- Julie Byrne – The Greater Wings
- 7 Luglio 2023
- ℗ Ghostly International
È una parabola fatta di perdita dolore e gioia, quella che lega insieme le 10 tracce di “The Greater Wings”, primo album della cantante americana da sei anni. Il disco, iniziato sul finire del 2020, si avventura, a differenza di lavori precedenti, in scenari sperimentali, a tratti più cupi.
Il primo duro colpo arriva subito, in apertura. “Sei sempre nella band” canta in “The Greater Wings”, riferendosi a Eric Littman, produttore di Julie, morto alla fine del 2020. La verità è che questo è il verso più vero di tutto il disco, perché a livello produttivo, Littman sembra non essere mai andato via. Lo si sente negli arpeggi di sintetizzatore, negli ampi strati ambient e nell’ampio utilizzo degli archi.
I cowntry-man direbbero che per scrivere una buona canzone bastano “solo” quattro accordi e la verità. In “Portrait of a Clear Day” c’è tutto questo. Una chitarra arpeggiata, rigorosamente suonata con le dita, mentre Byrne canta la solitudine e la perdita. “Summer Glass”, con gli arpeggi sostenuti di sintetizzatore e un enorme tappeto di droni è la traccia in cui più emerge l’impronta di Littman, mentre il piano immerso nel riverbero porta “Moonless” in un territorio quasi sognante.
“Summer’s End” mescola i synth ambient a glissando di arpa. “Lightning Comes Up from the Ground”, inizia con un semplice arpeggio di chitarra, prima di smembrarsi in enormi sezioni di archi e la voce leggera della Byrne.
“Hopes Return” è una ballad dai tratti stridenti, dettata da un basso sintetizzato puntato, che costituisce, insieme a linee di synth più calme, lo scheletro di “Flare”. La voce si incupisce ancora di più, avvolta dalle ambientazioni ipnotiche dei droni mescolati all’orchestra.
“Death Is The Diamond”, la traccia che chiude quello che è un vero e proprio percorso, presenta sezioni orchestrali stridenti e progressioni di piano ovattate. La voce di Julie perde la compattezza, apparendo a tratti rotta. È realizzazione, il dolore che piano piano si restringe, fino ad occupare una parte marginale della nostra esistenza, perché la vita va avanti.
Voto: 7.9/10