nell’introduzione di “SKINNY” che la canzone viene portata a compimento, raccogliendo riferimenti a tutte le tracce precedenti. Ritorna “open up the door” ma è chiaro che il character development è ormai arrivato alla fine del percorso “it’s over now”, e ci viene data la possibilità di immaginare la prossima evoluzione introdotta dalla domanda finale “but when can I hear the next one?”.

Finneas e Billie dichiarano di sentirsi come se davvero avessero dato tutto ciò che avevano con questo album e di essere finalmente liberi di esplorare nuove direzioni creative. “HIT ME HARD AND SOFT” rappresenta un notevole sviluppo artistico per Billie Eilish e Finneas, evidenziando la loro crescita nelle scelte musicali, di produzione e scrittura. In generale la complessità dei temi che avvolgono queste tracce diventa un mezzo davvero immediato per immedesimarsi e riconoscere domande e sensazioni completamente appartenenti all’essere umano. 


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I 50 Migliori Dischi del 2023

16 (telegram - @all4designer)

I 50 Migliori Dischi del 2023

Lana Del Rey, Sufjan Stevens, Caroline Polachek, Wednesday, Mitski e tanti altri, che hanno contribuito creare un anno ricco di ottime uscite musicali.

Riscopri insieme a noi del team di Stereophonic Magazine, i dischi e gli artisti che hanno caratterizzato questo 2023. Dal pop elettronico di Caroline Polachek fino all’indie-folk di Sufjan Stevens, passando per il nuovo Shoegaze di gruppi come i Wednesday, abbiamo raggruppato i 50 migliori dischi, secondo noi, di quest’anno.

Continua a scorrere per non perdertene nemmeno uno!

1.

Wednesday - Rat Saw God

Indie Rock – 7 Aprile 2023

Dopo “I Was Trying to Describe You to Someone”, disco d’esordio del 2020, il quintetto del South Carolina ha spiccato il volo e non accenna a volersi fermare. Tra il 2021 e il 2022 i Wednesday hanno pubblicato un disco in studio, uno live e un disco di cover, e ora sono usciti con un nuovo progetto. “Rat Saw God” altro non è che uno spaccato di vita dell’ambiente da cui provengono, ma tra fanatismi religiosi e la grande ipocrisia dell’America moderna, trovano spazio anche i ricordi, belli o brutti che siano, raccontati senza veli Hartzman, frontwoman della band.

Sufjan Stevens Javelin

2.

Sufjan Stevens - Javelin

Indie Folk – 6 Ottobre 2023

Nonostante il suo ultimo disco solista risalga al 2020, negli ultimi tre anni il musicista di Detroit, ha lavorato a altri tre progetti, prima di annunciare “Javelin”. Nell’ultimo disco, il più atteso dai tempi di “Carrie & Lowell”, Stevens riscopre una forte vena cantautoriale contaminata da suoni sperimentali. 

3.

Caroline Polachek - Desire, I Want to Turn Into You

Art Pop – 14 Febbraio 2023

Dopo lo scioglimento dei ”Chairlift” e un interessante album di debutto, Caroline Polachek alza l’asticella per i prossimi lavori pop di quest’anno. Se “Pang” aveva superato le aspettative, “Desire, I Want To Turn Into You” le ha completamente polverizzate. La cantante americana si è spinta oltre i confini dell’avant-pop, mescolando a breakbeat e drum & bass, pattern di chitarra presi in prestito al flamenco, atmosfere vagamente medievali e persino le voci angeliche del “Trinity Croydon Choir”.

4.

Lana Del Rey - Did You Know that there's a Tunnel Under Ocean Blvd

Art Pop – 24 Marzo 2023

Il nono progetto in studio di Lana Del Rey, al secolo Elizabeth Woolridge Grant, è un album mastodontico che esplora la famiglia, l’amore è il senso di perdita aiutato da riferimenti biblici e atmosfere malinconiche. Come approccio cantautoriale, il disco non si allontana particolarmente dai lavori precedenti e ritornano tematiche che stanno molto a cuore alla cantautrice newyorkese, come la morte e più in generale, la perdita.

5.

Nation of Language - Strange Disciple

Synthpop – 15 Settembre 2023

6.

