Tuesday Music Revival: Nas – Illmatic

Il debutto del rapper newyorkese è una lezione di rap per tutte le generazioni future

Review

Voto
9.6/10
Overall
9.6/10
  • Nas – Illmatic
  • 19 Aprile 1994
  • ℗ Columbia Records / Sony Music Entertainment

Ya’ll Know My Steelo

NAS – N.Y. State Of Mind

Stai camminando per le strade di Queensbridge Houses, in un ambiente piuttosto particolare. Non è ricco di attrazioni turistiche, e sicuramente non è il posto in cui vorresti trovarti di solito. Certo è cambiato parecchio nel tempo, non è più un posto di cui avere paura e anche le persone non sono più quelle di quarant’anni fa. Eppure, i muri di mattoni delle palazzine sembrano raccontare delle storie incredibili. E in effetti è proprio così. La 21esima strada conserva, tra atmosfere maleodoranti e industrializzazione, uno dei momenti più floridi nella storia dell’Hip-Hop. 

Nasir bin Olu Dara Jones, conosciuto da tutti come Nas, quel posto lo conosce bene, talmente bene da esser riuscito a disegnarlo in maniera impeccabile nel suo disco di debutto. “Illmatic” non è solo il disco d’oro della East Coast. “Illmatic” è una pietra miliare del Rap, che oggi, a esattamente trent’anni dalla sua uscita, resta di ispirazione per chiunque cerchi di intraprendere questa strada. C’è un momento, nell’evoluzione dei generi musicali, in cui avviene la magia. È come il passaggio di una cometa, o quell’eclissi che capita una volta ogni cinquant’anni. Per l’hip-hop quel momento arriva il 19 arpile del 1994, quando nei negozi di dischi inizia a comparire una copertina ritraente un bambino riccio di fronte ad alte palazzine in mattoni grigi. Nessuno sa cosa sta per succedere. Nessuno sa che quello è il giorno in cui il rap game cambierà per sempre. 

In questo disco tutto è perfetto, ogni rima è scolpita alla perfezione sopra strumentali magistrali. Jones si è rivolto a Q-Tip, dei “A Tribe Called Quest”, che mette anche la sua voce in “One Love”, L.E.S., Pete Rock, Large Professor e Dj premier. Una squadra perfetta tagliuzza e ricompone un collage che ben presto si trasforma in una dedica a cuore aperto alla black music. Il background “Jazzistico” di Nasir è conosciuto. È una passione trasmessa da suo padre Olu Dara, che fa la sua comparsa nel disco, nella chiusura di “Life’s a Bitch”. Ma non c’è solo jazz.

Illmatic
Nas cammina per le strade del Queens

I campioni di trombe, bassi corposi e arpeggi di piano, si insinuano in contaminazioni che vanno fino al pop, rendendo le sonorità di Illmatic delle imponenti colonne a sostegno di un disco mastodontico. Ne è un esempio lampante l’interpolazione di Smooth Criminal di Michael Jackson, in “N.Y. State of Mind”, una delle tracce più evocative di questo disco. 

Ma il fiore all’occhiello sono i testi. Con questo disco, Jones ha introdotto un livello di profondità mai toccato fino a quel momento. Illmatic è una di quelle palazzine in mattoni grigi. Ogni canzone è una finestra sulla vita nel ghetto, o sulle strade in cui Nas viveva e respirava. E tutto così dettagliato che per i 39 minuti ti sembra quasi di aver viaggiato nel tempo. 

Il campionamento del film “Wild Style” del 1983, crea l’introduzione perfetta per l’album. Ti introduce all’ambiente di Queensbridge. Puoi sentire lo sferragliare della metropolitana, le voci delle persone, il suono della vita che va avanti come tutti i giorni. In poco meno di due minuti sei nel Queens, a New York, e stai vivendo ciò che Nas stesso vive. In “N.Y. State of Mind” capisci subito che però l’ambiente non è la cosa migliore che vorresti ti capitasse. La penna di Jones sferra alcune delle liriche più crude mai sentite. Raccontano le strade della Grande Mela con gli occhi di un ragazzo del ghetto.

Violenza, disperazione e sopravvivenza si intrecciano nei samples del beat di Premier, che con gli scratch della coda ammorbidisce i suoni e ci introduce a “Life’s a Bitch”. C’è mortalità, voglia di emergere e una ricerca di una vita migliore. È il sogno americano dopo tutto, semplicemente visto da un’angolazione diversa. La luccicante tromba di Olu Dara, si dissolve in uno dei beat più belli che abbia mai sentito. “The World is Yours” è la punta di diamante di questo disco. Il rapper Newyorkese alle prese con un ambiente avverso su un campo minato di scratch, sample di piano e una sezione ritmica tanto semplice quanto incredibile. “Halftime” rimane sulla scia dei concetti espressi nelle tracce precedenti. A dirla tutta questa visione del Sogno Americano aleggia per tutto il disco. 

“Memory Lane (Sittin’ in da Park)” è un viaggio nei ricordi d’infanzia e dell’adolescenza, sulle ali della nostalgia, mentre in “One Love”, Nas analizza la situazione delle strutture detentive americane. “One Time 4 Your Mind” è uno spaccato di vita quotidiana. C’è un costante contrasto tra monotonia e spiragli di situazioni interessanti. Anche il beat, prodotto da Large Professor, rallenta il ritmo rispetto alle tracce precedenti. “Represent” torna con energia e rabbia alle atmosfere viste all’inizio del disco. Sono i 10 comandamenti del Ghetto, in una storia fatta di lealtà, vita di strada e senso di appartenenza. Il disco si chiude con “It Ain’t Hard to Tell”, l’epilogo perfetto di un disco leggendario. Costruita sui campioni di “Human Nature” di Michael Jackson è l’ennesimo incredibile esercizio di stile di Illmatic. 

Siamo di nuovo all’inizio del disco. Sentiamo di nuovo quel rumore di ferraglia. È solo un’altra metropolitana. C’è stato un giorno in cui quel treno ha aperto le porte a Nasir Jones e quello che c’era dentro non erano ratti, cattivi odori e barboni. Era la possibilità di cambiare la storia. Purtroppo certi treni passano una sola volta, fanno la sua corsa e ti lasciano in una fermata a caso ad aspettare il prossimo, che nella maggior parte dei casi non arriverà mai. Puoi sempre dire di aver scritto una pagina importante nella storia dell’Hip-Hop però. 


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