- Cartwheel – Hotline TNT
- 3 Novembre 2023
- ℗ Third Man Records
Il secondo disco dell’artista newyorkese si abbandona ad un vortice buoi di auto sabotaggi, frustrazione e cuori spezzati. L’aura di shoegaze dietro “Cartwheel”, uscito a due anni di distanza da “Nineteen in Love” è l’involucro perfetto per gli incubi di William Anderson, che ancora una volta si conferma uno dei più forti musicisti, nel descrivere situazioni di disagio.
“Cartwheel” è estremamente realistico, a tratti doloroso. È il momento in cui capisci di essere cresciuto senza essertene reso conto. Un giorno ti svegli e hai 34 anni. Tutti i buoni propositi sono andati in fumo. E ti ritrovi tu da solo, a fare un frontale con la realtà.
“Cartwheel” si addentra in territori shoegaze, ma nei suoni di questo disco non c’è oscurità. È come se le stratificazioni sonore a cui questo genere attinge fossero andate altrove. Anderson cura la stesura di tutte le tracce, dal songwriting fino alla registrazione di gran parte degli strumenti, fatta eccezione per le tastiere, suonate da Ian Teeple (Snooper, The Toads) e Alex Ferrar, che come nel disco successivo cura la post-produzione. Lo shoegaze di “Cartwheel” va verso orizzonti completamente inaspettati. Abbandona i nebbiosi paesaggi del Regno Unito, va oltre oceano e si stabilisce in generi alternative della West Coast, contaminandosi con Power Pop e a tratti Emo-punk.
Lo strumming acustico squillante della traccia di apertura “Protocol” esplode in distorsioni stratificate. La progressione di accordi viene schiacciata da ampi riverberi e suoni di ferraglia. “I Thought You’d Change” si sposta verso confini punk-rock anni ’90, mentre “Beauty Filter” le chitarre filtrate duellano con i synth granulosi, sotto la voce riverberata di William.
Anderson mette in fila tre tracce perfette, che alzano vertiginosamente l’intensità del disco, e prosegue senza sosta. In “History Channel” sgancia una serie di bombe emotive, mentre sulla sezione ritmica di “I know you” costruita con tom e rullante, mette insieme una power-pop ballad dai toni rugginosi.
Il disco continua con arrangiamenti più semplici e contaminazioni dai tratti acustici volutamente sporcati dalle distorsioni. In Cartwheel, Wil si serve di atmosfere luccicanti, per evidenziare spaccati di vita tutt’altro che luccicanti, riuscendo a creare forti contrasti emotivi anche nelle tracce meno complesse.