- Meshell Ndegeocello – No More Water: The Gospel Of James Baldwin
- 2 agosto 2024
- ℗ Blue Note
Una nota introduttiva per i musicisti in cerca d’ispirazione e per chi va sempre a caccia di nuova musica: Meshell Ndegeocello rappresenta uno di quei casi in cui evoluzione graduale, sperimentazione costante e personalità sono in perfetta armonia, per cui vale davvero la pena approfondire la sua discografia.
Mossi i primi passi negli anni ‘90, ha esplorato diversi generi legati alla black music con una voce calda e vellutata, sfruttando il suo polistrumentismo e rimanendo affezionata al groove ritmico del basso.
Trent’anni dopo l’alternative hip hop di Plantation Lullabies (1993), l’anno scorso ha pubblicato l’immenso The Omnichord Real Book (2023), vincendo il Grammy Award 2024 nella categoria Best Alternative Jazz Album.
Dopo un traguardo così importante l’artista ha deciso di superarsi, ancora, componendo un manifesto universale più che un album.
No More Water: The Gospel Of James Baldwin è stato pubblicato in occasione del centenario dalla nascita di James Baldwin, scrittore, poeta e attivista politico, un simbolo della protesta afroamericana del suo tempo.
Ndegeocello aveva iniziato a lavorare a questo concept da un po’ di anni, ritrovandosi perfettamente in linea con l’ideologia e le parole dello scrittore che ha deciso di omaggiare.
Per farlo ha messo su una squadra ben collaudata, co-producendo insieme a Chris Bruce (chitarrista) e allineando la sua voce a quelle della coppia Justin Hicks-Kenita Miller Hicks. Altre preziose collaborazioni riguardano la poetessa Staceyann Chin e lo scrittore Hilton Als, che hanno recitato con passione molti testi estratti dalle pagine di Baldwin (metà delle lyrics presenti).
Ecco perché è un manifesto più che un album. Si può considerare infatti un concept poetry album, la cui musica è al servizio di un esperimento discografico che mette insieme letteratura, poesia, preghiera e protesta.
Chiaramente anche a livello sonoro la polistrumentista si è spinta oltre, dipingendo per i 17 episodi che compongono No More Water (ognuno dei quali meriterebbe un’analisi approfondita a sé) il quadro armonico perfetto, attingendo da una tavolozza di colori che va dall’ afro-beat all’alternative-jazz contemporaneo.
Potremmo definire il disco anche come un rituale gospel, questo ci aiuta ad individuare le coordinate di un percorso spirituale alla ricerca di valori universali.
Nel particolare, invece, emerge risonante la lotta contro il razzismo, le differenze di genere, la violenza e il bigottismo, soprattutto nei versi recitati.
A caratterizzare i brani ci sono scelte compositive che pescano dall’avanguardia black and white degli ultimi sessant’anni. Solo per fare qualche esempio: ritmi afrobeat, tastiere alla Robert Wyatt/Brian Eno, sottofondi alla Miles Davis/Nina Simone, rimandi ai King Crimson di “Discipline”, echi radiohediani, alt-jazz, psichedelia e parentesi soul/pop sofisticate. Il tutto sotto la firma inconfondibile e personale della cantante, che oggi ha raggiunto una maturità tale da poter essere annoverata tra le voci più innovative e libere della black music.
Non a caso “Meshell Ndegeocello” (nome d’arte) significa “libero come un uccello”.
È difficile scegliere o isolare i momenti migliori quando ci si trova davanti ad un’opera del genere. Ad ogni modo si può segnalare l’interpretazione da brividi in What Did I Do, così come l’ evocativa Eyes.
Guardando la recente esibizione al Tiny Desk, ad esempio, si possono ascoltare intrecci vocali travolgenti in Love e in Thus Sayeth The Lorde.
Come non apprezzare poi la capacità in Down At The Cross (traccia conclusiva) di creare una tensione drammatica coinvolgente per trattare uno dei tanti temi delicati del disco, il suicidio, che James Baldwin considerava come un’alternativa oggettiva alle persecuzioni dovute alla discriminazione razziale.
Per non parlare degli interventi poetici, a volte strutturati come monologhi, altre volte immaginati come protagonisti principali con sottofondo di tastiere ipnotiche o frammenti psichedelici. Si possono ascoltare anche come incipit all’evoluzione di un brano.
In sostanza, ogni parola vibra e risuona potente grazie alla performance poetica, mentre ogni nota sonorizza puntuale tutti i sentimenti che si volevano trasmettere.
No More Water è complesso ma immediato, eclettico ed universale, un testamento musicale e concettuale, probabilmente tra i più riusciti di tutto decennio.
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