- Michael Jackson – Dangerous
- 26 Novembre 1991
- ℗ Epic Records / MJJ Productions Inc.
Dopo che hai tirato fuori progetti musicali del calibro di “Off The Wall”, “Thriller” e “Bad”, dischi quasi sulla soglia della perfezione, inizia a diventare sempre più difficile mantenere gli standard alti. Eppure Michael Jackson, nonostante uno sconvolgimento stilistico parecchio rischioso, ci riesce ancora, pubblicando Dangerous. Con l’ottavo disco solista in studio, Jackson si siede per l’ultima volta sul trono del Pop.
Del bambino prodigio dei Jackson Five e di quel Michael giocoso dei tre dischi precedenti sembra non essere rimasto più nulla, spazzati via dalla pioggia di accuse riguardo il fatto che si fosse sbiancato la pelle poiché rifiutasse di identificarsi come afroamericano, o la teoria secondo cui dormisse in una camera iperbarica. Il concepimento del disco avvenne in un periodo piuttosto turbolento, negli stati uniti e non solo. La caduta del muro di Berlino, una Los Angeles sempre più pericolosa, all’alba delle proteste contro le questioni razziali, e le guerre sparse nei paesi del terzo mondo. Finita la collaborazione con Quincy Jones, Jackson cerca delle sonorità che si possano avvicinare il più possibile al nuovo fenomeno che sta scuotendo il mondo in quel periodo: l’Hip-hop.
A differenza di tante vecchie guardie di quel periodo, Michael Jackson, non è spaventato dal movimento Hip-Hop, ma anzi lo trova un ottimo catalizzatore, non solo per la piega che vuole far prendere al suo nuovo progetto, ma anche per attirare nuovo pubblico. Alla produzione, la persona che più rispecchia l’idea di Jackson, è un ragazzo di appena 23 anni, conosciuto per aver creato il New Jack Swing, il suo nome è Teddy Riley. Dal momento in cui si incontrarono nacque una collaborazione parecchio prolifica che produsse non solo 6 delle 14 tracce di “Dangerous”, ma anche divere tracce dei successivi dischi di Jackson.
I suoni caratteristici degli anni ’90, gli assoli di Slash e i testi di Michael avevano creato intorno al disco un’aura cupa e sporca, lasciando comunque spazio al lato più utopistico e ottimista del cantante. Nonostante tutti i cambiamenti, rimangono dei nomi importanti all’interno dei processi creativi di Jackson dei progetti precedenti. In questo spiccano Siedah Garret, che aveva scritto e cantato “I Just Can’t Stop Loving You”, Glen Ballard, che oltre ad aver scritto la celebre Man In The Mirror, insieme alla Garret, aveva collaborato anche a Thriller, David Paich, collaboratore di Michael dai tempi dei “The Jacksons”, e l’immancabile Bruce Swedien, fonico di fiducia.
Vetri che vanno in frantumi, scratch e sample orchestrali aprono il disco. Sulla produzione di Riley e affiancato al rap di Heavy D., Jackson apre Dangerous con “Jam”, la sua visione utopica di un mondo unito, in cui tutte le persone affrontano i problemi insieme. “Why You Wann Trip On Me” mescola chitarre funky a ritmiche New Jack Swing. Qui Jackson si scaglia per la prima volta contro i network che speculano su di lui dai tempi di Thriller. “In the Closet” inizialmente avrebbe dovuto essere una collaborazione tra il cantante e Madonna.
Alla fine si optò per inserire nella canzone la voce della principessa di Monaco. I problemi anticipati in “Jam” e esposti in “Why You Wanna Trip On Me” restano presenti anche in questa traccia. “In the Closet” parla infatti di una relazione tra Michael e una donna, costretta a rimanere nascosta per via dell’impatto mediatico che potrebbe suscitare.
Clacson e motori fanno partire “She Drives Me Wild”. La sezione ritmica principale è costituita proprio da rumori di auto, che circondano cassa e rullante. Come per le tracce precedenti, tutti gli altri strumenti fino a questo punto passano in secondo piano, dando più impatto alla batteria e alla voce filtrata di Jackson.
“Remember The Time” descrive un’altra storia d’amore, che a differenza di “In the Closet”, può vedere la luce del sole. “Ti ricordi quando ci siamo innamorati? / Allora eravamo giovani e innocenti”. Le armonie di Michael e i sintetizzatori, danno alla canzone un’aria calda e sensuale. Sample Hip-Hop, drum machine filtrate e la sezione melodica a base di piano elettrico e archi guida Michael in “Can’t Let Her Get Away”. In “Heal the World”, incontriamo nuovamente un Michael Jackson premuroso e ottimista.
E una canzone più acustica, in cui la mano di Riley passa in secondo piano. Michael torna nuovamente sui problemi del mondo, generando una canzone che diventa un vero e proprio inno, come era successo con Man in the Mirror nel 1987. Una chitarra scoppiettante e gli immancabili “Aww!” di Michael si mescolano in “Black Or White”. Nella canzone vengono trattate le tematiche razziali. “Non importa se sei bianco e nero”. Con questa traccia Jackson arriva per la dodicesima volta al vertice delle classifiche americane, sarà la sua penultima volta.
“Who is It”, seconda traccia del disco prodotta da Bill Bottrel, ritorna a un’atmosfera di Bad, mentre Michael si interroga su come andare avanti dopo essere stati lasciati da qualcuno che si ama. “Give into Me” si apre con riferimenti biblici, per poi perdersi nei riff di Slash, chitarra solista dei Guns ‘N Roses. La traccia ricorda molto “Dirty Diana”, contenuta in Bad, ma in questo caso, i suoni di sintetizzatore sono sostituiti con le chitarre stratificate del chitarrista Angloamericano.
In “Will You Be There”, Michael duetta al fianco della Cleveland Orchestra. È stato uno dei più grandi successi del disco, arrivando ad essere selezionata come colonna sonora del film “Free Willy” e vincendo il premio di migliore canzone in un film, di MTV. Quell’eterno bambino che vive dentro Michael Jackson, che non è riuscito ad uscire nelle 11 tracce precedenti, lo fa nell’ispiratrice “Keep The Faith”. La canzone è un inno sull’inseguire i propri sogni. ”Gone too Soon”, ultimo singolo del disco è una cover di “Dionne Warwick” dedicata ad un amico di Jackson, morto in seguito a delle complicazioni dovute all’AIDS. Il disco si chiude con la title-track “Dangerous”, che riprende gli stili delle tracce iniziali. Sui sample hip-hop programmati da Riley Michael sussurra: “La ragazza era cattiva / La ragazza era pericolosa”. Parla di una ragazza molto seducente, di cui Jackson si innamora, finchè non rimane scottato.
Dangerous fu l’ultimo progetto in cui Michael Jackson fu davvero Michael Jackson. Dai tempi di Off The Wall, il ragazzo dell’Indiana ha sempre voluto un disco che rimanesse per sempre inciso nelle pagine di storia della musica, con Dangerous, ne ha collezionato ben quattro. Michael Jackson è la definizione per eccellenza di cosa vuol dire dare qualcosa alla musica.
Voto: 8.9/10