- Io tu il loro – Klaus Johann Grobe
- 22 marzo 2024
- Trouble in Mind Records
Dad-rock o musica senza tempo? Ballate kraut-romantiche o groove ondeggianti? Gelo mitteleuropeo o calore mediterraneo? I Klaus Johann Grobe riescono a tenere insieme tutte queste dualità nel loro quarto lavoro in studio per Trouble In Mind Records.
Il sinergico duo svizzero formato da Sevi Landolt e Daniel Bachmann continua a tracciare la parabola evolutiva avviata con i tre dischi precedenti. Partendo da una vocazione neokraut dall’atteggiamento espressionista e dalle atmosfere oniriche, sono passati per l’elettronica ossessiva influenzata dai Kraftwerk fino ad approdare a suoni multicolori tratti dal synth-pop più psichedelico. Il disco “Du Bist So Symmetrisch“, pubblicato nel 2018, era tutto questo. La parabola però continua a curvare: in “Io tu il loro” si decide di esplorare una scrittura più cinematografica, in cui le ritmiche sono meno aggressive e la vocalità morbida di Landolt e Bachmann emerge pienamente. Scopriamo così una grande cura negli arrangiamenti, che in questo disco si avvalgono più che mai di suoni analogici.
Il timbro vintage dell’organo elettrico dialoga con i synth dal gusto un po’ più acido (“Highway High”). Alcuni dei brani trovano la loro forza in un groove funkeggiante (“Getting Down To Adria”, “Never Going Easy”), mentre altri rientrano nei meno rischiosi canoni del soft rock per dare luogo a brani che somigliano a sgualcite cartoline in bianco e nero (“Io sempre di tu”, “You Gave It All”). A tenere tutto insieme c’è l’accompagnamento ritmico della chitarra acustica, che stabilisce un sottotesto intimo e dolcissimo per tutta la durata del disco.
Come accadeva anche nei lavori precedenti, in “Io Tu Il Loro” il tempo non esiste. La palette di suoni richiama atmosfere che riconducono ad un passato mai accaduto, fatto di stratificazioni provenienti da almeno quattro decenni diversi. Ma questa operazione è portata avanti con un senso estetico attualissimo, consapevole di quel gusto retrò che si è ormai affacciato pienamente anche nel mainstream. Il duo rivela questa sensibilità, inconsapevolmente postmoderna, che sembra funzionare come una spugna: assorbe influenze fino a che non riesce più a trattenerle. Chissà se il processo creativo, durato due settimane dopo una pausa di sei anni dall’ultimo album, non sia andato proprio così.
Ma oltre a cogliere lo spirito del tempo, il progetto dei Klaus Johann Grobe riesce ad esprimere anche lo spirito dello spazio. In qualche modo, il sound sembra restituire le esatte coordinate geografiche di un luogo mitteleuropeo, ma a contatto quasi diretto con i luoghi più a sud del continente. Per la prima volta nel percorso artistico di questa formazione, la vocazione krautrock ed elettronica entra in contatto con delle sonorità incredibilmente ariose, tipiche del passato musicale dei primi anni ’80 nel mediterraneo. Si tratta di richiami estetici quasi subliminali: alcune intro (“When You Leave”) riportano con i loro fraseggi sul lungomare partenopeo all’ora del tramonto, altre (“Getting Down To Adria“) sembrano uscite da un fantomatico Volume 3 di Napoli Segreta.
E del resto che cos’è l’assolo di organo di “Highway High”, se non una versione un po’ più fredda, nebbiosa, romantica del fulgido assolo di “In alto mare” della Bertè? L’inserimento di qualche frase in italiano pronunciata con evidente accento anglosassone conferisce un ulteriore tocco di “dolce vita”. Lo scirocco, che scompiglia i capelli e profuma di salsedine, sembra soffiare fin sulle alpi svizzere.
L’esperienza di ascolto dell’intero lp risulta un po’ monotona, ma l’estetica proposta dai Klaus Johann Grobe ci consente di perdonarli. Questo disco è infatti un’eccezionale colonna sonora per i momenti più melanconici della vita di ogni fan dei Kraftwerk, degli Stereolab, dei Moon Duo, dei Secret Machines, ma anche – perché no? – di Pino Daniele. Attendiamo il prossimo lavoro dei Klaus Johann Grobe per sapere quali gusti verranno aggiunti a questo particolarissimo mix.