- Billie Eilish – Hit Me Hard And Soft
- 17 maggio 2024
- ℗ Darkroom / Interscope Records
A tre anni di distanza da “Happier than Ever”, Billie Eilish e Finneas tornano con “HIT ME HARD AND SOFT”. Con questo album, i due fratelli volevano andare più a fondo, uscire dalla propria comfort zone. Questa scelta li ha portati a confrontarsi anche con momenti in cui non si sentivano allineati, a grandi liti, e ha sicuramente messo alla prova la loro relazione di artisti e fratelli, come raccontano in alcune interviste, tra cui quella per Apple Music con Zane Lowe. Tuttavia, questa esperienza ha decisamente permesso loro di cambiare l’approccio alla parte creativa della realizzazione di un album, portando un prodotto nuovo.
Il punto centrale della ricerca dietro questo album è stato trovare se stessi. Finneas ha chiesto a Billie di “open up the door” per lui, cercare di farlo entrare per capire cosa stesse sentendo e di cosa avesse paura. Non è sempre facile comunicare queste sensazioni, specialmente se noi stessi non riusciamo bene a identificarle. Per facilitare questa indagine introspettiva hanno deciso di registrare in un piccolo studio a casa, “side by side”, facendosi guidare da un’ atmosfera più rilassata, cercando il più possibile di non percepire questo progetto come lavoro ma come “hanging out”, un’attività divertente tra fratelli.
Sentendosi spesso non in sintonia, l’esperienza di indagare nuovamente la propria identità si è rivelata molto complessa: Billie spiega che ha sempre avuto problemi con il processo creativo, ma che Finneas ha bisogno di comprendere a fondo le emozioni dell’artista con cui collabora per poter lavorare su qualsiasi progetto in modo efficace. Finneas ha quindi cambiato atteggiamento cercando di essere paziente e di lasciare a Billie più spazio così che lei potesse trovare il modo di esprimersi e questo compromesso ha evidentemente dato i suoi frutti.
Hanno creato un gioco chiamato “fart or fear” che utilizzano come parametro quando ascoltano della musica: una canzone rientra nella categoria fart quando, secondo loro, l’artista è sicuro di sé, sa di essere bravo e gli piace ciò che ha prodotto, mentre fear sta per il dubitare e rischiare. Entrambe le categorie possono essere sia negative che positive. Fanno l’esempio dell’album “WHEN WE ALL FALL ASLEEP, WHERE DO WE GO?” che rientra nella categoria fear per tutte le novità che hanno introdotto e di cui non erano del tutto sicuri, mentre “Happier than Ever” lo giudicano fart perché, mentre lo realizzavano, avevano la sensazione di sapere dove stessero andando e di aver raggiunto un livello artistico soddisfacente, nonostante qualche crisi d’identità.
Per quanto riguarda “HIT ME HARD AND SOFT”, il concept che lega tutte le canzoni presenti nell’album è il percorso di ricerca dell’identità di Billie, che ormai sa chi è, anche se c’è una parte di lei che è ancora incerta e guarda alla Billie del passato. Questo concetto viene riassunto nei versi “but the old me is still me and maybe the real me and I think she’s pretty” in “SKINNY”, la canzone che apre l’album.
Finneas e Billie raccontano di aver iniziato a lavorare su questo progetto prima ancora che qualcuno glielo imponesse, rendendo il lavoro meno pesante e dando modo alla creatività di uscire e svilupparsi spontaneamente. L’approccio creativo è stato diverso rispetto ai precedenti album: Finneas spiega che solitamente procedevano iniziando e finendo una canzone alla volta ma, in questa occasione, hanno lavorato su una canzone per un po’ e, quando sentivano di stare arrivando vicini a un livello di soddisfazione o saturazione creativa, si fermavano e iniziavano a lavorare su un’altra.
Il motivo principale era mantenere l’inventiva viva, con il criterio che se, tornando su una canzone dopo tre settimane, non avessero sentito le stesse emozioni, l’avrebbero bocciata e avrebbero ricominciato da capo, operando come sarti che tagliano e cuciono le parti più convincenti per eliminare quelle scartate. Questa necessità nasce dal metodo utilizzato per “Happier than Ever”, che era praticamente opposto: avevano la pressione data dalle tempistiche stringenti, i brani erano molti di più (16 canzoni) e in generale sentivano di essersi presi troppo “sul serio”.
“SKINNY” è la canzone che apre l’album e, in quanto tale, pone le basi per permetterci di capire quale sia il tema principale che connette tutte le canzoni: l’identità. Con questa canzone veniamo cullati, inizialmente dalla chitarra che accompagna la voce di Billie, molto dolce. Ci si può facilmente immaginare una conversazione tra la Billie del passato e quella del presente, con la delicatezza di chi si vuole bene ed è piena di domande, come “do you still cry?” in un percorso di accettazione che culmina nel verso “but the old me is still me and maybe the real me and I think she’s pretty”, il quale racchiude il senso dell’intero album. Gli archi accompagnano verso il finale della canzone con un piacevole e inaspettato cambiamento, dato dal beat che non è altro che l’introduzione della prossima canzone, “LUNCH”.
