Kewen: La recensione di “Chapters”

  • Kewen – Chapters
  • 15 Settembre 2023
  • ℗ KewenMusicServices

È un viaggio tra americana e indie-folk, con sprazzi di soft-rock, quello di “Chapters”, disco di debutto di Kewen. È anche il suo primo lavoro dopo una pausa di circa due anni dal suo ultimo singolo.

Il cantautore inglese sceglie sonorità d’oltreoceano, per impacchettare un disco che suona della più selvaggia america, sostenuto dalla sua band, “The Crosswalk”. Rispetto ai suoi lavori precedenti, “Chimes”, EP uscito nel 2017 e “A Little Bit Of Magic”, uscito nel 2019,” Chapter” è più concreto, spazia tra vari generi e sonorità, ma senza mai strafare, trovando lo spazio giusto per ognuna di esse. 

L’apertura del disco “Finding You”, e una midtempo soffice è parecchio scarna. Basta poco per infondere emozione, la calda voce di Callum e l’arpeggio di una chitarra acustica.  L’acusticità della traccia scompare verso metà, convertendosi ad un country-rock dai ritmi veloci e da un suono Springsteeniano. La title track, uscita come singolo lo scorso aprile, inserisce line melodiche blues di chitarra, assoli di sax, e cori, come coronamento di un ottimo arrangiamento che si muove verso le frontiere dell’art rock. 

Il disco lascia spazio anche per momenti nostalgici, in cui le sonorità si rifanno al country di primi anni 2000 come nel caso di “Disco Lights in Geargia” e “Same Outfit, Same Place”, o a sonorità di gran lunga più mature, come si può sentire in “Lake Song”. La power pop “Lost Shards” si apre con un piano profondo, prima di crescere in una danza stratificata di armonie vocali. 

“By My Side” unisce, nei suoi 11 minuti di durata, riff graffianti rock presi in prestito dalla discografia di primi anni 90 di Springsteen, cambi di ritmo, sovrapposizioni di chitarre, e ambientazioni folk, costernate da voci cavernose, linee di sintetizzatore e cori. In “A decade”, traccia di chiusura del disco, i riverberi sono spinti al massimo. Il disco finisce esattamente come è iniziato. L’arpeggio di chitarra acustica, la voce squillante di Callum e gli archi portano ad un crescendo emotivo che sfocia in un uragano di strumenti, per quella che rappresenta la traccia migliore del disco.  

VOTO 6.9/10

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