Mitski - The Land Is Inhospitable and so Are We

Indie Folk – 15 Settembre 2023

Nel suo settimo disco in studio, la cantautrice americana toglie alla sua arte qualsiasi forma di lucentezza e bagliore, per dar spazio a un’atmosfera intima e introspettiva. “The Land Is Inhospitable and So Are We” è un album che viene fuori dal momento più buio di Mitsuki, in cui aveva contemplato un ritiro e, come spesso accade, risulta essere il più riuscito, quello in cui ogni strumento, ogni parola e ogni vocalizzo sono nel posto giusto al momento giusto.

7.

Billy Woods & Kenny Segal - Maps

Abstract Hip-Hop – 5 Maggio 2023

8.

Arthur Russel - Picture of Bunny Rabbit

Ambient Pop – 23 Giugno 2023

9.

Boygenius - The Record

Indie Rock – 31 Marzo 2023

“Chi sarei senza di te, senza di loro?” è l’inizio perfetto per uno dei dischi che più aspettavamo fino ad ora. La prima volta dei Boygenius, trio formato da Lucy Dacus, Julien Baker e Phoebe Bridgers, è avvenuta nel 2018 con il loro EP omonimo. Dopo quell’episodio le tre artiste sono esplose singolarmente con le loro carriere soliste, pubblicando rispettivamente Historian, Little Oblivion e Punisher.

10.

Grian Chatten - Chaos for the Fly

Chamber Pop – 30 Giugno 2023

Il disco di debutto da solista del frontman dei Fontaines D.C. è il punto d’incontro tra il nuovo e il tradizionale. Il trio di dischi usciti tra il 2018 e il 2022 con la band aveva evidenziato parecchie cose di Chatten, ma nessuno di loro aveva mai messo in luce il suo lato più introspettivo come fa “Chaos for the Fly”. Il disco riesce a mescolare, con la supervisione dell’oramai immancabile Dan Carey, strumenti folk tradizionali, drum machine e sintetizzatori perfettamente

11.

Slowdive - everything is alive

Shoegaze – 1 Settembre 2023

Ritorna lo shoegaze, e lo fa nel migliore dei modi. “Everything is Alive”, quinto album della band, nasce sotto la tempesta in cui il quintetto di Reading si è ritrovato dopo il precedente disco. La morte della madre di Goswell e del padre di Scott, avvenuta nel 2020, i fantasmi della rottura con Creation Records, un pubblico non più abituato al loro stile e i vari progetti solisti si incanalano all’interno del flusso creativo di questo disco. 

12.

Sampha - Lahai

Neo-Soul – 20 Ottobre 2023

Era il 2017, l’ultima volta in cui Sampha regalava un disco al pubblico. “Process” era un progetto avvolto dal dolore, nato nel periodo successivo alla morte della madre dell’artista. Da lì più nulla, o meglio nulla di proprio. Negli anni successivi, Sisay ha collaborato con una vasta gamma di srtisti internazionali, da Alicia Keys, a Kendrick Lamar fino a Travis Scott. Ad oggi sembra aver sconfitto il dolore, con un disco più morbido, in cui le melodie prendono il sopravvento, colmo di speranza e luce. 

13.

Sigur Ròs - ATTA

Ambient – 16 Giugno 2023

Il gruppo islandese è riuscito a creare un’aura incredibile in tutti i progetti usciti da Ágætis byrjun in poi. Il progetto ha ridefinito il post-rock e la musica orchestrale, esplorando le atmosfere delle orchestrazioni, unite alla musica ambient, il tutto accompagnato dalle parole inventate e dalle sottili linee di voce di Jónsi Birgisson.

14.

Lonnie Holley - Oh Me Oh My

Soul – 10 Marzo 2023

“Oh Me Oh My” è il titolo del nuovo disco dell’artista visivo e musicista Lonnie Holley. Registrato tra il Topanga Canyon e il The Garage, il sesto disco di Holley è una visione a tinte Jazz con sperimentazioni avanguardiste Pop/Rock. Nelle atmosfere del disco troviamo elementi folkloristici africani mescolati alla storia che ha guidato gran parte della vita dell’artista.

15.

Model/Actriz - Dogsbody

Noise Rock – 24 Febbraio 2023

Il primo album in studio della band di Brooklyn è uno spettacolo macabro, tra banger, contaminazioni e testi criptici. Sebbene il genere predominante sia il punk, questo disco ha forti tendenze elettroniche, noise ed industrial. Dopo l’EP autoprodotto del 2017 la band ha deciso di affidare il ramo produttivo a qualcuno di più consono.

