Oggi chiunque può produrre musica. Il processo produttivo di una canzone è diventato molto meno complesso e macchinoso. Basta realmente un computer, ma c’è stato un periodo in cui era tutto molto più complicato. Non potevi produrre musica se non in studi estremamente costosi e non potevi pubblicare una canzone se non con un’etichetta discografica. C’è stato un giorno, nel 1978, in cui il corso della musica è stato completamente stravolto. Il giorno in cui è stato messo in commercio il Fairlight CMI.
Il Fairlight CMI (Computer Musical Instrument) è uno degli strumenti più rivoluzionari nel music business. Introdotta nel 1979, questa macchina, è considerata il primo campionatore digitale della storia, nonché colui che ha cambiato radicalmente il modo in cui la musica veniva composta, registrata e prodotta. Con le sue capacità avanzate (per l’epoca) di sintesi e campionamento, il CMI ha introdotto gli artisti a nuove possibilità creative, influenzando profondamente la musica degli anni ’80 e non solo.
Le Origini
L’innovazione Australiana
Il Fairlight fu sviluppato da Peter Vogel e Kim Ryrie, due ingegneri australiani che avevano una passione particolare per la tecnologia orientata alla musica. Fondarono la Fairlight Instruments Pty nel 1975, spinti da una visione innovativa mirata a sviluppare una macchina che inglobasse le capacità di un sintetizzatore e quelle di un computer. Dopo quattro anni di ricerche, nel 1979, nacque il primo modello di CMI.
Caratteristiche
Il primo modello di Fairlight era dotato di una tastiera simile a quella di tutti i sintetizzatori già in commercio, un computer con monitor e un dispositivo di puntamento chiamato “light pen”. La vera svolta non era però nell’hardware. La sua capacità di campionamento digitale permetteva di registrare suoni a 8 bit e riprodurli a varie velocità. Grazie al linguaggio di programmazione di cui era dotato, i musicisti potevano manipolare e modificare i suoni con una maggiore libertà rispetto ad ogni campionatore esistente.
L’Impatto del Fairlight CMI sulla Musica
Un Suono Iconico
Il CMI divenne in un battito di ciglia uno strumento essenziale per molti artisti dell’epoca. Il modo in cui permetteva di lavorare sul suono offriva possibilità creative potenzialmente illimitate. Brani iconici come “Beat It” di Michael Jackson presentano suoni campionati con il Fairlight. Kate Bush è però l’esempio più incredibile delle possibilità che aveva questa macchina. L’intero album “Hounds of Love”, dove è contenuta la celebre canzone “Running Up That Hill”, è prodotto attraverso il Fairlight. Quello di Kate Bush è il primo caso nella storia in cui il computer prende un ruolo fondamentale nella produzione di un disco.
Il CMI fu pane per i denti di produttori di musica pop, rock e New Wave, ma non solo. La versatilità di questo campionatore influenzò in poco tempo i generi più disparati, dal Jazz alla musica classica. Ad un certo punto arrivò anche nelle colonne sonore, diventando uno degli strumenti di punta nelle composizioni di Hans Zimmer.
Evoluzione del CMI
Fairlight CMI Series II e IIx
Nel 1982, l’azienda lanciò il secondo modello del CMI. In questa nuova versione, il campionatore offriva una maggiore memoria, una qualità sonora superiore e nuove funzionalità. Nel IIx, introdotto l’anno dopo, aggiornarono ulteriormente la risoluzione del campionamento, passando a 16 bit, e aggiunsero un’interfaccia MIDI. Le modifiche lo resero ancora più efficiente, consacrandolo come lo strumento più avanzato dell’epoca.
Fairlight CMI Series III
Lanciato nel 1985, il Fairlight Series III rappresentò il culmine dell’innovazione. La risoluzione di campionamento era sempre a 16 bit, mentre la polifonia era stata aumentata fino a 16 voci. Questo modello offriva una qualità sonora eccezionale e includeva una libreria di suoni campionati e un’interfaccia utente migliorata. Pur essendo un macchinario molto costoso diventò il prodotto più ambito dai produttori e musicisti di tutto il mondo.
Impatto del Fairlight CMI sulla Tecnologia Musicale
Campionamento e sintesi
Il Fairlight CMI fu pionieristico non solo per le sue capacità di campionamento, ma anche per le sue funzionalità di sintesi additiva e sottrattiva, che permisero ai musicisti di creare suoni nuovi e sempre più complessi, combinando le onde sonore a proprio piacimento. Il CMI introdusse anche il concetto di sequenziamento digitale, permettendo di programmare e riprodurre sequenze di note e suoni con una precisione mai vista fino a quel momento.
Rivoluzione Digitale
L’introduzione di questa macchina segnò l’inizio della rivoluzione digitale nell’ambiente musicale. Prima del Fairlight, la maggior parte della produzione musicale avveniva attraverso macchinari analogici. Con il CMI, i musicisti potevano manipolare e riprodurre suoni in formato digitale. In questo senso, il Fairlight, aprì la strada alle tecniche di produzione attuali.
Declino e Riscoperta
La Concorrenza e il declino
Nonostante l’ampio successo, le nuove scoperte degli anni ’90 iniziarono a far perdere terreno al CMI. I nuovi sintetizzatori e campionatori erano meno costosi, più accessibili e, inoltre, occupavano meno spazio. Strumenti come l’Akai S1000 e il Roland S-770 offrivano capacità di campionamento molto simili e a un prezzo ridotto. Anche l’evoluzione dei computer era progredita a vista d’occhio e di conseguenza certi software erano ormai obsoleti.
Operazione Nostalgia
Negli anni 2000, ci fu una riscoperta degli strumenti vintage, fra cui il Fairlight CMI. Molti musicisti si trovarono a preferire il colore e la qualità di questo strumento. La nostalgia per l’estetica e il suono anni ’80 portò a un rinnovato interesse per il CMI, alimentato dal crescente stato di popolarità della musica elettronica e della synthwave, che celebravano le sonorità vintage.
Cosa ci resta oggi del Fairlight CMI
Oggi il CMI è un antico cimelio da museo e le nuove tecnologie lo rendono sempre più obsoleto. Eppure il Fairlight è dentro il processo creativo di qualunque produttore moderno. Esso introdusse i concetti e le tecniche che oggi stanno dietro qualunque software di produzione musicale. Ha dimostrato quanto forte può essere l’ingegno umano e cosa succede quando digitale, analogico e creatività si incontrano. Se oggi si può “fare musica con il computer”, lo dobbiamo solo a questa macchina semplicemente incredibile.