Il tramonto di Pitchfork: Perché la musica ha perso

È così che finisce una delle più belle storie sul giornalismo musicale, con una mail. Le voci su un possibile cambio di rotta del webmagazine americano giravano già da qualche settimana, ciò che è emerso dall’annuncio di Anna Wintour, contro ogni aspettativa, è parecchio catastrofico. Gran parte del personale è già stato licenziato, e quel che ne rimane verrà inglobato dalla rivista GQ. Quello che si legge dalla mail si può in sostanza riassumere come “Un tentativo disperato di mantenere una sezione dedicata alla critica musicale”, ma sarà davvero cosi?

Pitchfork, nata al tramonto degli anni novanta dall’idea di Ryan Schreiber, è passata dal seminterrato della casa dei genitori ad essere sulla bocca di tutti gli appassionati di musica. Inizialmente l’unico blog, o comunque l’unico in grado di riscuotere un grosso seguito, a parlare di musica indie, e l’unico a dare un taglio più informale agli articoli. All’inizio degli anni 2000 arrivò la prima grossa opportunità, quando entrarono a far parte della società, alcuni nomi importanti. Nel 2015, dopo l’acquisizione da parte di Condé Nast, Pitchfork è diventata inarrestabile, almeno fino ad oggi. 

Negli anni, se ne sono dette di tutti i colori. Spesso accusata di screditare le riviste storiche, o di essere una realtà popolata da arroganti saccenti, una cosa non le si può togliere. L’unica rivista musicale in grado di coprire il panorama in maniera così ampia è stata Pitchfork. A conti fatti, in realtà, si può dire che Pitchfork abbia anche traghettato per prima la modalità di fruizione di nuove proposte musicali verso il mondo di internet.

Indipendentemente dall’opinione che si possa avere su Pitchfork, una cosa rimane invariata. Questa è una sconfitta per la musica. 

Nella mail della Wintour sono espressi ”sentiti” ringraziamenti verso Puja Patel, che per anni ha ricoperto il ruolo di responsabile, trascinando la rivista fino ai National Magazine Awards. 

Pitchfork

E ancora la domanda resta la stessa: cosa rappresenta la fine di Pitchfork, per l’ambiente musicale?

In un mondo sempre più dominato da Trends di TikTok e canzoni in grado di diventare obsolete nel giro di un’estate, in cui la soglia dell’attenzione è limitata a video di 10 secondi, realtà come quella di Pitchfork, sono state in grado di fornire delle risposte alternative. E se questo è stato il risultato, si prevedono periodi difficili nel futuro.

/ 5
Grazie per aver votato!
Articolo Precedente

Vegas On Bass: La recensione di “Circle”

Prossimo Articolo

Jaufenpass: La recensione di “Cloud’s Eye”

Latest from Articoli