Oneohtrix Point Never: La recensione di “Again”

Review

Voto
7/10
Overall
7.0/10

Again di Oneohtrix Point Never, uscito il 29 settembre 2023 per Warp Records, è l’undicesimo album in studio di Daniel Lopatin. L’opera viene descritta dallo stesso autore come “un’autobiografia speculativa”, una mappa criptica della memoria, derivata dagli ascolti consci e inconsci provenienti dal passato dell’artista. Mai come in questo album si sente l’esigenza di OPN di confrontarsi con se stesso, stavolta libero da aspettative, meditando sulla propria identità musicale, confrontandosi col suo passato.

“Il mio impulso a creare spesso deriva da una sorta di confusione che ho riguardo ai ricordi musicali […] vado sempre alla fonte infinita dei miei falsi ricordi.“, ha dichiarato a The Line of Best Fit, osservando come la musica che ascoltava attivamente o passivamente in giovanissima età riesca ancora oggi a influenzare il suo stile.

Il focus di Daniel, ora, sembra essersi spostato dalla nostalgia e dalla ricerca estetica a cosa fare della sua particolare carriera: nell’ultimo decennio si è trasformato da puro avanguardista dell’elettronica a compositore per colonne sonore di film di successo (Good Time, Uncut Gems), a produttore pop (FKA Twigs, The Weekend) e infine a direttore musicale del Superbowl; un percorso decisamente poco lineare, per questo sembra giusto che, oggi, Daniel Lopatin si chieda dove voglia andare con il progetto che per primo lo ha messo sotto i riflettori mondiali.

In Again immagina quindi cosa sarebbe potuto succedere mentre creava la sua musica attraverso lo spazio e il tempo. Quali scenari potevano aprirsi se nella sua carriera avesse compiuto scelte diverse? Come si sarebbe evoluto il suo suono in una realtà parallela? Memoria e fantasia convergono così per formare un’opera tanto slegata da un’epoca precisa quanto stratificata nelle sue influenze.

How Young Adulthood and AI Shaped Oneohtrix Point Never's New Record |  AnOther

Fra gli album di OPN, questo è sicuramente uno dei più diretti dal punto di vista musicale: quasi una jam session nostalgica che alterna momenti prog, arpeggi di JUNO-60, pad corali, sintetizzatori stratificati, atmosfere alternative rock anni ’80 e ’90, suite orchestrali cariche di archi e trip psichedelici degni dei suoi primi lavori.

Ci troviamo così, senza parole, davanti alle linee temporali alternative del multiverso Oneohtrix Point Never / Daniel Lopatin, spostandoci da una realtà all’altra in maniera frenetica e distorta.

Senza una struttura precisa che faccia da vero e proprio collante a questa densità sonora, l’attitudine meditativa e caotica di Lopatin diventa la qualità distintiva dell’album.

Ci introduce all’album Elseware, un’ouverture per quartetto d’archi, quasi un canone in cui riecheggiano Pachelbel e melodie minimaliste, che ci dice molto sulla direzione armonica che vuole prendere Lopatin in questo lavoro.

Subito dopo, con Again, brano che dà il titolo all’album, siamo di fronte al Oneohtrix Point Never che conosciamo: manipolazioni vocali e di synth, glitch, stutter, arpeggiatori e suoni liberi di muoversi nello spazio d’ascolto, il tutto in contrappunto con archi, stavolta in versione “prepared”: poche melodie, tanta rumoristica e processing.

Anche in World Outside l’elemento “archi”, ora sintetici, fa da collante tra atmosfere anni ’80 e psichedelia, per finire con un solo di chitarra elettrica, molto anni ’90.

In Krumville un loop rilassante di chitarra viene trasformato in una melodia slowcore strimpellata da Lopatin insieme a Xiu Xiu – il tema finale è chiaramente un tributo a quello di Angelo Badalamenti in Twin Peaks. 

OPN cerca costantemente modi per costruire i suoi brani a partire da arrangiamenti mutilati e poi riassemblati in modi sempre convincenti: in Locrian Midwest riecheggiano i Plaid di Scintilli (2011), qui melodie generative di synth portano a una conclusione orchestrale tra fiati, archi e strings sintetici; Plastic Antique è invece un brano che mescola momenti “sinfonici” a deviazioni glitch e ritmi rave, portandoci metaforicamente a spasso con Daniel dal teatro al club.

Gray Subviolet, col suo crescendo di archi e synth, fa da ponte a uno dei brani più forti dell’album: The Body Trail (di cui consiglio anche la visione del videoclip), un brano in cui il minimalismo si fonde alla perfezione con la manipolazione di sample e la costruzione caotica di Lopatin, in una narrazione drammatica e cinematica. Nightmare Paint attraversa molteplici movimenti disparati nell’arco di quattro minuti, passando da groove di pianoforte mutanti, tapping di chitarra math-rock, fino a un climax synth prog e a una coda che accelera maniacalmente; infine in Memories of Music colpisce un punto particolarmente dolce con la sua raffica di assoli di tastiera ondulati e coi freddi sintetizzatori Cisco Hold-Music. 

Per quanto dissonante possa sembrare, Oneohtrix Point Never trova comunque modi efficaci per unire forme e stili disparati, evocando un mondo intrappolato in un ciclo infinito di ricordi di se stesso. Con Again tenta di rielaborare alcuni di quei ricordi, momenti presenti nella sua discografia e nelle sue influenze, cercando di avere una visione esterna di sé e del proprio tempo.

/ 5
Grazie per aver votato!
Articolo Precedente

Squirrel Flower: La recensione di “Tomorrow’s Fire”

Prossimo Articolo

Sampha: La recensione di “Lahai”

Latest from Recensioni