- Bill Ryder-Jones – Iechyd Da
- 12 Gennaio 2024
- ℗ Domino Recording Co.
Amore, Dolore e Perdita, fanno i conti con un’insolita bellezza nel sesto disco in studio dell’ex chitarrista dei “The Coral”. Negli ultimi cinque anni, pur non avendo fatto uscire nessuna pubblicazione, l’artista di Warrington, ha collaborato con diversi nomi importanti, da Saint Saviour fino ai Swim Deep, prendendosi tutto il tempo per confezionare i prodotti migliori che potesse creare.
“Iechyd Da” è più ottimista rispetto ai suoi precedenti lavori, eppure, non si sa come, riesce a mantenere un’aura oscura dentro di sé, in grado di coesistere con attimi in cui i suoni diventano incredibilmente brillanti. Agli YAWN Studios, a West Kirby, ha trovato nella sua solitudine, fatta eccezione per una sola traccia co-scritta con William Hines, il catalizzatore perfetto per il suo disco più ambizioso, intimo e tenero.
A posteriori, e senza sapere come avrebbe potuto essere questo disco se ci avesse lavorato un esercito di autori e produttori, pare proprio che la scelta di Jones, di fare tutto da solo, sia stata quasi sicuramente la migliore della sua carriera. Tra momenti orchestrali, acustici, arrangiamenti in grado di mutare da un momento all’altro e piccole sfaccettature che riportano all’indie rock della seconda metà degli anni ’90, questo disco trova spazio anche per attimi di spensieratezza, spesso rappresentati dalle voci dei bambini, che spuntano qua e la lungo tutti i 48 minuti di questo disco.
Ad aprire “Iechyd Da” è “I Know That It’s Like This (Baby)”. Una voce lontana e riverberata si converte in melodie calme e percussioni spennellate, in cui Bill riflette su una relazione passate, mentre l’arrangiamento sotto la sua voce si fa via via sempre più veloce. Questo cambio di ritmo, calmo veloce e poi di nuovo calmo, sarà un altro segno distintivo di questo disco. “So che non sarò mai abbastanza per te”, canta mentre un gonfio arrangiamento orchestrale tenta di far uscire dal tuo corpo fino all’ultima lacrima. L’inizio scarno di “A Bad Wind Blows in My Heart Pt.3” si trasforma in stratificazioni sonore. Dai sintetizzatori, sempre presenti, ma che non rubano mai la scena “all’acusticità” di questo disco, a sottili linee melodiche di chitarra, guidano Ryder-Jones verso le orchestrazioni di “If Tomorrow Starts Without Me”, una ballad di primi anni 2000 sulla scia dei Weinland.
“This Can’t Go On”, primo singolo estratto da questo disco, uscito lo scorso settembre, aveva dato subito prova di cosa questo disco potesse essere, creando delle spettative importanti che Jones è riuscito addirittura a superare. Senza ombra di dubbio la miglior traccia di questo disco. Una delle cose insolite ma che riescono a trovare un giusto spazio è l’utilizzo dei campioni. Come per la prima traccia del disco, l’artista sceglie di campionare gli archi da una traccia del 1978 dei Flashlight.
Da questo momento, il disco riesce a trovare il modo di crescere ulteriormente.
“…And The Sea…” è un intermezzo incredibilmente atmosferico. In “Nothing to Be Done”, le sezioni di ottoni creano un ambiente cupo. E poi? “It’s Today Again” un’intima analisi sulla salute mentale, avvolta da un arrangiamento piuttosto essenziale, rispetto al resto del disco. A dare una spinta in più alla traccia sono le voci dei bambini, la ciliegina sulla torta di una traccia di una tristezza oltre ogni immaginazione.
“Christina” torna ad arrangiamenti per lo più acustici. Sugli strumming rumorosi di chitarra acustica, costruisce poi arpeggi e sezioni di pianoforte che, guidati dalla batteria, danzano fra cambi di ritmo e le soffici voci di Bill. Nelle armonie vocali di “How Beautiful I Am” torna un’aura di tristezza che scompare, almeno in parte, su “Thankfully for Anthony”. La verità però è che, per quanto questo disco sia profondamente ottimista, a suggerire dal titolo e dall’ultima traccia, che in gallese significano rispettivamente, “Buona Salute” e “Buonanotte”, quella sensazione di tristezza sembra non andare mai via.