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Stefano Attuario: La recensione di “NEMESI”

Review

Voto
7/10
Overall
7.0/10
  • Stefano Attuario – NEMESI
  • 15 febbraio 2024
  • ℗ Terzo Millennio Records

Con Nemesi, il cantautore comasco Stefano Attuario, segna il suo debutto discografico. Le atmosfere profonde e scure, si uniscono a suoni graffianti, in un progetto musicale che, attraverso le esperienze di Attuario, analizza nel profondo la natura umana, e l’eterna ricerca di equilibrio, in bilico fra ingiustizie e le gioie della vita, attraverso dipendenze, e conflitti interiori. 

C’è un costante richiamo all’arte in questo progetto. Il titolo stesso, Nemesi, è un richiamo all’antica Grecia. Era il nome dato alla divinità dell’ordine e dell’equilibrio dell’universo. Distribuiva gioia o dolore a seconda di quanto era giusto, dando la caccia ai malvagi. È una scelta abbastanza singolare, nei concetti su cui sviluppare un album, ma è una scelta che riflette tutto il percorso che ha portato il cantautore a questo album. 

La musica e l’arte hanno fatto sempre parte del percorso musicale di Stefano e, di pari passo, anche la passione per la letteratura, soprattutto autobiografica. Ha pubblicato due romanzi, “Bautiful Day” e “Leggero il peso dell’amore”, oltre ad aver partecipato e vinto alcuni concorsi dedicati alla poesia. Il filo conduttore di questo percorso è sempre stato la musica e, in un certo senso, con Nemesi potrebbe chiudersi un cerchio.

Insieme a Max Zanotti (Deasonika, Mataleòn, Casablanca), produttore abbastanza conosciuto nella scena underground italiana, riescono a creare una fitta ambientazione oscura che avvolge tutto il disco e i testi di Attuario. Lungo i dieci brani di Nemesi ti ritrovi a far parte del viaggio introspettivo di Stefano, guardando il mondo da prospettive diverse. La complessità degli arrangiamenti si combina perfettamente con testi contorti, parecchio distanti dalla classica forma-canzone. Più che cantato, il disco sembra quasi raccontato. 

Nemesi Stefano Attuario

Il disco si apre con le oscure chitarre di Un demone la mia morale. Questo è a tutti gli effetti il singolo che inaugura la carriera solista dell’artista comasco. In un limbo tra giusto e sbagliato, ci ritroviamo davanti ed una profonda analisi sulla natura umana e sui valori che guidano le nostre azioni. Perle ai porci si avvicina a vecchie cifre stilistiche punk, basate su minimalità e testi ripetitivi. Il disco lascia spazio anche per tracce molto più calme, almeno da un punto di vista sonoro.

È il caso di Vello d’Oro o Liberi Respiri (And the Silence in Between), secondo singolo estratto dal disco, in collaborazione con Ray Heffernan, ricordato per aver scritto Angels, la celebre canzone di Robbie Williams. Il maggior lavoro di produzione risiede però in Arcobaleni In Bianco e Nero, L’anima non mente e Ciechi Cavalli. Le tre tracce incarnano a livello sonoro l’essenza di questo disco: un viaggio oscuro in territori Dark Wave, pesantissime distorsioni e sintetizzatori acidi, conducono alla chiusura del disco. 

Il primo lavoro di Attuario si chiude con Nemesi. Le atmosfere sono completamente fuori posto, tutto ciò a cui eravamo abituati sparisce. Tra le sonorità eteree troviamo il cantautore, che recita poesia. Le atmosfere sognanti ben presto si placano e il sogno torna un incubo, sotto cupi suoni ambientali.


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