16.

Black Pumas - Chronicles of a Diamond

Psychedelic Soul – 27 Ottobre 2023

17.

Durand Jones - Wait Till I Get Over

Soul – 5 Maggio 2023

18.

Squid - O Monolith

Art Punk – 9 Giugno 2023

Il quintetto di Brighton si spinge ancora una volta oltre i confini di ciò che si può solo immaginare, dando prova di quanto ogni canzone, ogni progetto e ogni live siano parte di un’evoluzione che va avanti dal 2021, anno del loro primo disco. Nonostante la sua complessità, “Bright Green Field”, era riuscito ad entrare nelle orecchie del grande pubblico. 

19.

Young Fathers - Heavy Heavy

Neo Psychedelia – 3 Febbraio 2023

20.

Anna B Savage - in|Flux

Art Pop – 17 Febbraio 2023

Il secondo album della cantautrice londinese si districa fra cupe strumentali stile Bjork, sospiri alla Billie Eilish e tematiche sulla rottura di una relazione, sulla disperazione e sul desiderio. Per quest’album, la cantante ha scelto Mike Lindsay per curare le produzioni. Le sperimentazioni includono l’utilizzo di strumenti come clarinetto, kalimba e sax. 

21.

Mandy, Indiana - I've Seen a Way

Post Industrial – 19 Maggio 2023

22.

Julie Byrne - The Greater Wings

Chamber Folk – 7 Luglio 2023

È una parabola fatta di perdita dolore e gioia, quella che lega insieme le 10 tracce di “The Greater Wings”, primo album della cantante americana da sei anni. Il disco, iniziato sul finire del 2020, si avventura, a differenza di lavori precedenti, in scenari sperimentali, a tratti più cupi.

23.

PJ Harvey - I Inside the Old Year Dying

Art Rock – 7 Luglio 2023

Dopo sette anni dall’ultimo progetto inedito, l’artista di Bridport torna con “I Inside the Old Year Dying”, decimo album in studio, che rimarca ancora una volta la capacità creativa e compositiva, non solo della Harvey, ma di tutte le menti dietro a questo disco.

24.

Olivia Rodrigo - GUTS

Pop Rock – 8 Settembre 2023

In GUTS, ci si ritrova immersi dentro un’atmosfera liceale, con ragazze ribelli che si muovono a ritmo inni “teenage rock” tra i corridoi del loro liceo. Eppure, nonostante gli stili che sembrano perfetti per essere utilizzati come colonna sonora di un film di seconda categoria per adolescenti, questo disco ha molto di più.

25.

Lankum - False Lankum

Avant Folk – 24 Marzo 2023

26.

Travis Scott - UTOPIA

Hip-Hop/Rap – 28 Luglio 2023

27.

Paramore - This Is Why

Post Punk – 10 Febbraio 2023

Negli ultimi sei anni i Paramore non sono rimasti sicuramente con le mani in mano. Sono diverse le Hits che portano la firma della frontman Hayley Williams, oltre al suo album solista uscito nel 2020, “Petals for Armor”, prima fra tutte Good for You di Olivia Rodrigo. Ma ora è il loro momento di brillare.

28.

Pip Blom - Bobbie

Synth Pop – 20 Ottobre 2023

I bravi artisti riescono ad esprimere la propria arte soprattutto cambiando nel tempo, rinunciando al
sentiero conosciuto per seguire tracciati istintivi e poi ritrovarsi. È quanto scaturisce dall’ultimo album dei Pip Blom, il gruppo olandese che torna con un sound tutto nuovo ma con metriche del (proprio) passato. Da vibes indie e analogiche si passa violentemente ad un suono digitale con velleità synth a cassa dritta.

29.

Pile - All Fiction

Indie Rock – 17 Febbraio 2023

Il nuovo album della band di Boston ci catapulta in una nova era fatta di atmosfere horror, suoni più ricchi e tracce più profonde. I “Pile” non sono certo gli ultimi arrivati sulla scena alternative contemporanea. In 16 anni e 10 album, abbiamo visto il trio americano spostarsi da un genere all’altro, da groove di batteria dalle tinte jazz a un album intero proiettato sul blues. La scelta dei Pile di saltare da un genere all’altro, non era campata per aria, ma aveva uno scopo ben preciso. Arrivare a quest’album.

