Eddie Chacon: La recensione di “Sundown”

  • Eddie Chacon – Sundown
  • 31 Marzo 2023
  • ℗ Stones Throw Records

L’ex “Charles & Eddie” torna con il suo secondo album in studio. In “Sundown”, l’artista californiano mette da parte le sperimentazioni e le modifiche che aveva apportato al suo soul del disco precedente, e tira fuori dall’armadio vecchie sonorità, che riescono però ad acquisire un nuovo smalto. Con John Carol Kirby (Solange, Frank Ocean, Miley Cyrus), che aveva lavorato alle produzioni di “Pleasure, Joy and Happiness”, questo disco si impregna di jazz anni ’70 e Funk, combinati con assoli di piano e groove anni ’80. 

È proprio il pattern di batteria jazz ad aprire questo disco. Sulla ritmica di “Step By Step”, si adagiano morbidi strati di sintetizzatori. Mentre la voce di Chacon rimane un sussurro nell’aria, salvo acquisire maggior importanza quando canta “Step By Step”. Tra gli arpeggi di piano elettrico e una batteria scarna, costituita principalmente da cassa e piatti, il vero groove di questa canzone lo danno le percussioni prese in prestito alla world music e un contrabasso sfocato.

In “Comes and Goes” ci spostiamo verso sonorità funky, nonostante il ritmo sia rallentato. Il sound di Eddie inizia a confluire sempre di più verso l’R&B degli anni ’90, aiutato dall’assolo di sax di Logan Hone, primo e unico faturing di questo disco. Le percussioni afro di “Sundoun” infondono un’atmosfera calda e esotica, che dura per tutti i quasi 5 minuti di canzone, mentre la voce di Chacon torna ai sussurri della prima traccia.

“Holy Hell” era uscita come singolo di anticipazione del disco ad agosto del 2022. È la traccia più grossa del disco, in termini di arrangiamento. Contiene sezioni ritmiche e strumming mutati di chitarra funk in sottofondo, miscelati perfettamente a strati e arpeggi di sintetizzatore e al sempre presente, e in questo caso carico di effetti, Fender Rhodes. Alle percussioni di “Haunted Memories” vengono aggiunte batterie elettroniche, mentre la voce di Chacon appare sempre più lontana, quasi come a voler lasciare spazio alla linea melodica principale della traccia, dettata in questo caso dal basso. “Same Old Song” introduce una sezione di fiati e ottoni più presente rispetto a Comes and Goes, mentre “The Morning Sun”, ultima traccia di questo disco e un piacevole ballo fra flauto traverso e sezione ritmica, con la voce di Eddie che questa volta è più presente ed appare sporca e leggermente distorta. 

Voto: 7/10

/ 5
Grazie per aver votato!
Articolo Precedente

A Certain Ratio: La Recensione di “1982”

Prossimo Articolo

Tuesday Music Revival: Appetite for Destruction – Guns N’ Roses

Latest from Recensioni