- Matter’s Knot, Pt.1 – MTVoid
- 10 Novembre 2023
- Lobal Orning Records
Un intro futuristico di oltre sei minuti, con suoni provenienti da altri pianeti e rumori indefinibili, aprono il criptico e quanto mai sfuggente nuovo album degli MTVoid. La band crea un tappeto industrial, contaminato da sonorità arabeggianti, accenni post rock, echi trip hop, con schitarrate metal a condimento del tutto. Incredibile quanto una mistione di generi e sonorità diverse sia stata partorita da solo due menti, seppure artisticamente sopraffine, creando un trip sonoro ipnotico. Questo mix di contaminazioni viene esaltato appieno in “Matter’s Knot, Pt.1”, che prosegue quanto già proposto dieci anni prima dalla band.
È piuttosto inconsueto che l’unico pezzo totalmente strumentale sia il primo ed il più lungo, ed è ancor strano che nonostante tale preambolo “Death Survives” giunge come la meno “musicale” delle sette tracce complessive. Se questi sono i presupposti, non c’è che da mettersi comodi e prepararsi a molte turbolenze.
Ed eccoci quindi a “Lilt”, che accompagna l’ascoltatore verso un insolito connubio: gli albori dei Nine Inch Nails incontrano le terre orientali, una mistione tanto stravagante quanto azzeccata. Chanchellor e Mohamed si aggiudicano il secondo round a pieni voti.
L’Arabia si fa da parte in “Propagator”, a beneficio di echi post rock ed accenni prog, grazie anche al featuring di Aric Improta alla batteria. Interessante, ma con minor impatto rispetto al precedente.
La voce di Isabel Munoz-Newsome trasforma il duo negli ultimi Archive, ricordando in particolar modo “Numbers”. Lo stile della band però rimane molto marcato in “Drop-out”, con rumori e suoni che si intrecciano in un trip proiettato al futuro. L’asticella continua ad alzarsi.
Si giunge al momento di introspezione assoluta: il basso di Justin Chanchellor mostra il suo lato tooliano, in un riff ipnotico, perfetto per un testo criptico ed enigmatico. “They are scanning your soul” viene ripetuto, come un monito sussurrato, un suggerimento velato. “Scanner Void” risulta complessa, intricata ma di certo non scontata.
“MaBeLu” arriva a rilento, per poi esplodere nella voce di Peter Mohamed. Si mantiene lo stile costante dell’intero album, in bilico tra l’industrial metal e il trip hop. Troppo breve per lasciare un solco nell’anima del pubblico, troppo incisivo per passare inosservato o, meglio, inascoltato.
L’album si chiude con “Magmaficent”, un gioco di parole che racchiude al meglio il sound di questo piccolo supergruppo. Un tappeto trip hop, con note sospese e testo parlato, che traghetta verso la riva dopo un viaggio piuttosto burrascoso. Degno finale di un’opera ermetica.
È difficile descrivere a parole quanto gli MTVoid riescono a fare con la musica. Non è di certo un ascolto leggero, spensierato, ma nemmeno troppo astruso, al punto di evitarne l’approccio. Bisogna prepararsi bene, predisporre l’animo, rilassarsi a dovere ed accettare un viaggio di mezz’ora in mondi distopici, spesso non troppo lontani dal nostro quotidiano più intimo.