- Wu-Tang Clan – Enter the Wu-Tang (36 Chambers)
- 9 Novembre 1993
- ℗ Sony Music Entertainment
Il debutto discografico del Wu-Tang Clan, Enter the Wu-Tang (36 Chambers), segna uno degli apici dell’Hip-Hop. Pubblicato nel novembre del 1993, il disco ha segnato un punto di svolta nel panorama musicale, con suoni grezzi e liriche crude, andando oltre i suoni di gran lunga più morbidi dell’epoca. Come visto su Illmatic di Nas, anche in questo caso, esiste un prima e dopo 36 Chambers.
Il collettivo originario di Staten Island (Anche qui siamo sulla East Coast), era composto da nove membri: RZA, GZA, Raekwon, Ghostface Killa, Method Man, Masta Killa, Ol’ Dirty Bastard, Inspectah Deck e U-God. Una scelta insolita e piuttosto complicata da gestire. Spesso più un gruppo è grande, più è difficile far confluire tutte le influenze in un genere comune. Ovviamente non è il loro caso. Ogni membro del Wu-Tang è riuscito a portare elementi di valore, combinando le diverse personalità e gli stili lirici in uno dei progetti più importanti di sempre.
Prima della loro formazione, alcuni dei membri erano già figure di spicco nella scena musicale newyorkese. Robert “RZA” Diggs e Gary “GZA” Grice avevano già portato avanti progetti da solisti, ricevendo scarso successo. Quando Diggs ebbe l’idea di fondare un collettivo che unisse i migliori rapper della zona, la musica cambiò (in tutti i sensi). Dal Wu-Tang Clan ognuno di loro sviluppò la propria carriera da solista, pur rimanendo uniti gli uni agli altri.
L’idea del disco nacque nei primi anni ’90. RZA, che poi ricoprirà il ruolo di principale produttore di 36 Chambers, voleva un suono mai sentito. Il risultato fu un mix di campioni estrapolati da vecchi film di Kung-Fu (Da cui il disco prende il nome), beat esplosivi e testi crudi. Come già detto più su, più un gruppo e grande, più è complicato “accontentarne” tutti i membri, eppure in questo disco ognuno riesce a collaborare con l’altro in maniera incredibile. Tutto il disco è stato registrato in uno studio improvvisato nel seminterrato (complice del suono così sporco) di Diggs, che il collettivo aveva rinominato “The Wu Mansion”.
I testi ricalcano quella vita di strada che, fino a quel momento, gli artisti evitavano di raccontare, o filtravano attraverso sonorità patinate. Loro no. Nei testi del Wu-Tang c’è sopravvivenza, violenza e lealtà, cuciti millimetricamente ai riferimenti culturali ad arti marziali e filosofia orientale.
Campionamenti e beatmaking passano dal cervello di RZA, trasformandosi in un beat aggressivo che stabilisce da subito il tono del disco. Bring Da Ruckus è scura e ripetitiva, mentre i rapper ci introducono l’ambiente dove ci siamo immersi. Su Shame on a Nigga i combattimenti di Kung-Fu si dissolvono con Ol’Dirty Bastard che entra da protagonista. Il Funky si sporca di campioni scricchiolanti facendo della traccia un mix di energia e eccentricità. La vivacità resta invariata anche su Clan in da Front dove, questa volta, a dominare il ring è GZA. Gli slide di basso sono la ciliegina sulla torta di una traccia minimalista che sperimenta per la prima volta il Beat-Switch. Wu-Tang: 7th Chamber si catapulta dentro la vita di strada. Il parlato dell’intro si trasforma in un beat cupo, in cui ogni membro da prova della coesione del gruppo, pur mantenendo integro ogni tratto distintivo.
Con Can It Be All So Simple il disco si ammorbidisce, almeno per quanto riguarda le produzioni. Malinconia e riflessioni sono i due punti chiave della traccia, con Ghostface Killah e Raekwon che riflettono sulla loro gioventù e sulle difficoltà che hanno dovuto attraversare, per poi passare nuovamente ai campionamenti dei film di Kung-fu in Da Mystert of Chessboxin’. La grande dote a livello di arrangiamento si capisce proprio qui. Poco oltre la metà del disco. I momenti in cui vengono schierati tutti i membri del collettivo, vengono selezionati minuziosamente, per non appesantire il disco e per mantenere un filo conduttore ben definito.
Aggressività e potenza combattono al fianco del supergruppo in Wu-Tang Clan Ain’t Nuthing ta F’ Wit. Il beat martellante fa da trampolino di lancio per il singolo che ha definito un genere: Cash Rules Everything Around Me. C.R.E.A.M. è una riflessione della dura realtà della vita di strada e di quanto il denaro sia importante. Raekwon e Inspectah Deck offrono una delle loro migliori performance – versi introspettivi su una produzione di RZA a metà fra soul e rap.
Method Man risplende nella traccia omonima, su una produzione tanto semplice quanto efficace, mentre su Protect Ya Neck, tornano ancora una volta tutti insieme su beat scricchiolanti a parlare di lealtà e sopravvivenza. Tearz si ammorbidisce, e fa spazio a perdita e dolore, prima di entrare all’ultimo giro di questo disco. Wu-Tang: 7th Chamber – Part II riprende 7th Chamber mentre il collettivo ci disegna nuove strofe, chiudendo il disco con la stessa energia con cui era stato introdotto.