Quello che stiamo ascoltando non è un disco di canzoni. A MARE è il titolo del primo progetto discografico di Cristiana. È l’ennesima prova del turbine creativo che si cela nel sottosuolo musicale italiano. È importante soffermarsi sulla frase di apertura di questo articolo. L’album non è un disco di canzoni, perché ogni brano non nasce come tale. Prima di essere canzoni, le tracce sono poesie. È bene tenerlo a mente durante l’ascolto di questo progetto, poiché si potrebbe rimanere inizialmente disorientati, se non si è abituati agli storytelling musicali. La classica forma-canzone, non ha spazio in questo progetto e i testi difficilmente si legano a metriche standard.
A MARE è un fiume in piena, dove le parole escono così come sono, senza dar troppo peso a dove metterle o come incastrarle. L’altro filo conduttore del disco, che si lega perfettamente alla poesia è l’amore, non quel tipo di amore che ci viene in mente appena sentiamo questa parola. È descritto quasi astrattamente.
Nelle sonorità, ci troviamo invece su ambientazioni più canoniche. A MARE gioca molto su un mix di suoni a metà fra cantautorato italiano e un indie di respiro internazionale. Ogni strumento rimane libero nelle stesse ambientazioni delle poesie che compongono il disco. Spesso appaiono fuori fuoco, lasciando spazio solo alla voce di Cristiana, in alcuni casi anche troppo. È un suono ancora grezzo, ma non per questo meno interessante. Nella produzione e negli arrangiamenti (sviluppati incredibilmente bene), l’artista si è affidata ad Alex Ferro (i Santini).
Ad aprire l’album è intro. Gli arpeggi di chitarra si intrecciano con un’ampia struttura di sintetizzatori. I droni creano un’atmosfera perfetta, dove veniamo introdotti a tutto ciò che ascolteremo per il resto di A MARE. Su Verde ci scontriamo con un’ottima produzione, la chitarra, pur sempre presente si defila, per lasciare spazio a piani elettrici e synth. Tutto è attentamente dosato, non c’è alcun tipo di sfarzosità ad appesantire la traccia. Poesia è forse la traccia che più si avvicina ad una forma canzone più classica. Il brano, dedicato alla nonna, cresce emotivamente ogni secondo di più, liberandosi in un outro strumentale che sembra perdersi nell’aria.
Un po’ De André, un po’ Calcutta, Finestra altro non è che un ricordo. Di giornate passate a leggere, pensare, ascoltare musica. Ogni momento, anche il più piccolo, che possa trasmettere un barlume di emozione, si insinua in A MARE, per colorarlo, per renderlo autentico, per renderlo vivo. Fragile rimane sullo stile del brano precedente, spogliandosi di ogni strumento superfluo e lasciando il posto da protagonisti a chitarra acustica e percussioni.
Pur mantenendo qualche punto debole, quello che troviamo su A MARE, si conferma comunque piuttosto interessante. I dischi di debutto sono un po’ questi, servono per prendere le misure, capire dove si sta andando e impostare l’asticella.
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