Nell’immaginario collettivo, lo studio 54, è diventato l’icona della vita notturna newyorkese degli anni ’70. Il celebre Nightclub ha visto nascere e morire la disco music e l’era glamour. Era il simbolo per eccellenza di eccessi e libertà. Il buon vecchio sesso, droga e Rock and Roll. Era un vero e proprio epicentro culturale, dove celebrità, artisti, e la scena della moda si mescolavano in un vortice di musica e stravaganza, ma in verità, lo Studio 54, era molto di più.
Il locale venne aperto nell’aprile del 77, in un ex teatro situato al 254 West 54th Street a Manhattan, da Rubell e Schrager. Entrambi avevano già esperienza nel settore dell’intrattenimento, ma quello che volevano creare con lo Studio 54, era qualcosa che nessuno avesse mai visto fino a quel momento, e beh, ci sono riusciti. Con l’aiuto dell’interior designer Ron Doud, trasformarono il vecchio teatro nel palcoscenico più importante per il divertimento e la stravaganza.
Tutto al suo interno rispecchiava una cultura piuttosto eccentrica. Le enormi sfere stroboscopiche l’arredamento “teatrale”, fino all’utilizzo di oggetti di scena. Uno di questi, la statua della luna che sniffa cocaina da un cucchiaio, forse uno dei più grandi simboli della cultura delle droghe dell’epoca.
Sorpassata la rigida selezione all’ingresso dello stesso Rubell, quello che succedeva dentro il club era qualcosa di magico. Lo studio 54 trasudava atmosfere elettrizzanti e la musica regnava sovrana. La zona della console era il trono di DJ leggendari come Richie Kaczor e Nicky Siano, pronti a mixare tutti i più grandi successi dell’epoca, che con l’arredamento e l’illuminazione creavano una miscela incredibilmente esplosiva.
Purtroppo si sa, quando si ha a che fare con questo tipo di locali, difficilmente si riesce a non incappare nei guai. Lo studio 54 divenne rapidamente il luogo perfetto per tutte le celebrità dell’epoca. Andy Warhol fu probabilmente uno dei frequentatori più assidui del locale, talmente assiduo che, nell’immaginario collettivo, è colui che più di tutti ha contribuito a creare l’immagine di quest’ultimo. In realtà le celebrità che hanno ballato sul dancefloor del club sono tantissime e di tutti i tipi. Da Mick Jagger a Diana Ross fino addirittura a Michael Jackson, che pare abbia tratto parecchia ispirazione da questo paradiso, prima di iniziare a lavorare su Off The Wall.
Insomma, in poco tempo non solo era diventato un luogo di svago, ma anche uno spazio dove nascevano e si consolidavano relazioni tra personaggi importanti nel mondo dell’arte, della musica e della moda. Le celebrità non erano solo ospiti, ma in qualche modo un pezzo dell’arredamento. Parte integrante dell’atmosfera del club, e coloro che più di tutto il resto, avevano contribuito a creare quell’aura di fascino e eccentricità.
Gli episodi leggendari non mancavano: la famosa entrata di Bianca Jagger a cavallo, la stravaganza di Warhol e del suo entourage e feste di compleanno così sontuose da sembrare più spettacoli teatrali. L’uso di droghe comune e alla “luce del sole” però, fu uno dei principali problemi che decretarono la lenta fine dello Studio 54.
Nonostante il suo successo, il locale venne chiuso nel 1978 a seguito dell’arresto dei due proprietari per evasione fiscale – si scoprì che Rubell e Schrager avevano nascosto milioni di dollari non dichiarati. I due fondatori vennero arrestati e il club chiuso temporaneamente. Durante il processo emerse che avevano nascosto ingenti somme di denaro all’interno di buste della spesa nascoste nel controsoffitto del locale. Durante il processo, Rubell divenne famoso per aver detto che solo la mafia era in grado di generare più soldi dello Studio 54. Scontata la pena, tentarono di rilanciare le loro carriere nel settore dell’Hospitality, ma la Golden Era dello Studio 54 era ormai terminata. Nello stesso periodo (1981), il locale aprì sotto una nuova gestione ma, non riuscendo a recuperare quel suo antico splendore, chiuse definitivamente nel 1986.
L’incredibile storia di questo posto è durata uno schiocco di dita – un battito di ciglia. Un secondo prima era il punto centrale della vita notturna del Jetset newyorkese, e il secondo dopo era sparito. Era come gli ultimi rimasti di quelle feste sontuose e stravaganti, che una volta sole e alle prime luci dell’alba, guardavano il locale vuoto, increduli di ciò che solo poche ore prima era successo. Nonostante tutto, la sua influenza nella cultura pop è innegabile. Ha definito un’era che continua a ispirare la moda, la musica e l’arte contemporanea.