Legata al finale di “SKINNY”, questa canzone si apre con un beat e un giro di basso molto accattivanti, a cui poi si aggiungono anche la batteria e la chitarra. “LUNCH” è un’accurata metafora di un’emozione che prende il sopravvento e il controllo. Scritta dopo una conversazione con un’amica che descrive il sentimento pressoché bestiale, il magnetismo e l’attrazione provate per una persona, quasi paralizzanti come descritto dal verso “she’s the headlights I’m the deer”. La frase chiave della canzone è “I can buy you so much stuff it’s craving not a crush”, che dipinge perfettamente come per questa persona si sia disposti a fare di tutto, mossi da una febbre istintuale.
Questa canzone è un tentativo di prendersi meno sul serio, spiega Billie, non essere sempre seri e vulnerabili come avevano fatto per “Happier than Ever”, ma cercare di abbracciare la propria parte più “cringe and playful”. Billie voleva che in generale le canzoni non fossero facilmente interpretabili, ma che ognuno potesse trovare la propria interpretazione senza ascoltarle e dire “ok so esattamente di cosa sta parlando”, sostenendo che oggi tutti sappiano tutto di qualsiasi cosa e che non c’è più spazio all’immaginazione e all’interpretazione personale perché ad ogni domanda c’è qualcuno pronto a fornire la risposta, che è una e unica.
In Chihiro basso e beat sono la struttura portante del brano, ma più “laid back” rispetto a “LUNCH”. Il ritornello “open up the door” nasce improvvisando e giocando con gli effetti vocali. È una richiesta estremamente semplice ma intrisa di una potenza emotiva notevole: si chiede il permesso di entrare nell’interiorità di qualcuno attraverso l’immagine quotidiana, familiare della porta. Tutti i vocals sono stati registrati con il feedback degli speaker perché a Billie piaceva di più la versione che sentiva dal proprio iPhone rispetto alla versione “pulita” sistemata da Finneas; in particolare è stato molto apprezzato il noise prodotto dal feedback, aggiungendo effetti come il delay. Con questa canzone Billie sperimenta il “performing while writing”, ossia il processo di creazione, anche del testo, avveniva spontaneamente mentre Billie improvvisava con il microfono in mano, aiutandola a superare le sue difficoltà nel comunicare.
Birds of a Feather presenta due anime: una che voleva commuovere e una che cercava di comunicare spensieratezza. Questo contrasto ben riuscito è dato dalla base piuttosto ritmata e ballabile, in contrapposizione con un testo pieno di emozione. In questa canzone, Billie sperimenta un nuovo modo di cantare. Finneas le mostra come registrare da sola e come accompagnarsi. Billie è molto meticolosa e critica sui suoi vocals e cerca sempre di prendere le singole parole meglio eseguite da diverse registrazioni. Riesce inoltre a raggiungere una nota altissima, che la rende davvero orgogliosa di aver preso quel rischio e di aver provato da sola, perché in presenza di Finneas avrebbe sempre avuto dell’imbarazzo, nonostante il loro rapporto.
“WILDFLOWER” esprime una sensazione complessa e devastante, riassunta dal verso “I know that you love me, you don’t need to remind me”. Ogni parola di questa canzone apre una ferita sempre più profonda. In amore, il punto è proprio far sapere all’altra persona quanto la si ama, e sentirsi dire una frase del genere esclude completamente, non lascia più spazio a repliche di alcun tipo. Con quella frase si comunica che non si ha bisogno di essere rassicurati sui sentimenti dell’altro, ma che il problema è la presenza di un sentimento che non può essere scacciato, un costante pensiero, uno stato di “overthinking”. Si costruisce un’immagine di amore a senso unico, in cui si è consapevoli: “Did I cross the line?” “I see her in the back of my mind.”
Non parla di tradimento, ma di un pensiero assillante. Questo stato è espresso anche dal crescendo della batteria e del secondo chorus, che va sempre più in alto per poi tacere improvvisamente per lasciare spazio al verso “Do you see her in the back of your mind? In my eyes.” È come se a questo punto il pensiero abbia preso il sopravvento e abbia contaminato anche l’altra persona, la canzone si conclude con la ripresa, come se non ci fosse davvero alcuna via d’uscita.
The Greatest è il brano che più di tutti mostra quanto Finneas e Billie siano cresciuti artisticamente. È il cuore dell’album e il brano che lo rende davvero completo. Billie e Finneas raccontano di essersi sentiti “risvegliati” da questa canzone, passando dal vivere al comprendere la vita. Volevano descrivere la sensazione brutale di essere feriti da una persona che si ama profondamente, il momento della delusione in cui ci si accorge che la persona amata non desidera seguire la stessa strada in quello che è un vero e proprio climax.
