Hip Hop

Mezzosangue: la recensione di “Musica Cicatrene”

  • Musica Cicatrene – Mezzosangue
  • 19 Luglio 2024
  • Sony Music Entertainment

Uno sguardo al passato con gli occhi futuri. Da un’idea, un progetto, un mixtape nato dodici anni fa, ad un album, il quarto di una già brillante carriera. L’atmosfera è la stessa, la maturità è diversa. I suoni, nonostante la volontà di rimanere fedeli all’originale, si sono evoluti in un nuovo riarrangiamento degno del Mezzosangue che apprezziamo oggi. Per chi lo conosceva dai suoi esordi sicuramente queste tracce non saranno una novità, per chi invece l’ha scoperto da poco o lo ascolta per la prima volta di certo comprenderà come tali parole, seppure vecchie più di una decade, sono tremendamente contemporanee. Ciò che cambia è la profondità data dalle nuove sonorità, con l’aiuto di DJ Shocca e il featuring di Gaia.

L’uscita di questo “ritorno al passato” è stata anticipata dalla riedizione del singolo “Capitan Presente”. Il testo è sempre lo stesso, quanto mai attuale, ma la musica è più intima, quasi in contrasto con la violenza delle parole, il tutto anticipato dall’ormai noto discorso fatto per il rap contest “Capitan Futuro”, dove tutto ha avuto inizio.

I pezzi non sono stati stravolti, ma aggiustati, rivisti e resi più moderni, a partire dall’intro, leggermente più lungo del precedente, con dei piccoli dettagli musicali che esaltano al meglio le parole. Ma è con “Esistenzialismo” che si evidenzia ancora di più questo cambio di passo: la base è completamente diversa, più moderna e strutturata, ed esalta al massimo le varie fasi del pezzo, anche durante gli intermezzi del discorso tratto dal film Matrix. Nessuna rivoluzione, ma un restyling ad hoc di un pezzo che già era storia.

Più “tradizionale” invece l’ottima “Still Proud”, ma anche qui i dettagli fanno la differenza, con l’intervento di DJ Shocca, che concede piccoli tocchi di dubstep ad una base già funzionante di suo. Una canzone che assume un carattere diverso, più forte e memorabile della precedente versione. Altro esame ampiamente superato.

Nel caso di “Soldierz” viene stravolta anche la durata, quasi dimezzata, togliendo una buona parte della coda finale ed aumentando leggermente i bpm. Ennesima prova di maturità del rapper romano. Con “Piano A” si arriva alla vera hit dell’album. In questo caso il pezzo funzionava molto bene già dodici anni fa e ha solo tratto beneficio dalle piccole rifiniture aggiunte nella traccia. Parafrasando il brano, a Mezzosangue non serve mai un piano B.

L’impatto della “vecchia” versione di “Mezzosangue” era sicuramente più forte e diretto, mentre all’interno dell’album l’irruenza, seppur mantenuta nel testo e nella voce, è stata attenuata a beneficio di una maggiore attenzione alla sonorità. Questo è forse l’unico pezzo in cui la prima versione, se non migliore, è al pari del suo re-edit.

Nevermind” ha mantenuto il suo sapore iniziale, dolce e amaro, come è giusto che sia. Un pezzo violento e poetico al contempo, collocabile in qualsiasi epoca senza sfigurare mai.

A poco meno di undici minuti dalla fine di questo “viaggio nel tempo” si arriva al vero capolavoro: “Secondo Medioevo” è un diretto in faccia, senza preavviso, dove si contrappone una voce urlata ad una musica più lieve e quasi orchestrale. Il balzo in avanti qui è clamoroso e la nuova produzione la rende perfetta, dall’inizio alla fine.

Quello che potrebbe essere definito una sorta di intermezzo per via della sua durata, risulta molto diverso nelle due versioni: più in linea col resto del mixtape prima, una piccola perla nella nuova opera. Meglio la prima “Shylock” o l’attuale? Ai posteri l’ardua sentenza, si parla semplicemente di gusti soggettivi.

L’intimità raggiunta nella penultima traccia di questo nuovo album toglie tutti i dubbi su quale sia la migliore versione: “Musica Cicatrene” viene esaltata da una produzione di mirabile fattura, che la rende quasi cinematografica.

Al posto di “Incazzato Nero (outro)”, dove veniva lasciato spazio ad un monologo favoloso tratto da Quinto Potere, Mezzosangue ha preferito un saluto più romantico e ottimista, con l’ausilio della splendida voce di Gaia. L’irruenza dei vent’anni viene sostituita dalla maggiore saggezza dei trenta e “Piove Musica” è un degno ringraziamento a quello che salva tutti i musicisti, nonché il giusto finale di un’opera più completa e importante della precedente.