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Jeff Rosenstock - HELLMODE

Indie Rock – 31 Agosto 2023

In un mondo che corre troppo veloce è bello vedere che ci sono delle cose che non cambiano mai. Questo è stato il primo pensiero quando, il giorno prima della sua uscita, HELLMODE, il nuovo disco di Jeff Rosenstock, veniva reso disponibile in maniera gratuita su Quote Unquote Records.

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Blondshell - BLONDSHELL

Indie Rock – 7 Aprile 2023

Sabrina Teitelbaum, in arte Blondshell, esce con il suo omonimo album di debutto. A differenza di alcuni lavori usciti diversi anni fa, in cui la cantante di Los Angeles aveva uno stile più pop, e sicuramente meno ricercato, in questa prima vera prova da solista, la Teitelbaum sembra riuscire a trovare il suo posto nella scena musicale. 

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Beirut - Hadsel

Chamber Pop – 10 Novembre 2023

L’isola di Hadsel, in Norvegia, raccoglie i fallimenti, la depressione e la rinascita di Zach Condon e del suo progetto “Beirut”. Il disco di Condon è a tutti gli effetti una dedica, a quel posto che ha salvato la sua carriera, e in un certo senso la vita.

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The Lemon Twigs - Everything Harmony

Folk Pop – 13 Aprile 2023

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ANOHNI & The Johnson - My Back Was a Bridge for You To Cross

Soul – 7 Luglio 2023

Il nuovo progetto in studio (primo degli ultimi 13 anni) con i The Johnson, si ispira profondamente a “What’s Going On” di Marvin Gaye, e trasla quel profondo stato di smarrimento del dopo guerra del Vietnam nel contesto sociale contemporaneo.

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JPEGMAFIA & Danny Brown - SCARING THE HOES

Experimental Hip-Hop – 27 Marzo 2023

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slowthai - UGLY

Post-Punk – 3 Marzo 2023

Gran parte delle sfaccettature della scena alternative britannica confluiscono nel nuovo LP dell’una volta rapper di Northampton. Nonostante dopo l’ascolto dei primi secondi della prima traccia si potrebbe pensare ad un album profondamente radicato dentro i confini dell’Hip-Hop, quello che si scopre lungo l’ascolto delle canzoni successive è che, “Ugly”, è ben altro.

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Everything But The Girl - Fuse

Downtempo – 21 Aprile 2023

Il duo inglese torna con un nuovo album, dopo una pausa durata ventuno anni. In Fuse, gli Everithing But the Girl. Come molti dei loro lavori degli anni ’90, questo disco è nato in un periodo parecchio difficile, quello della pandemia.

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The National - Laugh Track

Chamber Pop – 18 Settembre 2023

Il ritorno della band di Cincinnati, a distanza di solo 5 mesi dall’ultimo lavoro, suona più rumoroso e allo stesso tempo intimo, rispetto a ‘First Two Pages of Frankenstein’. Il disco nasce da un soundcheck a Vancouver, divenendo a tutti gli effetti il capitolo di chiusura del loro disco precedente. 

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Hotline TNT - Cartwheel

Shoegaze – 3 Novembre 2023

Il secondo disco dell’artista newyorkese si abbandona ad un vortice buoi di auto sabotaggi, frustrazione e cuori spezzati. L’aura di shoegaze dietro “Cartwheel”, uscito a due anni di distanza da “Nineteen in Love” è l’involucro perfetto per gli incubi di William Anderson, che ancora una volta si conferma uno dei più forti musicisti, nel descrivere situazioni di disagio. 

40.

Wilco - Cousin

Indie Rock – 29 Settembre 2023

Il sedicesimo disco in studio della band di Chicago è uno spaccato di vita in bilico tra la redenzione e l’abbandono al caos. Una lotta in cui, scegliere se farsi schiacciare dal peso del mondo o combattere. “Cousin” è un disco più “semplice” rispetto al materiale a cui eravamo stati abituati dalla band, ma non per questo è meno importante.

