May Eyes Love: La recensione di “Letters To A Dead Friend”

Review

Voto
7.5/10
Overall
7.5/10
  • May Eyes Love – Letters To A Dead Friend
  • 17 Novembre 2023
  • ℗ Coypu Records / Dear Gear / Shore Dive Records

I May Eyes Love, aprono le danze con il loro EP di debutto, dal titolo “Letters To A Dead Friend”, una miscela di Shoegaze e Dream Pop. Il quartetto è nato durante Aprile di quest’anno, dall’incontro degli ex membri degli You, Nothing e Silvia Lovicario.  I tre musicisti, Federico Costanzi alla chitarra, Giulia Cinquetti al basso e Nicola Poiana alla batteria, hanno trovato in Lovicario, voce e chitarra, il tassello mancante per il loro nuovo percorso artistico, nato sotto l’ala dell’etichetta inglese Shore Dive Records.

Muri di noise, suoni processati e il connubio perfetto fra Dream Pop e Shoegaze, sono solo il punto di partenza delle sonorità della band, che in tre canzoni sperimenta con contaminazioni capaci di spaziare dal post-punk all’indie rock, incastonate in strutture melodiche morbide e tematiche cupe: perdita, fragilità e differenze. 

La prima fase concettuale dell’EP è arrivata molto presto, ancora prima che i May Eyes Love fossero realmente una band e ancora prima della scelta del nome. Quello che forse emerge in maniera più forte da questo progetto è proprio la transizione, da ciò che le entità del gruppo erano a quello che sono diventati, maturità e unione, tutto consolidato in tre tracce. Dopo la fase embrionale, la band si è trovata al Gypsy Studio dove insieme a Cristiano Tommasini e Gianluca Bianco hanno lavorato alla produzione e post-produzione del disco. 

La prima cosa che colpisce durante l’ascolto è la semplicità dei testi. La band taglia fuori ogni struttura “barocca”, riducendo tutto al minimo indispensabile. L’apertura, “Our Long Goodbye” esplode in pattern ritmici veloci, e arrangiamenti di chitarra che strizzano l’occhio ad atmosfere post-rock, mentre la voce di Silvia galleggia verso gli orizzonti post-punk dell’attacco di basso in “Why Everything We Care About Is Falling Apart?”. Ciò che è veramente importante nella composizione del disco è che nonostante vengano inseriti diversi elementi esterni alle ambientazioni principali, restano sempre nel contorno delle tracce, senza mai far distogliere l’attenzione dal genere principale. La traccia di chiusura, “Broken Lily”, rallenta il ritmo, i muri di distorsioni si assottigliano e il Dream Pop prende il sopravvento, con le morbide stratificazioni sonore che cullano la voce di Lovicario.

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