Roxenne: La recensione di “Pyroxene”

Review

Voto
7.3/10
Overall
7.3/10
  • Roxenne – Pyroxene
  • 27 Novembre 2023
  • ℗ Rebecca Magri

Il debutto discografico di Roxenne, al secolo Rebecca Magri, è un viaggio intimo e intrigante a colpi di psichedelia, mentre i suoni rallentati downtempo si incrociano con soffici voci riverberate. 

La cantante e polistrumentista dell’Emilia-Romagna riversa dentro questo progetto una serie di sonorità distinte, dall’alt-rock al psych-pop. Nel suo percorso artistico emergono collaborazioni di un certo spessore, da Boris Williams (The Cure) a Jemaur Tayle (Shelleyan Orphan). Ha militato lungo il suo percorso artistico in diverse band, arrivando alla svolta solista nel 2021, con il progetto Roxenne. 

In “Pyroxene”, uscito lo scorso novembre, l’artista trae ispirazione da una vasta gamma di suoni, ma a dare l’impronta principale al progetto, è un rock psichedelico, caratterizzato da melodie acide, in netto contrasto con tappeti di voci morbide. Il disco è stato lavorato nell’arco di un anno, tra il 2021 e il 2022 e registrato al Big Pine Creek Recording Studio di Parma, con l’aiuto di Mattia Mazzeo, che ha suonato le chitarre e Marco Mainardi al Basso. 

Lungo i 20 minuti di durata dell’EP, l’artista si avvale delle sue esperienze per combattere i suoi demoni interiori, dentro atmosfere psichedeliche e sci-fi. 

Nell’apertura del disco, “Chimismo”, Roxenne trae ispirazione da linee vocali nello stile di Lana del Rey, mentre, su chitarre distorte e sintetizzatori acidi, si interroga su quanto la paura cambi il comportamento delle persone. “Pyroxene”, primo estratto di questo disco, uscito lo scorso settembre, rappresenta forse la miglior produzione fra le 5 tracce. Le sezioni ritmiche strizzano l’occhio a stili trip-hop, mentre le strutture melodiche viaggiano verso orizzonti sonori completamente diversi. Le atmosfere sci-fi, rappresentate anche nel videoclip, sono il disegno perfetto di un testo che racconta intensi momenti di rottura di Rebecca. 

“Supreme Soft Porn Meditation for Young Space Soldiers” punta il piede sull’acceleratore. Le ritmiche si velocizzano, mentre i tappeti di sintetizzatori creano atmosfere oniriche su cui si incontrano le chitarre processate di Mazzeo e le voci leggere di Roxenne. I suoni filtrati sull’intro di “Savoir – Faire” si addentrano nuovamente in atmosfere down-tempo. Quello che esce fuori dalle tracce di “Pyroxene”, sono cambi di tensione altalenanti, scanditi dalle batterie, suonate per altro dalla stessa Magri. La chiusura del disco “Selvatica” è un psych-rock più canonico, sugli stili di Tame Impala, in cui l’artista cerca, districandosi fra pattern di chitarra funky, di trarre forza dalla propria solitudine. 

/ 5
Grazie per aver votato!
Articolo Precedente

The Washmachine: La recensione di “Mutismo Selettivo”

Prossimo Articolo

Karma: La recensione di “K3”

Latest from Recensioni