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Angelo de Augustine - Toil and Trouble

Folk – 30 Giugno 2023

Il progetto Angelo De Augustine, che ha solcato la linea di partenza nel 2014, oramai quasi dieci anni fa, con “Spirals of Silence” ha sempre avuto come filo conduttore un approccio artistico “Out of the Box”. No collaborazioni (salvo “A beginner’s mind”), No produttori, No autori. Solo l’artista la sua chitarra e una manciata di buone idee da trasformare in canzoni. 

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Sextile - Push

Dance-punk – 15 Settembre 2023

Tre tizi piuttosto strambi ci si parano davanti, capelli pittoreschi e abito in pelle, non di certo il miglior outfit per combattere la fitta calura losangelina. Eppure ciò sembra non scalfirli minimamente, anzi, questi paiono vivere di sudore, di palpebre socchiuse e secchiate di musica a bucare i timpani, di arti inferiori mirati a pestare il dancefloor, mentre i rimanenti disegnano astrazione.

I'm Green

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Mali Velasquez - I'm Green

Folk – 13 Ottobre 2023

Da Nashville, capitale del Tennessee ma soprattutto del country, la ventenne Mali Velasquez debutta col suo primo album I’m Green, ergendosi come nuova promessa della musica.
Assurdo come il progetto sia già così maturo, soprattutto se i risultati sono quelli ascoltati in queste tracce.

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Screaming Females - Desire Pathway

Alt-Rock – 17 Febbraio 2023

Gli Screaming Females sono tornati, e lo hanno fatto in un modo tutto loro. Solitamente, tutte le band indipendenti e con un bacino di utenza ridotto, dopo qualche tempo, a meno che non trovino un’etichetta solida, tendono a sciogliersi o a sparire dalle scene.

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Militarie Gun - Life Under the Gun

Alt-Rock – 23 Giugno 2023

Nell’ultimo periodo il mondo musicale si è trovato a dover affrontare un nuovo fenomeno in ascesa, quello dell’hardcore punk. Il genere è stato trascinato da gruppi come i “Turnstile”, che dopo la nomina ai Grammy, si sono spostati verso un’ambiente mainstream.

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Kali Uchis - Red Moon In Venus

Neo-Soul – 3 Marzo 2023

Il progetto Angelo De Augustine, che ha solcato la linea di partenza nel 2014, oramai quasi dieci anni fa, con “Spirals of Silence” ha sempre avuto come filo conduttore un approccio artistico “Out of the Box”. No collaborazioni (salvo “A beginner’s mind”), No produttori, No autori. Solo l’artista la sua chitarra e una manciata di buone idee da trasformare in canzoni. 

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Squirrel Flower - Tomorrow's Fire

Shoegaze – 13 Ottobre 2023

Profondamente radicato all’interno della musica rock, il nuovo progetto di Ella Williams (Squirrel Flower), si conferma il suo miglior lavoro. Negli anni, l’artista di Chicago, è riuscita a tirare fuori dal cilindro tracce mastodontiche, come “Roadkill” o “Iowa 146” e ancora “Red Shoulder”, spaziando dall’indie al folk, ai disagi dell’infanzia. “Tomorrow’s Fire” nasce da un viaggio.

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Mad Honey - Satellite Aphrodite

Shoegaze – 22 Settembre 2023

Lo Shoegaze fa parte del mondo della musica da oramai circa quarant’anni e, anche dopo tutto questo tempo, trova sempre nuovi punti per evolversi. I Mad Honey, quintetto di Oklahoma City, sono solo l’ennesima conferma dell’incredibile evoluzione di uno dei generi più rivoluzionari della musica moderna. 

the mercury tree - self similar

49.

The Mercury Tree - Self Similar

Alt-Rock – 7 Settembre 2023

Alieno è tutto ciò che risulta estraneo allo standard. Spesso può spaventare, risultare troppo distante da ciò al quale siamo abituati. Nella musica tale aggettivo viene spesso associato alla sperimentazione e all’innovazione, in alcuni casi portata anche all’estremo.

50.

100 Gecs - 10,000 Gecs

Hyperpop – 17 Marzo 2023

Paramore: La recensione di “This Is Why”

Paramore – “This is Why”.

10 Febbraio 2023

℗ 2023 Atlantic Recording Group LLC

Dopo quasi sei anni dall’ultimo album e un periodo non proprio positivo per la band del Tennessee arriva il sesto disco in studio.

