M83: La recensione di “Fantasy”

  • M83 – Fantasy
  • 17 Marzo 2023
  • ℗ M83 Recording Inc. / Virgin Records Distribution

“Fantasy”, nuovo disco di M83 è la prova che non sempre le melodie orecchiabili e costituite da suoni dolci sono connesse al mainstream, a successi planetari e stadi sold out. Le atmosfere sono le stesse, sogni illuminati dai neon, conditi con grosse stratificazioni sonore, rumori di fondo e testi non necessariamente lunghi e complessi. Nonostante Gonzalez abbia sempre fatto tesoro di queste sonorità, oggi, con il revival anni ’80 che ha saturato il mercato, Fantasy non riesce ad ottenere il risultato sperato. Insieme a Gonzalez, alla produzione troviamo Justin Meldal-Johnsen, collaboratore di lunga data di M83 e produttore di gruppi come Paramore e Wolf Alice. 

“Water Deep”, prima traccia dell’album non ha bisogno di testi. È un crescendo emotivo che comincia con un arpeggio apatico di chitarra acustica e si trasforma in strati di sintetizzatore, suoni granulosi e droni. “Oceans Niagara” uscita il 10 Gennaio, era stato il singolo d’annuncio del nuovo disco. Sul suono inconfondibile di Gonzalez si appoggiano solo due parole, “Dentro l’avventura”. “Amnesia” un’intro cupa che sfocia in chitarre in perfetto stile anni ’80 arpeggi di synth e batterie elettroniche. “Sono innamorato di un po’ di tristezza” canta Gonzalez.

In “Us And The Rest” ci si ritrova in una delle sue colonne sonore. I sintetizzatori perfettamente riconoscibili delle tracce precedenti scompaiono. Restano solo suoni sfocati e percussioni lontane. “Earth to Sea” introduce a piccole dosi elementi funky, dai pattern di chitarra al basso. “Radar, far, gone” ha tutta l’aria di essere una ballad. Una chitarra acustica, la voce, sbiadita dal riverbero, di Gonzalez e un testo che parla di nomi scritti sulle nuvole e sogni. 

“Deceiver” parte con uno strato di rumori angelici e riproduzioni sintetizzate del cinguettio degli uccelli. Nello sviluppo troviamo elementi della world music, a partire dalla sezione ritmica fino a la linea melodica principale, che ricorda vagamente un flauto di pan. I cori e gli strati di vocoder di “Fantasy” infondono atmosfere criptiche, salvo poi far esplodere la traccia in groove funky e nu-disco. “Laura” è un’altra ballad, ma questa volta in perfetto stile synth-pop.

Da “Sunny Boy” il disco inizia a calare, forse proprio colpa dell’ipersaturazione del revival anni ’80. Da qui alle successive tre tracce si ha la sensazione che non succeda nulla. Forse solo “Kool Nuit”, featurng con Kaela, ha qualcosa di diverso, dato dal testo in francese e dalla sezione di archi. “Sunny Boy” è una traccia strumentale composta esclusivamente da droni e pad. “Dismemberment Bureau” è leggera, persa nel vuoto. La voce di Gonzalez ci parla, attraverso voci robotiche di un vocoder di illusione, rivoluzioni e fine del mondo. 

Voto: 7/10

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