- Lunar Dreams – Touched the Ground
- 30 Aprile 2024
- ℗ Diffuse Reality
Sonorità Elettroniche e ritmi Downtempo si intrecciano in “Touched The Ground”, il primo EP dei Lunar Dreams. Il duo, composto dal produttore/musicista Chris Blakey e l’artista italiana Ilona Dell’Olio, nasce a Fuerteventura, nelle Isole Canarie. Questo è un punto chiave nel panorama sonoro dei loro progetti, perché tra le influenze vocali a metà fra Portishead e Massive Attack, si incrociano produzioni elettroniche che arrivano proprio dai paesaggi vulcanici e rocciosi di quella zona, che non sembrano di questa terra. Se Ilona Dell’Olio è, relativamente, una nuova scoperta in ambito musicale, nel caso di Blakey, la situazione è un po’ diversa. Il produttore inglese, ha collaborato con artisti molto importanti nella scena britannica, passando dai Death In Vegas a Nick Cave e Warren Ellis.
In “Touched the Ground” l’elettronica si fonde all’arte, altro tassello fondamentale del duo, importato da Ilona Dell’Olio, pittrice che ha collaborato con diverse gallerie tra Olanda e Italia. Ad aprire il disco è la title-track. “Touched the Ground” è un delicato tappeto di melodie di piano, sfarfallii di sintetizzatore e suoni ambientali, che avvolgono in maniera perfetta le calde voci dei due artisti. Prima che i breakbeat entrino da protagonisti su questa traccia, Blakey si districa fra linee vocali, pesantemente radicate nell’ambiente indie-rock britannico. “The Flames” è la ricetta perfetta del Trip-Hop. L’apertura su cui sono impilate delle strutture percussive esotiche se confluiscono nel breakbeat principale su cui le stratificazioni vocali trovano il punto perfetto per svilupparsi, in quella che è probabilmente la traccia più forte di questo disco.
Mentre i suoni di “The Flames” si inacidiscono, aprono il passaggio a “Dissolve”. La traccia rallenta ancora di più rispetto alle precedenti, trasformandosi in una ballad dai suoni sfocati. Su “Collate” gli echi nelle voci di Dell’Olio, esplodono in ampie strutture di percussioni che sembrano uscire da “Protection” dei Massive Attack. La sezione ritmica ne esce ancora una volta da protagonista, i breakbeat e la corposa linea di basso trasformano tutto il resto in superfluo, eccezion fatta per la voce, che si muove squisitamente tra gli acidi accenti di synth e le batterie elettroniche. Il progetto rimane sulle sonorità trip-hop della prima metà degli anni novanta anche sulla traccia di chiusura. “The Framework” è intrigante e calda. I suoni cadenzati creano un’atmosfera quasi cinematografica, mentre le voci malinconiche di Dell’Olio giocano a nascondino con la strumentale, prima di unirsi a quelle di Blakey sul finale.
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