Negli ultimi sei anni i Paramore non sono rimasti sicuramente con le mani in mano. Sono diverse le Hits che portano la firma della frontman Hayley Williams, oltre al suo album solista uscito nel 2020, “Petals for Armor”, prima fra tutte Good for You di Olivia Rodrigo. Ma ora è il loro momento di brillare.

Dopo tutti i problemi, i Paramore, sono usciti dalla tempesta più determinati e più forti di sempre, per la prima volta con la stessa formazione del disco precedente. Dopo aver assoldato Carlos de la Garza (M83, Neon Trees, Twin Shadow) alla produzione dell’album, il gruppo del Tennessee, composto dalla Williams, dal chitarrista Taylor York e da Zac Ferro alla batteria, si spinge verso la new wave e il post-punk, con testi impegnati politicamente, che forse arrivano un po’ in ritardo.

L’atmosfera di “Petals of Armor”, album solista della Williams, compare anche nella prima traccia, nonché title track. In “This is Why”, i Paramore decidono di prendere il punto forte che caratterizzava la prima ondata post-punk: la semplicità. Qui emerge anche una delle cose che rimarrà lungo tutto l’album, la Williams adotta uno stile di scrittura per cui riesce a rimanere elegante, ma irriverente nello stesso momento. In “The News”, de la Garza, opta per uno stile più morbido rispetto alla traccia precedente, salvo poi regalare un riff spigoloso sul ritornello, che lascia spazio ad una Williams inferocita che parla della “guerra dall’altro lato del mondo”. È come se, dopo un sonno durato sei anni, la band si fosse svegliata in un mondo di cui non vuole far parte. La terza traccia, “Running out of Time”, torna sulle corde che animano la title track equilibrando ancora una volta perfettamente una voce squillante ad una perfetta palette di suoni a tratti post-punk, a tratti new wave.

Il punto di incontro di questi due generi avviene nella quarta traccia dell’album. “C’est Come Ca”, qui la Williams preferisce parlare, quasi rappare, piuttosto che limitarsi a cantare. L’apice della canzone arriva sul bridge, quando la voce, in costante crescendo per tutta la canzone, si tramuta in un urlo. In “Big Man, Little Dignity” la frontman prende di mira gli uomini che abusano del loro potere, si assiste ad un netto contrasto tra la morbidezza della strumentale, che passa un po’ in secondo piano per lasciar spazio all’ironia e alla ruvidezza del testo, mentre il punto focale di “Figure 8” risiede proprio in pesantissimi riff di chitarra che prendono possesso dell’intera canzone. La sesta traccia, “You First”, è un altro punto di incontro, da una parte troviamo sempre quel post-punk, dettato dalla chitarra di York, che caratterizza un po’ tutto l’album, mentre dall’altra riemerge un indie quasi dimenticato.

In “Liar” si assiste ad un lato della Williams che non era ancora emerso nelle tracce precedenti. L’introspezione prende il sopravvento e, così come ci vuole cautela nel parlare di certe cose, lo stesso e nel suonarle. Delle dolci percussioni preparano la giusta atmosfera per delle chitarre più pulite e per una voce più calma, a tratti quasi sussurrata. Nella penultima traccia, “Crave”, Taylor York rievoca un emo-pop di primi anni 2000, mentre la frontman si scioglie in un semplicissimo ritornello. L’ultima traccia dell’album, “Thick Skull”, si mantiene sulla stessa scia della precedente, con la sola differenza di un groove più accentuato. Qui il punto forte è ancora una volta la voce, capace di saltare da un’ottava all’altra con una apparente semplicità tra una strofa e un ritornello.

I Paramore rievocano lungo tutto l’album quello che sono stati gli ultimi tre anni, tra guerre pandemie e cambiamenti climatici. Hayley Williams dimostra di avere un lato schietto e cinico, che tende a sputare la verità nella maniera più ruvida possibile. Dimostra anche di sapersi abbandonare a momenti più introspettivi, dai quali è più percepibile ciò che si nasconde dentro una persona. Farro e York danno un disegno perfetto alle linee melodiche e agli stili di questo album. Molto spesso, forse, i brutti periodi portano anche a cose positive.

Voto: 7/10

Guarda il video di This Is Why

https://www.youtube.com/watch?v=xIYJ7VaSxYY

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