È anche la sua versione live, che ho potuto apprezzare al Superaurora Festival a Roma, non ha deluso le aspettative. Immerso nel suo pubblico, Mezzosangue ha dato il meglio di sé, come sempre.

mezzosangue

Chi conosce Mezzosangue sa che il suo percorso ha avuto un’evoluzione costante, ma l’occhio al passato ci ha fatto riscoprire un incipit che veramente pochi possono vantare. In attesa dei prossimi inediti, ci godiamo questi nuovi ricordi.

Little Simz: La recensione di “Drop 7”

  • Little Simz – Drop 7
  • 9 Febbraio 2024
  • ℗ Forever Living Originals / AWAL Recordings Ltd

Kendrick Lamar si era pronunciato piuttosto chiaramente su Little Simz. E come potremmo, noi umili esseri umani, dar torto ad uno dei migliori rapper odierni che fa props su una delle migliori rapper odierne? D’altronde, se un unodue micidiale come quello messo in atto da “Sometimes I Might Be Introvert” (2021) e “NO THANK YOU”(2022), sbocciato nell’arco di poco più di un anno (!), non vi avesse ancora convinto pienamente sulla grandezza dell’artista di Islington, bhe.. suggeriamo un bel ritiro spirituale per purificare i canali acustici.

London-based, cuore nigeriano che getta sangue sulle rime, Little Simz – all’anagrafe Simbiatu Ajikawo – ha sempre vincolato saldamente la sua musica ad una fortissima esigenza di espressione, il bisogno di sputare sul beat il frutto di un carattere piuttosto chiuso, trattenuto a braccia strettissime per troppo tempo. Un talento smisurato che pare essersi espanso definitivamente ed in maniera vigorosa, sia nella doppietta succitata, tecnicamente mostruosa, sia tramite altre vie artistiche – vedasi i suoi ruoli come attrice.

E parallelamente ad una carriera in ascesa, mattoncino su mattoncino, c’è quella scaletta a pioli leggermente nascosta, una sorta di piano b, di percorso evasivo che giunge al suo settimo gradino, forse il più stuzzichevole e “laterale” di tutti.

“Drop 7” si trascina dietro proprio quel sentore di side-project, pur trovando su di sé la medesima firma: necessità di esplorare, reinventarsi, sviare gli standard, andare oltre. Scema, infatti, quell’impegno “fisiologico”, quel bisogno forte alla base dei full-length della discografia principale, esce fuori, invece, il desiderio di scavalcare il già ampio confine tratteggiato in questi anni, spingendo molto di più sulla ricerca del suono e su nuove ambientazioni in cui farlo riecheggiare.

Un EP dai bpm sotto taurina, devoto come non mai all’elettronica da club e ad un certo tipo di pop che svernicia le classifiche di oggi: dall’ibrido inglese/portoghese di “Fever”, pulsante di radici reggaeton e scossoni amapiano su un esoscheletro trap – Rosalía risuona forte – ai sussulti techno e afro-beat di “Mood Swings”, che traslano l’ascoltatore su un dancefloor attrezzato nel bel mezzo di un deserto notturno, l’extended play preme sui bassi, si insinua tra le radici di popolazioni diverse, acciuffa le tradizioni e le sbatte sui beat, lavorati e cesellati da Jakwob, innesto che si fa sentire proprio nello stacco (stilistico) netto coi predecessori.

Gorgheggi elettronici e tribali invocano lo sciamanico ballo di “SOS”, mentre la drakeiana “I Ain’t Feelin It” ci fa capire che, anche in ambito trap, la Simz sormonta molti suoi colleghi più blasonati. Se non bastasse, l’adrenalinica “Power” scastra di prepotenza il riflettore e lo punta su una drum’n’bass più accessibile, tra qualche timido richiamo ai Chase & Status e grosse similitudini con tutto quello che gira sui piatti di Nia Archives. D’n’b che pare voler scardinare anche le placide atmosfere della conclusiva “Far Away”, arrendendosi però ad un guinzaglio hip-hop più classico, edulcorato da rivoli sassofonistici e adagiati su cuscinetti pianistici da singolone dance pop.

Una sorpresa continua: Little Simz è un’artista pazzesca, capace di eccellere in tutto, anche nei suoi piccoli “capricci” musicali, che rimangono comunque di assoluto spessore: “Drop 7” respira (e fa respirare) aria nuova, mischia le carte e le gioca diversamente, non allontanandosi troppo dai risultati precedenti. Un disco che, per forza di cose, non può essere accostato ai suoi fratelli maggiori, vuoi per la sua durata, vuoi per la sua spiccata anima “parallela”, ma che riconferma in toto le qualità ingiocabili della rapper di North London.

