Singolo

Folks: La recensione del debutto degli Haara

  • Haara – Folks
  • 25 Giugno 2024
  • ℗ Delma Jag Records

La band, nata nel 2018 a Lugano, composta da Lisa Attivissimo (voce), Raffaele Ancarola (chitarra), Massimiliano Marra (Basso), e Nicolas Pontiggia (batteria), si presenta al mondo musicale con un’immagine unica che parla da se.

Gli Haara non hanno bisogno di testi costruiti alla perfezione, incastri metrici o giochi di parole – la vera protagonista di questo brano è la melodia. Folks è una danza intorno al fuoco, tra immaginari folkloristici, persone e le culture da cui i membri stessi del gruppo provengono. Tutto si amalgama in maniera squisita, in un’ambientazione sonora calda e allo stesso tempo intrigante. È un tipo di rock alternativo a cui oramai siamo ampiamente abituati: suoni ed elementi tradizionali, dalle chitarre alle ritmiche “terzinate”, dalle percussioni world alle graffianti melodie di Charango, per finire alle tastiere. Tutto crea un’amalgama sonora capace di trascendere le epoche musicali. Folks racconta di tutto e di niente, è in tutti i posti e in nessun posto, e questo è il suo pregio più grande.

folks Haara

Può sembrarti di essere in un mercato affollato, immerso nei suoi suoni e rumori, o in una qualsiasi grande stazione all’ora di punta, circondato dallo scorrere frenetico del tempo. Da immensi banchi di persone che continuano a vivere le proprie vite, saldamente ancorate al ticchettio del loro orologio, noncuranti di chi hanno intorno. Per chi riesce a vedere il bicchiere mezzo pieno, questo brano può trasmettere anche un’energia positiva, un invito allo stare insieme, all’unione. Proprio come quella danza intorno al fuoco di cui parlavamo prima.

La voce di Lisa guida ogni secondo di Folks, come un capitano al timone della sua nave, ma non lo fa con le parole. È un continuo sovrapporsi di vocalizzi, scanditi da una sola parola: “People / People / People”. È un invito a tornare alla realtà e, man mano che il brano cresce, mentre la tensione aumenta, ci troviamo fuori da questo trip psichedelico, in silenzio, forse da soli, per accorgerci che tutto ciò che è successo nei precedenti due minuti e quarantotto secondi, si è completamente dissolto nel nulla.


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Naturamorta: La recensione di Luna

  • Naturamorta – Luna
  • 26 Giugno 2024
  • ℗ Naturamorta

Naturamorta è il nome di un progetto freschissimo, nato al tramonto dello scorso anno, ma non per questo meno interessante, da Manuel Di Pierro, musicista torinese già attivo da qualche anno nella scena alternative italiana. Prima di arrivare a questa forma, Di Pierro, aveva messo la sua voce nel gruppo torinese, da lui stesso fondato, insieme a Samuel Nobile. Le tinte indie-rock di quei primi lavori, rimangono nello scheletro di questo nuovo progetto e uno dei motivi è probabilmente attribuibile alla formazione di Naturamorta. Per questo nuovo progetto, Di Pierro si è portato dietro dai Millais Flower Honey, Samuel Nobile, chitarrista, e Manuel Crova al basso, appoggiati poi da Emanuele Campiglia come chitarrista secondario e Davide Soranzio alla batteria. 

Naturamorta

Se è vero che da una parte Naturamorta mantiene una punta dell’indie-rock del progetto precedente, dall’altra riesce a evolversi in maniera piuttosto interessante. “Luna”, terzo singolo, uscito a cinque mesi di distanza dal doppio “Fiori Morti/Nero”, ne è un ottimo esempio. Nei quasi cinque minuti di traccia, la formazione si avventura verso strade insolite, mescolando allo shoegaze, soluzione sonora preponderante del brano, a batterie elettroniche che strizzano l’occhio ai pattern ritmici complessi della Drum N’ Bass. Nonostante questo tipo di scelte siano qui a ricordarci che le contaminazioni sonore sono la salvezza della musica, la band tira fuori il meglio quando si trova nella sua zona di comfort. Quando sulle sonorità elettroniche e a tratti darkwave, si schiantano muri di distorsioni e chitarre graffianti, a sostegno delle sottili linee vocali di Manuel. 

A conti fatti, Luna prosegue su quegli oscuri sentieri calcati su, “Fiori morti” e “Nero”, introducendo il gruppo a nuove scelte sonore e preparando il trampolino di lancio per il loro primo EP, in uscita questo autunno.


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Viscardi: La recensione di “My Lady” 

  • Viscardi – My Lady
  • 19 Giugno 2024
  • ℗ Viscardi / Believe

Analizzando il panorama musicale italiano odierno è abbastanza evidente la supremazia indiscussa di soltanto due generi: Il Pop e il Rap. Tutte le altre scene musicali rappresentano una fetta estremamente piccola nell’insieme dei generi. Ma forse qualcosa sta iniziando a cambiare. Ne avevamo parlato qualche mese fa, con un articolo rivolto all’R&B degli anni 2000, che negli Stati Uniti sembra stia tornando di moda, nelle sonorità di svariati artisti e gruppi. In Italia, seppur con i nostri tempi, sembra stia succedendo la stessa cosa, non tanto dal punto di vista degli artisti, che sono sempre esistiti, quanto dal punto di vista del pubblico.

