Cantautorato

Avarello: La recensione di “Ceramiche Guida”

  • Avarello – Ceramiche Guida
  • 31 Maggio 2024
  • ℗ Avarello SRL

Con Ceramiche Guida, il cantautore siciliano cerca di raccogliere i cocci di una società frammentata. Ad oggi la parola cantautorato, in Italia, ricopre un filone musicale parecchio lontano dal significato che gli si attribuiva in passato. Spesso accostata ad un tipo di musica indie pop-oriented, l’etichetta è andata piano piano a perdere di valore. Eppure, sotto la dura scorza di quel tipo di indie, nascono ancora correnti artistiche che mettono proprio quel tipo di cantautorato, con evoluzioni e contaminazioni attuali, al primo posto. 

A galleggiare in quelle correnti c’è proprio Giuseppe Avarello. La sua prima prova era arrivata nel 2021, quando, per Revubs, ha pubblicato “Mentre Ballo Mi Annoio”, disco di debutto. In quel disco c’era più movimento. Era un disco più complesso, almeno da un punto di vista di produzione. Su Ceramiche Guida, tutto ciò che è superfluo sparisce. Il disco diventa un intimo colloquio fra Avarello e il mondo, in cui l’ambiente acustico è protagonista. È una palette sonora che si incastra perfettamente con le atmosfere da soggiorno che calano durante i suoi live. Sono i suoni dei Guccini, o dei De Gregori, che si evolvono e si trasformano nella “vera” nuova scena cantautoriale italiana. 

Nonostante le sonorità più leggere di questo disco, a livello concettuale, il viaggio di Avarello ricomincia da dove si era interrotto tre anni fa, partendo da un concetto estremamente importante. Ogni essere umano è artefice del suo destino, e lo costruisce proprio come un artigiano costruisce un vaso in ceramica, stupendo ma allo stesso tempo fragile. 

Ceramiche Guida
Foto di Luigi Cerbone

Ad aprire il disco è “Acufene”. La traccia, pubblicata lo scorso marzo, è stata il singolo di presentazione di questo progetto. Mentre Avarello strizza l’occhio ai Baustelle, si concentra sulla difficoltà di comunicazione nei rapporti. La traccia si converte nei suoni sporchi di “Camomille”, secondo e ultimo singolo di anticipazione di “Ceramiche Guida”. Riprende il messaggio della traccia precedente, per infondere un’aura di speranza. Lasciati andare, assapora la vita, in tutte le sue sfaccettature. “Liquido” si spoglia di tutto ciò che non contribuisce a creare un ambiente intimo e caldo. Chitarre acustiche, percussioni ovattate e orchestrazioni creano il tappeto perfetto per i sussurri di Giuseppe. Dopo un piccolo calo di tensione in “Quante Volte”, il disco arriva a quello che è probabilmente il suo apice. 

La title-track incarna alla perfezione il concetto dietro il disco. La strumentale leggera e quasi spensierata, fa a botte con un testo immerso nelle dinamiche sociali attuali, tra relazioni sociali limitanti e frustrazioni esistenziali. “Quattro passi” vaga verso sonorità acustiche del cantautorato italiano dei primi anni 2000, mentre in “IV Novembre” veniamo catapultati nella seconda colonna portante di questo progetto. I leggeri ritmi funky esplodono in melodie scintillati e un’accurata descrizione di ciò che siamo. “Anime libere che si disperdono”. Dalle atmosfere lo-fi dell’intro di “Piccole Crepe”, con Nostromo, emergono leggeri arpeggi di chitarra acustica. L’arrangiamento diventa una lettera d’amore agli anni che furono del cantautorato genovese. Ceramiche Guida si chiude con “Preghiere”, l’attimo più introspettivo dell’album. L’artista si guarda dentro. Fantasmi interiori, le ansie che gli tarpano le ali e l’urgenza di rintanarsi nella sua scrittura per evadere.


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