Tyler The Creator: la recensione di “Call Me If You Get Lost: The Estate Sale”

  • Tyler The Creator – Call Me If You Get Lost: The Estate Sale
  • 31 Marzo 2023
  • Columbia Records / Sony Music Entertainment

Questo scorso marzo il rapper di classe 91’, nato e cresciuto a Los Angeles ci rilascia “Call Me If You Get Lost: The Estate Sales”, una sorta di seguito al suo ultimo album che ha vinto i Grammy Awards nel 2022 come Miglior Rap Album rilasciato nel 2021 “Call Me If You Get Lost”, dove all’interno troviamo una intro e sette nuove tracce che sono state registrate durante la creazione dell’album ma che non sono riuscite a farne parte.

Il primo singolo di questo progetto – “Dogtooth” – viene rilasciato il 27 marzo e come sempre troviamo la zampa di Dj Drama – storico produttore che ha fatto da host a molti artisti hip-hop durante l’era dei mixtape negli Stati Uniti – e da questa combinazione possiamo subito dedurre che Tyler cerca di mantenere quel filo diretto, senza filtri che tanto ammirava dai suoi idoli e che ci ha dimostrato nella versione dell’album precedente. Notiamo subito che in questa traccia, il rapper cerca di distaccarsi immediatamente dal resto della scena utilizzando lo stesso slang che molti artisti utilizzano: “Ti ho stretto la mano, non ti rispetto, Non chiamarmi king, non sono il tuo twin, Non sono tuo fratello, ci siamo appena conosciuti”.

E’ l’attitudine di Tyler che si fa sentire all’interno di questo progetto: in un’intervista per il magazine Nùmero, gli chiesero come mai in un tweet disse di non voler protrarre più quella figura  funny e il rapper rispose che non voleva più essere riconosciuto per le sue burle e che dal 2017 in poi si sarebbe focalizzato solamente alla musica. In “CMIYGT: The Estate Sale”, difatti non troviamo più un ragazzino che si divertiva come ai tempi di “Bastard”, 2011, ma troviamo un’artista che da “Flowerboy”, 2017 in poi ha deciso di concentrarsi di più sul suo lato artistico e meno su quello del personaggio divertente.

Prima di queste sette nuove tracce, si parte con una intro che dura una manciata di secondi ma che raffigura al meglio lo stato attuale di Tyler: “Arene in giro per il mondo.. Mi sono portato a casa un altro trofeo” , il rapper sa di aver sofferto molto prima di raggiungere la posizione di cui sta godendo al momento, difatti in un’intervista per Converse afferma : ”..e poi hai un paio di ragazzini privilegiati che nei forum dicono che mi sia montato la testa per i soldi … ma voi non sapete da dove sono arrivato. Io non ne parlo, voi non ne sapete, seriamente, non lo sapete. Voi avete conosciuto il Tyler dai 17 anni in su”.

Durante il percorso dell’album possiamo trovare un Tyler che si vanta liberamente dei suoi traguardi e lo fa in grande stile con una metafora che troviamo in “What a day”: “i put so many n- on, you thought Dj Khaled made it”, sottolineando quanto la sua figura da ragazzino-nongangsta, contrario a tutto ciò che rappresentava la classica figura del rapper duro, abbia influenzato molti artisti dopo di lui come i BROCKHAMPTON e come il suo istinto nell’aver spinto artisti come Kali Uchis li abbia resi dei nomi conosciuti nella scena musicale Rnb.

“Sorry not Sorry” è la traccia più personale che possiamo trovare nel progetto. Per chi non abbia ancora visto il video musicale consiglio subito di vederlo, in quanto possiamo anche comprendere al meglio il suo talento  come regista siccome il video è stato diretto da lui. Da qui possiamo notare come durante gli anni sia stato un’artista che non è mai stato stagnante ma che è sempre stato in grado di afferrare i suoi cambiamenti ed esprimerli al meglio.

Dal Tyler di “Bastard”, 2009 e “Goblin”, 2011, al Tyler di “Cherry Bomb”, 2015, fino Sir Baudelaire, attuale Tyler di CMIYGL. Nel video notiamo un Tyler spoglio quasi senza identità a torso nudo che chiede scusa a sua madre poiché menziona che la vede solamente per poco tempo ed ogni volta che la vede si sente come se la madre fosse forzata nel farlo; che chiede scusa ai suoi vecchi colleghi quando erano ancora il collettivo OFWGKTA, perché è consapevole che il clash tra i diversi ego è stato un possibile fattore della divisione del gruppo.

A fine video troviamo il primo Tyler “spoglio” che piano piano toglie di mezzo – letteralmente –  tutte le sue versioni precedenti, facendo fuori con la faccia ormai sanguinante Sir Baudelaire, il suo ultimo alter ego. Sarà forse un messaggio che allude ad una nuova fase nella sua carriera?

Voto: 9/10