My Lady

Uscito ieri, My Lady, nuovo singolo di VISCARDI, è un punto di svolta quantomeno interessante nel panorama musicale italiano, che intreccia sonorità R&B alle profonde radici culturali e linguistiche della tradizione napoletana. All’anagrafe Vincenzo Viscardi, l’artista campano, ha confezionato una traccia incredibilmente interessante, che offre una prospettiva chiara sulla sua identità artistica.  Nato in un contesto dal futuro incerto, ciò che ha cambiato le regole del gioco, per il cantautore è stato fondamentale il canto e la danza, due arti che hanno accompagnato tutto il suo percorso di crescita. Nonostante oggi il canto abbia un ruolo più importante nel suo percorso, Viscardi non ha abbandonato la danza, che trova spazio nelle coreografie che lo accompagnano sul palco, e che lo aiutano ad esprimere al meglio la sua vera essenza. 

Tra le sonorità R&B che richiamano profondamente le ambientazioni di personaggi come D’Angelo e Erykah Badu, ciò che rende forte il progetto, è l’incontro con il dialetto napoletano. Attraverso la produzione di Giada De Prisco, che ha creato un arrangiamento estremamente raffinato e coinvolgente, Viscardi esprime la sua identità artistica sotto una storia che racconta la fine di una relazione.


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Boycardo: La recensione di “Fariniello dream”

  • Boycardo – Fariniello Dream
  • 24 Maggio 2024
  • ℗ Dischi Rurali / Artist First

Con Fariniello Dream, nuovo singolo a distanza di circa due anni da Castelli di Sabbia, l’artista campano porta una ventata di indie rock nella scena underground italiana. E ne aveva bisogno. La differenza dall’indie di “matrice internazionale” e quello che noi chiamiamo indie (che per intenderci, in Italia è tutto tranne che indie), è sempre stata abissale, e più si va avanti con gli anni, più questa differenza si ingigantisce. È veramente difficile trovare artisti in grado di prendere un suono indie rock dal respiro internazionale e contaminarlo con i nostri suoni. Eppure a volte queste cose accadono. Con la produzione di Alfonso Cheng, Boycardo si intrufola in dinamiche sonore bedroom pop, arricchite da vivaci sfumature pop-punk e un tocco di dialetto campano. 

Boycardo-fariniello-dream

L’artista di Benevento non nasce esattamente come solista. Il suo primo incontro con l’ambiente underground arriva con la militanza nella band “I Botanici”, in cui aveva il ruolo più importante, quello di Frontman. Oltre che esserne uno dei fondatori. Nel 2018, in un hotel vittoriano tra Edimburgo e Glasgow, inizia a scrivere quelle che poi diventeranno le prime canzoni del suo percorso da solista, e questo è un tassello fondamentale. Perché forse è proprio da li, che viene il suo suono (e in un certo senso la sua immagine), proprio da quell’hotel vittoriano in Scozia. Quelli che credono nel destino diranno che probabilmente è un segno, ma a collegare l’estremo nord del Regno Unito e la sua Campania è proprio il cardo, un simbolo di amore e vita, ma anche di sofferenza e solitudine. Quale nome migliore allora per iniziare la sua carriera da solista, se non Boycardo. 

L’arrangiamento di Alfonso Cheng è un vortice di sonorità lo-fi, stratificazioni di sintetizzatori e chitarre esplosive, tutto spalmato su una sezione ritmica avvolgente e dinamica. Quale ambiente sonoro migliore, se non quello del cosiddetto punk degli introversi, per costruire un brano che parla di “Maschere”. Se il suono ha un respiro incredibilmente internazionale, il tema del brano è profondamente radicato nella cultura napoletana. La figura del fariniello, che nel teatro napoletano era attribuita a quegli uomini non più tanto giovani, che per interpretare dei giovani amanti, erano costretti a truccarsi la faccia per nascondere i segni del tempo. 


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Sara Curly: La recensione di “Deal With It”

Sara Curly – Deal With It

8 Settembre 2023

℗ Sara Curly Records

È “Deal With It” il titolo del secondo singolo della cantautrice dell’Emilia-Romagna. Gli spunti R&B di “Just the four of us”, primo singolo dell’artista, uscito lo scorso Luglio, si assottigliano, portando la canzone verso un territorio Country-Rock, arricchito da squillanti leaks di chitarre elettriche è sezioni ritmiche midtempo esplosive. In “Deal With It”, malinconia e rabbia viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda, due facce della stessa medaglia. Da una parte la tristezza per ciò che è finito, dall’altra la consapevolezza di chi si è e di quanto si vale. 

sara curly

Il titolo stesso ha un doppio significato, arrangiati, non necessariamente deve essere visto come un qualcosa di negativo. Spesso è l’unico modo che abbiamo per tirarci fuori da certe situazioni con le nostre uniche forze. 

“Deal With It” aggiunge una nuova gamma di suoni alla palette sonora di Sara e definisce l’identità del suo primo EP, in uscita fra poche settimane. 

VOTO 7.4/10

ASCOLTA QUI “JUST THE FOUR OF US”:

Spotify: https://spoti.fi/3rFthGU

YouTube: https://bit.ly/44VMd2g

Amazon Music: https://bit.ly/3rD5JCk

Apple Music: https://bit.ly/3QbkmHd

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