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Gracie Abrame: La recensione di “Good Riddance”

  • Gracie Abrams – Good Riddance
  • 24 Febbraio 2023
  • ℗ Interscope

Il disco di debutto di Gracie Abrams ricalca quel genere ormai noto a tutta la scena intriso di bedroom pop, suoni folk e tristezza.  “Good Riddance” ha dei tratti distintivi di altri personaggi pionieri di questo filone musicale, come Phoebe Bridgers. Dopo il suo precedente album “This Is What It Feels Like”, del 2021, l’artista californiana torna con un LP in cui analizza l’intero percorso di una relazione fatta di sbagli. Sebbene negli ultimi anni, il connubio bedroom pop/relazioni travagliate abbia regalato delle canzoni degne di nota, in questo caso non sono presenti le stesse emozioni.

L’album non esce mai dalla zona di comfort che la Abrams ha creato con i suoi lavori precedenti, ricade spesso in cliché ampiamente superati e anche dal punto di vista di produzioni e arrangiamenti, ad opera di Aaron Dessner, già collaboratore della cantante nei progetti precedenti, che non si aprono a nessuna sperimentazione, rimanendo profondamente incatenati ai canoni del genere.

Good Riddance

La prima traccia dell’album, “Best”, ritorna su un tema già ampiamente esplorato dalla cantautrice, quello della noia in una relazione, mentre però in questo caso sembra guardarla dalla prospettiva di chi perde interesse nella coppia. “Non ero il meglio per te” dice nel ritornello. “I Know It Won’t Work” si apre con dei gelidi sintetizzatori e una chitarra filtrata. La canzone parla del volere una nuova relazione a tutti i costi, nonostante le esperienze passate.

In “Full Machine” gli arrangiamenti subiscono un leggero cambio. Si passa da puro bedroom pop a situazioni folk, niente di nuovo, sia chiaro, però questo cambiamento fa si che l’album non diventi noioso già alla terza traccia. Tra versi a tratti infantili come: “Sono un ottovolante / sei una strada senza via d’uscita” e “Sono l’incendio in un bosco / tu sei il cherosene” la cantante analizza ancora una volta la fine di una storia di cui non riesce a fare a meno. In “Where Do We Go Now”, uscito inizialmente come singolo, si muove tra bugie e l’illusione che la relazione possa andare bene, nonostante sia consapevole del fatto che il fuoco si è spento e non può farci nulla.

“I Should Hate You” e “Will you cry?” tornano sempre sugli stessi argomenti già trattati nelle precedenti tracce, senza analizzarne altre sfaccettature. Con queste due canzoni l’album subisce una battuta d’arresto, che viene in parte colmata da “Amelie”, una delle tracce migliori del disco. Tra arpeggi country e la solita voce malinconica della Abrams, vengono messe sul tavolo confusione e disperazione. La canzone ci parla di un in contro con una ragazza, che ha dato alla cantautrice una speranza effimera, svanita in un secondo e appartenuta ad un tempo così lontano che, ora, sembra quasi un’allucinazione, come se tutto non fosse mai successo. In “Difficult” non c’è solo la costante domanda: “Riuscirò a fare la mia parte in una relazione?”, c’è anche insicurezza e rapporti familiari. 

“This is what the drugs are for” richiama pesantemente lo stile di Phoebe Bridgers dal primo accordo di chitarra acustica. È il primo brano del disco in cui la cantante accenna a momenti di positività, anche se per un solo verso. “Fault line” è direttamente collegata alla canzone precedente. Guarda il rapporto con un senso di totale apatia. Anche “The blue” in un certo senso è collegata a “This is what the drugs are for”. Il colore, che viene utilizzato per esprimere uno stato di tristezza o depressione va in netto contrasto con l’indaco di cui si parla nella nona traccia. Nonostante il titolo in realtà la canzone parla di un nuovo inizio.

Good Riddance si chiude con “Right Now”, scritta da Brian Eno. È la traccia più lunga del disco. Gracie parla di questa costante sensazione, già espressa ampiamente in tutto l’album, in cui si sente come se stesse fluttuando. Emergono le paure di abbandonare la casa dove ha vissuto con la sua famiglia e amicizie finite, ma c’è un chiaro segnale positivo: “Penso di essere più viva in qualche modo / Mi sento me stessa in questo momento”.

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