- Lives Outgrown – Beth Gibbons
- 17 maggio 2024
- Domino Records
Occhi chiusi e mani aggrappate al microfono: il resto è storia.
Beth Gibbons fa parte di quella categoria di artisti che non sbagliano un colpo, centrando come al solito il cerchio delle emozioni umane con la sua voce. Dopo aver contribuito con i Portishead a riscrivere la storia del trip-hop, Lives Outgrown è il suo primo vero disco solista. Solo nel 2002, infatti, sei anni prima del terzo ed ultimo disco di inediti della band di Bristol, aveva collaborato con Rustin Man (alias Paul Webb, ex Talk Talk), regalando ai fan quadretti jazz e bozzetti old-fashioned.
Se con i Portishead aveva ricamato trame retrò e romantiche, noir e drammatiche, ora torna sulla scena per sonorizzare una gran varietà di sensazioni universali. Lo fa per esigenza, per mettere nero su bianco le riflessioni sulla vita che cambia, cercando i suoni necessari, quelli che sintetizzano meglio la sua proposta artistica. Al suo fianco Bridget Samuels e Lee Harris, artefici di un suono ricercato, armonizzato dal rassicurante James Ford, che si è detto entusiasta del lavoro svolto per quest’album. È un’opera molto personale, in cui le fasi della vita vengono raccontate dalla voce andando oltre, interiorizzando ogni sentimento e sfumando situazioni e consapevolezze, nascite e perdite.

Basterebbe ascoltare anche un solo episodio di questo capitolo monumentale per rendersi conto che Lives Outgrown è uno di quei dischi da portare su un’isola deserta per rimanere attaccati alla vita, per farsi cullare da gioie e dolori nello stesso modo, trovando conforto in una danza primordiale e psichedelica.
La nuova identità cinematica di Beth Gibbons, che ci aveva già abituati a vivere un’esperienza musicale per immagini, è rappresentata perfettamente da Floating On A Moment. Nel videoclip ufficiale il volto dell’artista non è mai percettibile, piuttosto fumoso, liquido, granulare. Le melodie vocali rievocano l’intensità degli esordi, firmando uno dei brani più commoventi. Atmosfere d’oltreoceano e percussioni ossessive caratterizzano brani come Tell Me Who You Are Today, For Sale eBeyond the sun, dove ogni parola cantata si incastra a ritmi, orchestrazioni e strumenti improvvisati o poco noti.
In Burden Of Life questa sintesi sonora conferisce drammaticità e sospensione (“The burden of life… just won’t leave us alone”), mentre in Oceans c’è disillusione e stanchezza, ma infine un barlume di possibilità. Quel tuffo nell’oceano, dove andare a recuperare l’orgoglio e la lunghezza delle emozioni, fa pensare ad una versione speranzosa di How to disappear completely (Radiohead). Lost Changes rafforza il concept dell’opera (“Love changes, things change/ Is what changes things”) richiamando echi floydiani e da vecchio film.
Il culmine dell’ossessività tribale del viaggio autocurativo di Gibbons arriva con Rewind.
La conclusione strumentale accompagna la rassegnazione: “Too far to rewind”, non si può tornare indietro e si fatica ad andare avanti, intrappolati nella danza ipnotica, cercando risposte dal contatto con la terra. Canzoni del calibro di Reaching Out hanno una forza magnetica che ti spinge nello spazio sconfinato, dove tutto è inafferrabile, plasmabile e mai uguale: Gibbons ha messo a disposizione un video interattivo con cui è possibile avvicinarsi a quelle sensazioni.
Con Whispering Love si arriva alla fine, dichiarando il desiderio d’amore con una colonna sonora onirica, la meritata conclusione di un manifesto artistico concepito in dieci anni e da ascoltare (“vivere”) nei prossimi decenni.