Viene raccontata la speranza riposta nel possibile cambiamento, con l’attesa di questa persona, per poi però comprendere che non sarà mai disposta a compiere gli stessi sacrifici. La pazienza e il compromesso “all my love and patience” non sono corrisposti “doing what’s right, without a reward” “just wanted passion from you, just wanted what I gave you” e si rivelano “unappreciated”. La parte più esasperante a livello sentimentale è capire che questa persona aveva davvero tutte le caratteristiche per essere quella perfetta, ma semplicemente non ne è capace “you said your heart was jaded, you couldn’t even break it” “you could have been the greatest”, condizione davvero solitaria e triste, ma anche di presa di coscienza delle proprie qualità “man, am I the greatest”.
“L’AMOUR DE MA VIE” rappresenta la condizione opposta di “THE GREATEST”. Il testo diventa sempre più tagliente, mostrando quasi un narcisismo oltraggioso. La persona in questione non ha paura di ammettere con serenità che si è presa gioco dell’altra, confessando che ha mentito: “I told you a lie when I said you were the love of my life”. Questa canzone voleva essere una canzone nella canzone, permettendo agli ascoltatori di cogliere collegamenti con le altre tracce. È stata scritta con libertà e leggerezza, con la volontà di tornare a quando la musica non era solo lavoro ma, prima di tutto, una passione, portata avanti con piacere e spensieratezza, tant’è che non presenta una struttura rigorosa ma ci sono variazioni, parti in cui si gioca con i beat e l’effettistica, rendendola sicuramente un brano particolare e che si distacca leggermente dagli altri.
“THE DINER” è una canzone che riflette sull’essere umano, sulle nostre debolezze e ossessioni, la parte forse un po’ più oscura. Finneas e Billie la descrivono come imperfetta, ma hanno deciso di non cambiarla troppo rispetto a come era nata, proprio perché la versione più “grezza” risultava più soddisfacente di quella ripulita. Sono stati utilizzati dei beat lo-fi e molti effetti come il delay e il reverb sempre adottando la modalità del registrare con l’iPhone per poi riascoltare il prodotto finale dagli speaker.
Bittersuite ci accompagna verso la fine con una dualità musicale che inizia in modo etereo e cresce lentamente, solo per essere interrotta da una calma improvvisa che disorienta e risulta piuttosto estranea. Nonostante ciò, il testo continua a dipingere immagini oniriche, il sogno, la fantasia e a esplorare la doppia natura dell’amore. Inoltre, riprende i temi delle canzoni precedenti con versi come “l’amour de ma vie”, “love so bittersweet”, e “open up the door for me”. La conclusione sfuma nella voce e si conclude con un suono deciso che collega il finale al bridge di BLUE. Questo chiude il cerchio e conferisce un senso di completezza aprendo e chiudendo l’album.
Nonostante sia l’ultima traccia dell’album “BLUE” è la prima canzone che Finneas e Billie hanno scritto. Nasce da due brani già esistenti, “Born Blue”, originariamente destinata a “Happier than Ever” ma successivamente scartata, e “True Blue”, composta da Billie e Finneas quando avevano rispettivamente 14 e 18 anni. Nel 2022, “True Blue” è trapelata, causando inizialmente fastidio e irritazione in Billie poiché era una canzone incompleta e da tempo dimenticata. Tuttavia, riascoltandola, ne riconosce il potenziale. Con Finneas, decidono quindi di riscrivere il testo, senza successo, finché Billie non inizia a improvvisare canticchiando “Born Blue”.
È quindi riesumando e combinando questi due brani con l’aggiunta dello stesso motivo che ricorre nel bridge di “THE GREATEST” e nell’introduzione di “SKINNY” che la canzone viene portata a compimento, raccogliendo riferimenti a tutte le tracce precedenti. Ritorna “open up the door” ma è chiaro che il character development è ormai arrivato alla fine del percorso “it’s over now”, e ci viene data la possibilità di immaginare la prossima evoluzione introdotta dalla domanda finale “but when can I hear the next one?”.
Finneas e Billie dichiarano di sentirsi come se davvero avessero dato tutto ciò che avevano con questo album e di essere finalmente liberi di esplorare nuove direzioni creative. “HIT ME HARD AND SOFT” rappresenta un notevole sviluppo artistico per Billie Eilish e Finneas, evidenziando la loro crescita nelle scelte musicali, di produzione e scrittura. In generale la complessità dei temi che avvolgono queste tracce diventa un mezzo davvero immediato per immedesimarsi e riconoscere domande e sensazioni completamente appartenenti all’essere umano.
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